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Jorginho fuori (come Allan) nel momento clou: è la rivoluzione che si consuma

Se Diawara l’ha superato nelle gerarchie, stiamo diventando il Napoli che volevamo essere. Si segua questo esempio anche per gli altri reparti, anche se Jorginho può ancora “recuperare”.

Jorginho fuori (come Allan) nel momento clou: è la rivoluzione che si consuma

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Nel mesto raccolto tecnico delle ultime esibizioni, Sarri sta mietendo dei semi importanti. Quelli della rivoluzione a centrocampo. Abbiamo scritto di Rog nel day after di Juventus-Napoli, ci era parsa cosa giusta e doverosa visto il contributo assoluto e inatteso di personalità, di dinamismo e doti tecniche del croato. Nel frattempo, però, sono “scomparsi” Allan e Jorginho.

In realtà, Sarri aveva iniziato questo lavoro già prima, con Zielinski e poi Diawara. Tempi diversi, inserimenti sfalsati, lavoro a lunga scadenza. Piotr partiva avvantaggiato ed è entrato subito nei meccanismi, Diawara è stato catechizzato a dovere prima del lancio da titolare del guineano, e del suo ingresso a pieno titolo nelle rotazioni della squadra titolare. Poi è toccato a Rog, “agevolato” anche dall’infortunio di Allan. Che, a proposito, ieri si è allenato col gruppo e quindi potrebbe tornare a disposizione per il match contro la Roma.

Jorginho, invece, è una situazione diversa. Più critica, forse, ma pure più subdola. La sua non è (ancora?) una bocciatura totale, ma certo Diawara l’ha nettamente superato nelle gerarchie tecnico-tattiche. Delle ultime quattro partite, il brasiliano ex Verona ne ha giocata solo una. Proprio a Verona, contro il Chievo. Neanche male in verità, è solo che Diawara è e ha già qualcosa in più.

Cose buone e cose giuste

In realtà, questa cosa si sa. È storicamente riconosciuta, verificata: la rivoluzione costa qualche testa, o al massimo un po’ di casino. È roba cruenta, ma a fin di bene. Ecco, sembrano saltate quella di Allan (ma l’infortunio di Verona ha annientato preventivamente la riprova) e di Jorginho. Che poi è un po’ quello che volevamo aspettarci tutti, a inizio stagione. La rosa ampia costruita dal Napoli era il viatico perfetto per iniziare a immaginare un upgrade della rosa, nel senso di inserire calciatori via via sempre più forti in tutti i ruoli. La rinuncia al totem Higuain è servita proprio a questo: potenziare la squadra in modo organico.

Soprattutto a centrocampo, che oggi è il luogo della rivoluzione. La terra di mezzo, dove si sfiorano ogni settimana gli equilibri più sottili e complessi del turnover. A Torino, pure Rog è entrato nel calderone. Vedremo se davvero è stato inserito nel gioco delle carte da Sarri. Quel che è certo è che tra Roma e Real Madrid valuteremo di nuovo l’impatto che il mercato estate 2016 ha avuto su Jorginho e Allan. Per estensione, sulla squadra dell’anno scorso, e su quella del futuro.

Un’ipotesi plausibile è che Jorgi vada in campo domani con Amadou in campo martedì – ma di questa ne parliamo oggi, nella nostra probabile formazione. Però, come dire: la rivoluzione è già avvenuta, si sta solo ultimando. Non ha toccato Hamsik perché ci mancherebbe (anche se lo slovacco è uscito a Torino, e non era tanto contento né tantomeno sembrava aspettarselo), ma gli altri due terzi del centrocampo ora stanno indietro. Almeno in competizione con chi è arrivato dopo.

Dopo il centrocampo, la difesa

Faccia di nuovo così, il Napoli. Lo faccia, in maniera forte e convinta, anche per la difesa. Si era parlato di Sime Vrsaljko, quest’estate, e sarebbe stata la stessa cosa di Zielinski e Diawara (e Rog). Non ce ne voglia il buon Christian Maggio, professionista esemplare, ma la sua concorrenza al peggior Hysaj possibile è un solletico che non dà fastidio. Ecco, un colpo così anche sulla fascia destra difensiva. Alla Vrsaljko, che poi è la stessa cosa di dire Zielinski. Ci abbiamo provato pure al centro della difesa, ma lì la situazione è stata compromessa da defezioni varie, inserimenti lenti (Maksimovic) e distrazioni sparse che hanno inficiato il rendimento dei titolari. Si può fare di più, perché è possibile.

Ce lo sta dimostrando Jorginho in panchina, che non è né un caso né un peccato. È una cosa giusta che avviene, è una scelta buona, è quello che dovevamo essere e che stiamo diventando. Del resto, seminare mentre grandina è complesso. Sarri sta sconfiggendo anche un po’ se stesso per riuscirci, e sicuramente gli dispiacerà per Jorgi e Allan. Ma così è la vita, così è il calcio. I frutti promettono di essere i migliori possibili, anche se Jorginho ha ancora il tempo di tentare il ritorno. La contro-scalata, mettere in difficoltà il tecnico come nuovo outsider del turnover. Non è che ci dispiacerebbe, sia chiaro: sappiamo che se l’ex Verona gioca bene, sa e può essere importantissimo per questa squadra. Noi vogliamo che sia sempre più forte, e abbiamo individuato una strada attraverso cui potrebbe diventare possibile. Contempliamo deviazioni, però. Se Jorginho ci offre la sua, a disposizione.

 

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