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Il Monaco, ovvero convincere e vincere coi giovani (contro Tottenham e Man City)

Il progetto della squadra del Principato è simile a quello del Napoli, solo che parliamo di un club più ricco e strutturato. Che è destinato comunque a perdere i suoi giovani campioni.

Il Monaco, ovvero convincere e vincere coi giovani (contro Tottenham e Man City)

Il Napoli, con qualcosa di più

È la storia bella degli ottavi di Champions League. Dopo il primo posto nel girone, il Monaco elimina il Manchester City centrando la remuntada non riuscita al Napoli. Vittoria in casa contro Guardiola, 3-1 dopo un primo tempo eccezionale e una ripresa passata a subire il forcing degli avversari. Vittoria dopo essere andati fuori per sei minuti, il tempo intercorso tra il tap-in di Sané e il colpo di testa decisivo di Bakayoko (su calcio da fermo, toh). Vittoria bella e meritata. Costruita, soprattutto. Attraverso un progetto di crescita organica, giovanile, scouting più settore giovanile.

Parlare del Monaco vuol dire parlare di un gruppo di squadre che agisce in questo modo. Il Napoli, il Borussia Dortmund. I monegaschi, rispetto al club partenopeo, hanno una base più solida e un passato recente da simil-sceicchi. Il proprietario Rybolovlev, arrivato nell’estate del 2012 nel Principato, ha prima messo su una squadra di fenomeni strapagati (James Rodriguez, Falcao, Moutinho), poi ha deciso di cambiare metodo di lavoro e ha iniziato a investire sui giovani. Quelli acquistati dall’estero o dalle altre squadre francesi; quelli cresciuti in un Academy che ha sfornato Mbappé, ma anche Almamy Touré e Abou Diallo. Insomma, il Monaco ha optato per una crescita più organica, meno orientata solo al player trading. Il fine resta quello, perché negli ultimi due anni il club ha incassato 271 milioni di euro in cessioni, esclusi bonus futuri, investendone 186. È solo che dietro c’è una società molto più facoltosa.

Il gioco batte il gioco

Il Monaco ha avuto la fortuna di incrociarsi con Jardim, poi. Il tecnico portoghese, un profilo ancora giovane e dalla narrazione tattica incerta (etichettato come difensivista al suo arrivo in Francia, oggi è “uomo del bel gioco”), è riuscito a portare i monegaschi per due stagioni su tre ai quarti di Champions. Rispetto a due anni fa, l’exploit del 2017 ha radici più profonde. Questo Monaco è la squadra di Jardim, nel senso compiuto del termine. Gioca un calcio aggressivo, veloce, sempre offensivo. Terzini in avanscoperta, due attaccanti, i giovani tutti in campo. Ieri sera è bastato per avere la meglio sul profeta Guardiola, contro un City che non può essere ancora del tecnico catalano. Troppa differenza tra i ragazzi in Sky Blues e i mostri del Barça, o i fenomeni del Bayern.

E questo è l’altro punto: il percorso europeo del Monaco è stato leggermente più fortunato di quello del Napoli. La squadra francese, originariamente in quarta fascia, ha affrontato un girone con Cska Mosca, Tottenham e Bayer Leverkusen. Ovvero, il “meglio” della prima e della seconda fascia. Una volta vinto il girone, l’accoppiamento è stato molto più fortunato rispetto a quello del Napoli o dell’Arsenal. Certo, sarebbe potuta andare meglio anche ai ragazzi di Jardim (il Porto, il Benfica…), ma tra i top club e questo Manchester City c’è un abisso. Tanto da far gridare a qualcuno, a Napoli, che un accoppiamento contro Guardiola avrebbe schiuso le porte dei quarti ai ragazzi di Sarri. Questa è una forzatura, ma non è poi così lontana dalla realtà.

Il futuro

Il Monaco è ai quarti di Champions ed è primo in Ligue 1. Sta vivendo una stagione da sogno, grazie a una programmazione di altissimo livello, dal punto di vista tecnico e manageriale. Merita questo successo, al di là di una buona stella nei sorteggi ha dimostrato di valere la dimensione in cui si trova. Più del Napoli, ma parliamo di un club ben più ricco e con strutture diverse. Però, in comune col Napoli ha il “destino di mercato”. Ben prima di ieri sera, sono iniziati i rumors sui fenomeni che compongono l’organico di Jardim. Come Martial, ceduto al Man United per 80 milioni nel 2015, così gli altri: Mbappé, Bakayoko, Lemar, quel Fabinho che sembrava essere un obiettivo del Napoli. Sono tutti destinati ad andare via, e se non saranno tutti ci andrà un quasi. Per questioni di ingaggio, di bilancio, di attrattività di certe squadre. E il ciclo ricomincerà, daccapo. È il destino della borghesia del calcio europeo, che ogni tanto racconta belle storie e dopo cinque minuti è costretto a riscriverle. Intanto, questa deve ancora finire. Domani, al sorteggio, vedremo come andrà.

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