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La coperta corta darà ad Allegri l’alibi per una Juventus meno spavalda

Il tecnico bianconero potrebbe dover rinunciare a Dybala e Mandzukic, e ha Pjaca out fino a fine stagione. Potrebbe scegliere di nuovo uno schieramento accorto.

La coperta corta darà ad Allegri l’alibi per una Juventus meno spavalda

Sconcerti

Mario Sconcerti, editorialista del Corsera, oggi ha scritto un paio di cose interessanti. Perché vere, non in senso assoluto ma almeno compatibili con la realtà: «Allegri sa che il Napoli va più gestito che sorpreso perché Sarri gioca sempre alla stessa maniera. Il suo modulo dipende solo dalla qualità, il Napoli si distingue per giocare bene, benissimo, o meno bene, non dalla diversità delle idee». Il concetto è questo, ed è ampiamente condivisibile. Certo, c’è anche un ribaltamento di cose: la «sapienza leggera» di Allegri deve necessariamente incontrare grandi giocatori per palesarsi. È un perfetto tecnico da Juve, dunque. Altrove, se la qualità dell’organico non è (la più) elevata, i risultati sono in linea. Come succede ovunque e comunque, nel calcio.

Detto questo, ritorniamo alle cose vere scritte da Sconcerti e confrontiamole con la realtà che ci aspetta da qui a domenica. La Juventus viene a Napoli dimostrando (per l’ennesima volta) che il suo è stato un grande calciomercato incompleto. Soprattutto ora, che Allegri ha cambiato modulo, le alternative sono risicate e basate essenzialmente su dei cambi di ruolo. Non c’è un esterno che possa realmente sostituire Mandzukic (che a sua volta non è un’ala propriamente detta), si parla di Alex Sandro alto e Chiellini terzino sinistro in caso di difesa a quattro.

Oppure, difesa a tre uomini classica (i centrali ci sono in abbondanza), centrocampo a quattro, Pjanic in appoggio a Higuain e…? Dybala è in dubbio, almeno per la prima partita. Ecco il grande calciomercato incompleto della Signora che in questo momento non ha a disposizione o comunque al meglio un calciatore più due (Pjaca sicuramente fuori, Mandzukic e Dybala in cattive condizioni) e deve fare di necessitù virtù.

Allegri

Appunto: fare di necessità virtù, in questo caso, vuol dire poter/dover/essere in grado di reinventare la squadra. O, almeno, la sua disposizione in campo. Allegri, dopodomani sera, avrà la possibilità di presentarsi al San Paolo con uno schieramento più coperto rispetto al frizzante 4-2-3-1 visto negli ultimi due mesi. Solo in un’altra occasione non aveva scelto questo “nuovo” modulo dal primo minuto: contro il Napoli, in Coppa Italia. Non vogliamo dire, non siamo calcisticamente presuntuosi, che Allegri decise di coprirsi contro il Napoli. Né tantomeno modificò “per noi” i suoi principi di gioco. In ogni caso, però, il suo schieramento non fu audace come nelle partite precedenti. Proprio contro il Napoli. È un dato di fatto. E il Napoli, con un primo tempo di ordine e pazienza, seppe approfittarne. Per poi ricadere, nella ripresa, nei soliti vizi di scarsa attenzione e cattiva gestione psicologica della partita.

Fare di necessità virtù, avere la possibilità di cambiare per il match del San Paolo, vuol dire “riconoscere” ad Allegri una “giustificazione” a un nuovo cambio in senso difensivo. Una scelta che, in qualche modo, potrebbe orientare lo svolgimento della partita. La Juventus riveduta e corretta dalla sconfitta di Firenze in poi è stata una squadra che, conscia del gap enorme con la maggioranza di tutte le sue concorrenti interne, sfruttava l’onda d’urto iniziale per poi gestire i ritmi e quindi partita e risultato. Una forza d’urto che, mancando (presumibilmente) la coppia Dybala-Mandzukic, è destinata necessariamente a ridursi. Come in Coppa Italia, quando invece mancò (per scelta tecnica iniziale) Cuadrado. Un’altra opzione abbastanza esplosiva. L’abbiamo visto al momento del ritorno in campo, con il colombiano ad allungare il gioco e a ricreare il due contro due sulle fasce.

Il Napoli

Di contro, la risposta del Napoli non può che passare per la solita partita di gestione del pallone. Soprattutto in vista di una Juve più “coperta”, e per assecondare la necessità emotiva (in campionato) e tecnica (in Coppa) di fare risultato, gli azzurri dovranno necessariamente essere intensi, continui, con i giri tenuti sempre alti. Il primo tempo col Madrid, per dirla facilmente. Sarebbe l’ideale. Anche perché, eventualmente, la Juve sarà costretta a essere ancor più camaleontica e cercare di riscriversi in chiave offensiva nella ripresa. Difficile, con gli uomini (pochi) a disposizione.

In conclusione: il Napoli ha l’intero organico a disposizione, può pensare a giocare una partita sulla falsariga delle sue migliori stagionali (il primo tempo col Real Madrid come esempio massimo, ma anche Napoli-Inter come precedente più edificante) contro una Juventus che, per forza di cose – o almeno così pare – dovrà di nuovo presentarsi secondo uno spartito meno svolazzante. Potrebbe essere un vantaggio, ferma restando la capacità di Allegri di sistemare la squadra partita per partita – Sconcerti docet. Sarà una partita interessante, dal punto di vista tattico. Sarà molto più interessante guardare le due squadre stuzzicarsi e rispondersi in campo, piuttosto che pensare a Higuain. Tra l’altro, l’unico certo di esserci. Anche perché è l’unico attaccante “vero” a disposizione. Una verità paradossale.

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