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Le ecoballe emblema della Campania: soldi sprecati per far contento il popolo

Non c’è un politico che sfidi l’impopolarità e spieghi che stiamo sprecando soldi: serviva un inceneritore oppure una discarica (tanto non c’è più percolato). Intanto all’estero sfruttano il nostro know-how.

Le ecoballe emblema della Campania: soldi sprecati per far contento il popolo

Montagna di monnezza impacchettata

Mi rivolgo a voi, cari deprivati, disoccupati, imprenditori in difficoltà, commercianti falliti, utenti in barella di ospedali senza garze, di scuole senza carta igienica, di mezzi pubblici che non passano mai, padri e madri di figli costretti ad emigrare, insomma, cari concittadini campani, per chiedervi se ritenete responsabile, e per voi prioritario, rimpacchettare milioni di tonnellate di monnezza per caricarla su camion e navi e, dopo aver percorso migliaia di chilometri, fargli fare la stessa fine che avrebbero potuto fare qui: smaltite in discarica od incenerite.

L’esistenza di un unicum planetario di montagne di monnezza impacchettata, è un’altra inconfutabile prova non solo della inadeguatezza cronica della classe dirigente locale ma, soprattutto, della nostra atavica abitudine di seguire in massa il Masaniello di turno. Tranne, poi, magari, farlo cadere nella polvere.

Tutto nasce dai masanielli

Il problema dello smaltimento dei rifiuti non è certo solo nostro è, appunto, planetario, ma solo qui abbiamo escogitato la soluzione “provvisoria” dello stoccaggio in “ecoballe”. Sembra proprio che si tratti della ennesima “spina di pesce”.

La genesi delle ecoballe origina da “masanielli” che hanno manipolato la credulonità popolare instillando il dubbio che nei rifiuti urbani chissà quale organizzazione camorristico/ massonica / plutocratica/ giudaica avesse celato i classici “rifiuti tossici delle industrie del nord” o, addirittura, “nucleari” (balle spaziali, direbbe Cantone).

Di qui le rivolte popolari contrarie all’utilizzo di qualsiasi discarica nel proprio territorio (vedi le rivolte di Pianura o Terzigno) ed a qualsiasi impianto di trattamento (vedi le rivolte di Acerra contro l’inceneritore) dopodiché ai poveri “commissari straordinari” succedutisi, non restò da fare altro che stoccare milioni di tonnellate di monnezza imballata.

Milioni di euro in fitti dei terreni, per attrezzare i siti di stoccaggio, per sorvegliarli e manutenerli (e Dio solo sa quanti ce ne vorranno per restituirli, come da contratto, nello stato preesistente ai proprietari!).

La soluzione c’era: l’inceneritore

Lo Stato aveva chiaramente indicato la soluzione: bisognava costruire un apposito inceneritore in loco. Ma, bloccati dalla paura di bruciare chissà cosa (si è favoleggiato di interi motoscafi od, addirittura, ordigni bellici celati nelle ecoballe!), dopo anni di traccheggiamento (inceneritore si, inceneritore no, http://www.internapoli.it/23176/inceneritore-a-giugliano-pianese-limpianto-servir%C3%A0-solo-allo-smaltimento-delle-ecoballe , http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/20-ottobre-2014/inceneritori-svaniti-contributi-cip6ora-sono-improvvisamente-inutili-230382140389.shtml ), alla fine (!?) il governatore De Luca decide per il trasferimento e il trattamento delle ecoballe fuori regione e inaugura, con grande enfasi, i lavori a maggio 2016.

Siamo a quasi la metà dei due anni promessi (balle…) e le cose, da ciò che leggiamo, tra incendi e rifiuti di accoglienza da parte dei Paesi esteri contattati, non sembrano andare per il verso giusto.

Si sarebbe creato lavoro

La spina di pesce è sempre lì (e chissà ancora per quanti anni ci resterà). In Portogallo (l’unico Paese estero che pare stia accettando le ecoballe), le stanno smaltendo tal quali in discarica. Non volendo costruire l’inceneritore, indicato dallo Stato, come visto, come soluzione ottimale (tra l’altro, ci saremmo dotati di un impianto che avrebbe dato lavoro locale ed avrebbe potuto vendere i suoi servizi non solo in Campania, ma anche ad altre regioni con problemi di smaltimento rifiuti come il Lazio), perché nessuno ha preso in considerazione l’ipotesi più economica della discarica in loco?

In fin dei conti si tratta, ormai, di rifiuti “mummificati” che non producono più percolato, praticamente degli inerti. Ma chi vorrebbe mai sapere seppelliti nel terreno motoscafi, ordigni bellici o rifiuti “tossici delle industrie del nord”? Peccato che nelle ecoballe non vi sia nulla di tutto questo, ma solo semplice, ormai innocua, munnezza urbana.

La solita classe politica inadeguata non ha avuto il coraggio di prendere decisioni impopolari. L’ultimo che lo fece, e gliene va dato atto, fu Berlusconi che dichiarò zona militare il perimetro del costruendo termovalorizzatore di Acerra, consentendone la costruzione (e meno male!).

Sprechiamo milioni di euro

Buttiamo milioni di euro, non risolviamo il problema, non utilizziamo nemmeno il know how locale che va a vendersi in Svizzera (http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-11-20/la-svizzera-sceglie-know-how-italiano-i-suoi-inceneritori-e-tecnologia-arriva-salerno-160307.shtml?uuid=ABdWiUe ), non creiamo lavoro, non creiamo ricchezza, chiediamo stanziamenti di risorse allo Stato senza costrutto e poi ci lamentiamo che qualcuno ci definisce “piagnoni”?

Benvenuti al sud. Io vado a farmi una bella suonata di mandolino in riva al “golfo più bello del mondo”.

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