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Solo la Juve fa più turn over del Napoli, Sarri è decisamente migliorato rispetto a un anno fa

Analisi numerica del tormentone post-Atalanta: Sarri ruota poco i calciatori titolari? Nella stessa identica misura in cui lo fanno Spalletti e Pioli.

Solo la Juve fa più turn over del Napoli, Sarri è decisamente migliorato rispetto a un anno fa

Lo sforzo di Sarri

Già sei giorni fa, in un pezzo di Roberto Liberale, ci siamo occupati di analizzare il turnover di Sarri edizione 2016/2017. Anche perché una cosa è scrivere che il tecnico toscano sia un aficionado al concetto di squadra tipo, un’altra è sostenere che le rotazioni della sua rosa coinvolgono solo 13 calciatori. Sono due cose diverse, semplicemente, perché descrivono una verità e una forzatura.

Lo dicono i numeri, quelli dei minuti giocati in stagione. Il Napoli ha una deadline, vale a dire una specie di soglia che identifica i calciatori realmente coinvolti nelle turnazioni. Questa linea divide la squadra in due: dai 3060 minuti in campo di Pepe Reina (ha giocato tutte le partite stagionali meno Napoli-Fiorentina di Coppa Italia) fino ai 1026 di Nikola Maksimovic. E poi gli altri. Del primo gruppo fanno parte 14 calciatori: da Callejon (2820′ in campo) e Hamsik (2769′) fino a Zielinski (1867′) e Allan (1539′); nel secondo gruppo sono in 9, compreso Gabbiadini, poi ceduto. Insieme a Manolo, ci sono Chiriches (comunque più di 800′ in campo), Giaccherini, Tonelli. Anche Milik e (ovviamente) Pavoletti.

C’è quindi uno sforzo da parte di Sarri nel modificare le sue convinzioni, nel diluire la sua idea di turnover. Basti pensare alla distanza, nello scorso campionato, tra i minuti giocati dall’undicesimo più utilizzato (Insigne) e quelli del dodicesimo (Mertens): 2622 contro 1087. Eravamo a un’idea di calcio novecentesca.

Cosa vuol dire turnover?

Come in tutte le cose della vita, però, è necessario capire cosa si vuole prima di “criticare”. Il Napoli, in questo momento, ha un organico di 23 giocatori di movimento. Ragioniamo per slot: due portieri (in realtà sarebbero tre), due terzini destri, due terzini sinistri e cinque difensori centrali; sei centrocampisti e sei uomini offensivi tra esterni e punte centrali. Sono 23/24 calciatori, considerando lo sdoppiamento Sepe/Rafael.

Di questi 22 (possiamo considerare il turnover del portiere come non necessario?), Sarri ne ha utilizzati più o meno stabilmente 14. Non diremmo un’eresia se salissimo fino a 15: è un puro esercizio matematico, ma sommare i minuti di Gabbiadini e Pavoletti vuol dire arrivare fino a 975 minuti in campo. Ovvero, 50 in meno rispetto a Maksimovic. Il ragionamento per slot permette questo “spostamento” di minuti. Poi ci sarebbe Milik da conteggiare: per il polacco, 650 minuti in campo ad oggi. Quindi, circa 600 prima dell’infortunio. Sarebbe stato titolare o quasi, togliendo minuti a Gabbiadini/Pavoletti. Restiamo, arrotondando, sui 15 calciatori coinvolti effettivamente nelle rotazioni dei titolari.

Co-titolari e riserve

Il Napoli, quindi, ha affrontato quasi due terzi di stagione con quattro co-titolari veri e propri. Un passo in avanti importante rispetto all’anno scorso, considerando pure che Sarri non ha avuto a disposizione l’Europa League quest’anno. La Champions è un’altra cosa, solo contro lo Spezia (primo turno di Coppa Italia) è stato possibile/giustificabile un turnover davvero massiccio.

Possiamo essere non felicissimi della gestione di un calciatore come Rog, appena 164′ in campo, ma andare oltre il giovane croato vuol dire analizzare casi come quelli di Strinic, Giaccherini, Maggio. Francamente, non parliamo di giocatori che “è un delitto tenerli fuori”. E, soprattutto, parlare di stanchezza riferendoci a Ghoulam, Callejon o Hysaj ci pare ingeneroso rispetto al lavoro di un allenatore. Che, pensiamo, difficilmente manderebbe in campo un calciatore non in grado di giocare. Anche perché parlare col senno di poi è molto facile.

