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Roma, il nuovo no allo stadio: ecco il vincolo per l’ippodromo di Tor di Valle

La soprintendente ai beni culturali di Roma Capitale avrebbe avviato la procedura per l’impianto ippico: il progetto rischia di saltare. Di nuovo.

Roma, il nuovo no allo stadio: ecco il vincolo per l’ippodromo di Tor di Valle

Il veto sull’ippodromo

Un nuovo, possibile stop per lo stadio della Roma. La costruzione dell’impianto di Tor di Valle potrebbe conoscere l’ennesima frenata, e questa volta sarebbe colpa dell’ippodromo. Secondo Repubblica, edizione romana, la soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il
Comune di Roma, Margherita Eichberg, ha firmato l’avvio del “procedimento di dichiarazione di interesse culturale” per l’Ippodromo, per arrivare al vincolo. Per il principio della “tutela indiretta”, inoltre, scatta l’assoluta inedificabilità anche di tutta la zona intorno.

La conseguenza di questa mossa è semplice quanto estrema: in caso, la Roma dovrà trovare un nuovo luogo per costruire il suo stadio. Eurnova, la società a cui si fa riferimento per il progetto, ha ora «80 giorni per produrre
eventuali osservazioni o memorie scritte».

Problemi di storia

Sempre secondo Repubblica, «le motivazioni con le quali la soprintendente dà il via alla procedura per il vincolo, vanno ricercate nella storia dell’impianto inaugurato nel 1959 in previsione delle Olimpiadi del ‘60. E non è tutto. I Comitati tecnico scientifici, gruppo di super esperti a cui il ministero si affida per avere consigli sulle decisioni da prendere in materia di tutela e non solo, si sono anche schierati per il “no” complessivo al progetto dello stadio della Roma, da esprimere in sede di conferenza dei servizi».

I problemi riguardano la salvaguardia architettonica del vecchio ippodromo e l’altezza inusitata delle torri previste dal progetto. Insomma, tutto bocciato o quasi. Di nuovo. Secondo l’assessore Daniele Frongia, «c’è bisogno di approfondimenti che avremmo dovuto fare prima. Dobbiamo compensare il tempo perso dall’assessore Berdini. Una certezza ce l’abbiamo: la delibera di Marino certamente non verrà portata avanti così com’è».

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