ilNapolista

Napoli-Real Madrid: anatomia di un primo tempo che è un inno al calcio

L’analisi tattica: un Napoli bellissimo e ingenuo, che dopo 50′ sontuosi paga dazio a ingenuità “genetiche” e alla forza fisica e individuale dell’avversario

Napoli-Real Madrid: anatomia di un primo tempo che è un inno al calcio

Il primo tempo: analizzare un dominio

Non è eccesso, non è retorica. Il primo tempo di Napoli-Real Madrid è un inno al calcio scritto e interpretato dalla squadra di Sarri. Che, semplicemente, vince la partita contro un Real piccolo piccolo. Al di là delle sensazioni tattiche, di cui parleremo dopo, sono i dati oggettivi a essere clamorosi: 11 tiri a 5, 8 azioni in open play a 3, 11 cross a 1, addirittura il 60% di duelli aerei vinti. Ovviamente, sono tutti dati a favore del Napoli. Gli azzurri hanno letteralmente dominato l’avversario, costringendolo a giocare al loro ritmo e tenendolo lontanissimo dall’area di rigore. Sotto, in formato mappa percentuale, la distribuzione dei palloni giocati nel primo tempo dalle due squadre. Difficile trovare qualcosa di più eloquente.

A sinistra il Napoli, a destra il Real Madrid

La scelta, da parte di Sarri, era stata chiara fin dal principio: aggredire l’avversario. Per questo, soprattutto per questo, Allan è stato inizialmente preferito a Rog. Il pressing del brasiliano è (ancora) più razionale di quello del croato, che quando è entrato nel secondo tempo tendeva sempre troppo a giocare corpo a corpo con l’avversario, finendo per commettere fallo (tre punizioni fischiate ad Allan in 56′, due a Rog in 34′). Inoltre, la diversa predisposizione all’attacco in verticale (Allan è meno “offensivo” rispetto all’ex Dinamo Zagabria) ha garantito la giusta copertura accanto a un Hamsik sempre a supporto dell’azione offensiva e a un Diawara perfetto o quasi nella costruzione del gioco (96% di pass accuracy nel primo tempo). Sotto, la mappa percentuale di palloni giocati da Hamsik. Moltissimi sono in zona di centrosinistra avanzato.

Il Real è stato attaccato fin da subito nella sua metà campo. Più che il (comprensibile) pressing immediato degli azzurri sulla prima costruzione degli uomini di Zidane, però, è importante sottolineare l’atteggiamento proattivo di tutta la squadra. Difesa altissima e compatta con il centrocampo e accorcio immediato verso la zona in cui c’è la maggior concentrazione di doti tecniche. Ovviamente, il lato sinistro del campo: il Napoli l’ha utilizzato per dare vita al 48% delle sue manovre offensive.

Una lectio magistralis sul 4-3-3: difesa altissima e dalla linea praticamente perfetta, centrocampo a pochi metri di distanza. E Insigne, sulla sinistra, pronto a ricevere il pallone per far ripartire l’azione. Per capire la differenza, basti notare la distanza tra i reparti del Napoli e quella del Real Madrid.

Dal canto suo, il Real Madrid non ha saputo opporre né la giusta intensità né tantomeno la giusta contromisura tattica. La squadra di Zidane, all’andata, aveva risposto all’avvio sorprendente del Napoli con un mix tra aggressività sui portatori di palla e la qualità nei cambi di gioco. Una soluzione che, ieri sera, non è stata attuata. Da una parte il dominio nel possesso del pallone del Napoli (al 40esimo minuto la percentuale diceva 57%-43%), dall’altra la preferenza per una giocata lunga sull’asse verticale. Sotto, i palloni lunghi della squadra di Zidane nella prima frazione di gioco.

In verde quelli riusciti, in rosso quelli falliti. In giallo, invece, i passaggi chiave. Si noti la quasi assoluta mancanza di cambi di fascia, risultati decisivi nel match d’andata.

La presenza di Bale, in questo senso, ha influenzato molto il gioco del Madrid. Il gallese, piuttosto che aspettare di essere servito sui piedi per duettare con Carvajal o creare un triangolo di possesso con Modric e il terzino spagnolo, preferisce il pallone nello spazio. Tipo questo, ad esempio:

Creare gioco

In una condizione di assoluta superiorità tattica e di corsa, il Napoli ha saputo esaltare le qualità dei suoi calciatori. Al di là del gol, nato da due perfetti contromovimenti di Insigne e Mertens, la squadra di Sarri è riuscita a creare un grosso numero di occasioni pur dovendo affrontare un continuo missmatch fisico contro gli avversari. Non è un caso che, al 45esimo minuto, due degli otto key passes del Napoli siano stati effettuati, nella metà campo del Real Madrid, da Koulibaly e Albiol. Sotto, il campetto posizionale dei passaggi chiave della squadra di Sarri. Che è, in qualche modo, la rappresentazione grafica della varietà di soluzioni offensive utilizzate ieri dagli azzurri.