Qui entra in campo l’altro concetto, quello di tecnico poco malleabile da questo punto di vista. Sarri fa assolutamente parte di questo gruppo. Ma, come vedremo, è in buonissima compagnia.

Le altre squadre

Il caso-Roma: Spalletti, esattamente come Sarri, ha una linea di demarcazione netta. Quindici calciatori praticamente titolari, dai 2895 minuti di Nainggolan fino ai 1516 di El Shaarawy; dopo, 9 uomini con meno di 1000 minuti in campo, compreso l’infortunato Florenzi. Ricordiamoci che la Roma, a differenza del Napoli, gioca l’Europa League. La gestione del turnover della Roma è assolutamente simile a quella del Napoli. Gli stessi principi, le stesse distanze numeriche.

Leggermente diversa la situazione della Juventus. La squadra di Allegri utilizza rotazioni più ampie, nel senso che distribuisce su più calciatori le stesse cifre di minutaggio di Napoli e Roma. Manca, in pratica, la linea di demarcazione: 18 calciatori hanno disputato più di 900 minuti, poi ci sono Benatia, Neto, Pjaca e Rincon (arrivato da poco) che oscillano tra i 790′ del marocchino e i 355′ del croato.

Che, tanto per dire, corrispondono a più del doppio dei minuti di Rog, ma sono distribuiti comunque su 15 apparizioni. La media è di 23 minuti in campo. Chi parla di “inserimento dei giovani” dovrebbe anche verificare questo punto. Semplicemente: se Pjaca “si sta inserendo”, Diawara (1336 minuti in campo) è un veterano? Ecco, contestualizziamo. A Torino, per Allegri, la Champions ha un peso molto importante nell’economia del turnover. E Allegri è un tecnico più bravo, perché più abituato, nella gestione di organici più ampi.

Chiudiamo con l’Inter, che possiamo considerare la quarta forza del calcio italiani per qualità assoluta dell’organico. Impegno di Europa League come la Roma, limitato però alle sole sei partite del girone, e 16 calciatori sopra gli 800 minuti in campo. Insomma, siamo più o meno nello stesso steccato numerico di Napoli e Roma. Dietro, altri 10 calciatori tra esuberi piazzati al mercato (Felipe Melo, Jovetic, Ranocchia) e giocatori poco o non più considerati (Miangué, Gabigol, Biabiany).

Conclusioni

Come visto, detto e dimostrato, la gestione dell’organico di Sarri è più o meno coerente con quella dei suoi colleghi. Certo, per noi del Napolista si sarebbe potuto fare diversamente in chiave-Rog, ad esempio, con qualche ingresso in più dalla panchina. Ma sarebbe stata roba di contorno. Il Napoli ha probabilmente la rosa più ampia della sua storia recente, ha tante alternative e Sarri si sta adattando a questa nuova condizione. È indubbio che si sia sforzato e si stia sforzando. Si sta adattando a una dimensione calcistica cui non era abituato. È nei fatti.

Però criticare il tecnico perché “spompa i calciatori” o “fa giocare sempre gli stessi” è parzialmente, se non quasi totalmente, fuori luogo. Urlare al talebanismo o all’integralismo nelle scelte di formazione è un esercizio di tafazzismo, perché l’eccezione è rappresentata da Allegri e la Juventus. Gli altri, bene o male, ragionano esattamente come Sarri.

Con questo, non vogliamo dire mal comune mezzo gaudio. No, lo ripetiamo: anche per noi, in alcuni casi (un altro esempio: l’impresentabile Hysaj delle ultime partite non avrebbe beneficiato di un turno di riposo?, magari a Verona col Chievo), Sarri ha esagerato nella sua reticenza al turnover. Però è eccessivo processare un tecnico da 18 risultati utili consecutivi per “il mancato turnover”. Quando poi la squadra che è davanti al Napoli, e che avuto ha pure più possibilità di far ruotare i calciatori (vedasi Europa League), si comporta esattamente allo stesso modo. I numeri non mentono. Le parole, può essere.

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