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La moglie di un capo ultrà Juventus: «Parte dell’importo dei biglietti venduti andava ai carcerati»

ESCLUSIVA NAPOLISTA / LE CARTE DELL’INCHIESTA DELLA PROCURA FIGC – La paura del security manager D’Angelo, gli abbonamenti gratuiti ai Viking.

La moglie di un capo ultrà Juventus: «Parte dell’importo dei biglietti venduti andava ai carcerati»

Le carte dell’inchiesta della Procura Figc

La filosofia di vita certe volte è fatta anche di banalità. Adesso tutti giustificano il comportamento della Juve chiedendo se i suoi dirigenti dovevano fare “la tac” a ciascun tifoso. «Come potevano sapere che Rocco Dominello, incensurato, era uno ndranghetista, apparteneva a una famiglia di ndrangheta?».

Ė fumo negli occhi, perché nella inchiesta sportiva che porterà probabilmente alla decadenza del presidente della Juventus Andrea Agnelli, di questo spessore criminale i giudici sportivi non sanno che farsene.

Ma nelle carte della procura federale, comunque, vi sono diversi segnali – leggi intercettazioni – che fanno propendere verso la consapevolezza dello spessore criminale degli interlocutori. Ve ne sveliamo il contenuto.

Il security manager D’Angela confida i suoi timori a Pairetto

Il Security Manager della Juve, D’Angelo, parla con Alberto Pairetto, “slo” della Juve, cioè anello di collegamento tra tifoseria e società, e gli confida di aver paura «di essere invischiato in una indagine di ‘ndrangheta e che a loro forse non gliene frega un cazzo evidentemente, e aggiunge che tutti sapevano dell’estrazione familiare di Rocco Dominello, che proveniva da una famiglia malavitosa ma era incensurato e potevano pensare che voleva fare una vita diversa, ma subito dopo aggiunge che “uno che si mette in mezzo a biglietti e cose vuol dire che di lavorare non c’ha voglia”».

Calvo spiega il compromesso con gli ultras

Ammette tutto sul compromesso tra società e gruppi ultras e malavitosi, Francesco Calvo (ex) direttore commerciale della Juve: «Il compromesso è questo: per garantire una partita sicura, cedevo quanto ai biglietti sapendo bene che facevano business. Ho fatto questo perché ho ritenuto che la mediazione con il tifo organizzato, nell’ambito del quale mi erano note aggressioni anche con armi, minacce e altro, fosse comunque una soluzione buona per tutti».

Colpisce, ammutolisce la filosofia di vita juventina. Di questo passo avremmo dovuto accettare le richieste di Totò Riina per evitare le stragi mafiose. Nella filosofia juventina non c’è una soglia di decenza, di eticità, di rispetto della legge che non si può superare.

La pax mafiosa

Garantirsi la pax mafiosa, ha detto al pubblico ministero, Calvo, perché così «la gente avrebbe avuto uno stadio sicuro. I biglietti non erano regalati ma venduti, mi è sempre dispiaciuto che ciò sottraesse disponibilità di acquisto di biglietti al pubblico, e non ho avuto il coraggio personale di trovare altre soluzioni per fronteggiare i tifosi di quel genere. So che si permetteva ai tifosi di comprare biglietti in quantità superiore a quella consentita dalle norme, che è di quattro biglietti a persona. Era un compromesso che veniva utilizzato nei confronti di tutti i gruppi ultras. Con questi gruppi ci trattava D’Angelo, e Merulla era il suo braccio operativo. D’Angelo prendeva le sue decisioni con il mio avallo».

La moglie del capo del gruppo “Bravi Ragazzi”

C’è una testimonianza genuina che racconta come funzionava l’approvvigionamento di biglietti e abbonamenti da parte dei gruppi organizzati di ultras. Il 18 gennaio del 2015 viene sentita dai pubblici ministeri la signora Patrizia Fiorillo, moglie di Andrea Puntuorno, pluripregiudicato capo indiscusso del gruppo dei “Bravi Ragazzi” colpito da misura cautelare, la quale confermava che il marito «gestiva per conto degli ultras una serie di abbonamenti e biglietti da cui traeva ingenti guadagni. Ogni giorno seguente la partita mio marito andava a saldare il dovuto con la biglietteria sovvenzionata Juve, “Akena”. Questi guadagni venivano divisi tra i leader del gruppo ultras ed una restante parte veniva destinata al sostentamento dei carcerati. Preciso che questi affari vanno avanti da molti anni, da quando Andrea ė arrivato a Torino».

Gli abbonamenti gratuiti al gruppo Viking

Aggiunge la signora: «La Juve pratica il prezzo normale, non fa sconti poi sta a loro fare il sovrapprezzo. Il pagamento della Juve avviene dopo la partita. Andrea riceve le somme provento delle vendite dei biglietti, paga la Juve, ottiene il suo margine, una parte del quale va versato per i carcerati. Ho sentito dire che la costituzione dei gruppi deve essere autorizzata. C’è qualcuno più in alto che controlla gli equilibri dei gruppi, quando ci sono contrasti».

L’istruttoria della procura va oltre l’immaginazione. La Juve, racconta il Security Manager D’Angelo ai pm, il primo luglio del 2016, «che la Juve arrivò addirittura a fornire, a titolo gratuito, abbonamenti al gruppo Viking al fine di favorire la loro migrazione dalla curva nord alla curva sud».

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