Il Napoli ha attaccato in maniera spiccatamente verticale, sfruttando il suo maggior possesso palla e le sovrapposizioni interne negli halfspaces. Paradossale il fatto che il passaggio chiave più arretrato, il primo da sinistra in questo campetto, sia stato realizzato da Mertens. L’occasione è la ripartenza veloce su lancio di Reina. Un altro “sintomo” di una varietà offensiva importante contro una squadra di marziani.

Il secondo tempo: tagliare le gambe

All’ingresso in campo nella ripresa, la partita in realtà non è cambiata. Il Napoli mantiene il suo atteggiamento dominante in campo, il Real Madrid prova effettivamente a velocizzare la trasmissione del pallone ma l’organizzazione perfetta della pressione degli uomini di Sarri fa sì che solo attraverso un cambio di gioco sul lato debole, Benzema possa provare una conclusione velleitaria.

Portando cinque calciatori nella metà campo avversaria, il Napoli costringe il Real Madrid all’ennesimo lancio lungo della sua partita. La squadra di Zidane gioca con sette uomini nel suo lato del terreno di gioco.

Su due errori tecnici e isolati di Hamsik e Ghoulam nascono i due corner che portano agli altrettanti gol di Sergio Ramos. Il discorso sulla marcatura a uomo o a zona lascia il tempo che trova. Innanzitutto, per le motivazioni espresse più volte da Sarri a fine partita, riguardanti l’assoluta differenza in termini di centimetri rispetto a quasi tutto l’undici del Madrid. L’altro discorso, sfuggito ai più ma trattato nel postpartita a Mediaset Premium, riguarda la diversa “lettura” degli arbitri di alcuni episodi in area. Un’eventuale marcatura a uomo “all’antica”, atta esclusivamente ad evitare il salto dell’avversario, è sanzionata in maniera molto severa in Europa. Soprattutto rispetto al campionato italiano, come confermato anche da Graziano Cesari.

Quindi, il Napoli aveva e ha tuttora la necessità di sopperire alla mancanza di centimetri nei duelli one-to-one attraverso la copertura degli spazi. Una situazione con cui Ramos va a nozze, certo, ma utilizzare un sistema non congeniale al Napoli forse avrebbe avuto gli stessi risultati. Non avremo mai la controprova, è il brutto/bello del calcio.

Dopo l’uno-due di Ramos, la partita in quanto entità di gioco regolare non è più esistita. La squadra di Zidane, entrata mentalmente in fiducia, ha iniziato a far girare il pallone in maniera autoritaria, anche grazie al calo di intensità mentale accusato dal Napoli. Difficile trovare motivazioni quando la partita, in pratica, è già finita.

Conclusioni

Mai come questa volta è difficile (e francamente ingiusto) assegnare colpe particolari a Sarri e al Napoli. L’interpretazione del primo tempo attraverso un’identità di gioco radicata, precisa, definita, è stata un vero e proprio spettacolo calcistico. Gli stessi errori che portano ai due gol del Real Madrid nascono proprio da situazioni che questa squadra è obbligata, quasi geneticamente, a gestire in un certo modo. Il bellissimo Napoli del primo tempo nasce dalla costruzione bassa e in velocità (il passaggio sbagliato di Hamsik su Diawara) e dalla voglia di rigiocare sempre immediatamente il pallone, in modo da poter sfruttare la transizione (il maldestro tentativo di controllo di Ghoulam sul secondo corner concesso).

Nulla da dire, quindi, e nulla da fare. Se non un grande applauso, soprattutto per alcune prestazioni sontuose anche dal punto di vista statistico: proprio Ghoulam è stato eccellente nei duelli aerei (6 vinti in 90′); di Diawara abbiamo già detto, alla fine la sua percentuale di precisione dei passaggi è stata del 91,8%. Su 91 palloni giocati. A 19 anni. Bravissimi anche Hamsik, Insigne e Mertens: 10 tiri e 5 passaggi chiave in tre. L’anima offensiva di questo Napoli, bellissimo e ingenuo. Il punto da cui ripartire.

ilnapolista © riproduzione riservata