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Repubblica e l’integralismo di Sarri: «Il Napoli è troppo buono e non spazza mai»

Il sistema difensivo del Napoli presenta rischi e vantaggo ma è sempre propositivo e non punta alla distruzione del gioco avversario. Può bastare?

Repubblica e l’integralismo di Sarri: «Il Napoli è troppo buono e non spazza mai»
Maurizio Sarri al San Paolo (Cuomo)

Concetti e numeri

Un pezzo interessante di Repubblica, che si prefigge di spiegare il dispositivo difensivo del Napoli di Sarri. Attraverso un paio di frasi e due-tre concetti chiave ben definiti: «L’integralismo è la marcatura del pallone, non dell’uomo o della zona, e la voglia di costruire sempre il gioco avversario».

Un modo di vedere le cose che, secondo noi, non è molto distante dalla verità. Anche perché le considerazioni sono integrate da numeri “dimostrativi”. Leggiamo: «Nessuna contromisura per nessun avversario, neanche per Higuain. Nel Dna del Napoli non esiste il verbi distruggere. Nessuna squadra in Serie A commette meno falli (appena 254), nessuna vanta meno ammonizioni (46) dopo 26 giornate. Lo score della Juve, ad esempio, dice, 344 falli e 53 cartellini gialli. Queste cifre dipendono dalla mentalità che Sarri ha inculcato ai suoi giocatori. Tutti, Reina compreso, sono chiamati a costruire il gioco senza buttar via il pallone. Tutti, quindi, si prendono i meriti dei 60 gol segnati».

Dark side of the moon

Ovviamente, non tutto va come deve andare: «C’è un rovescio della medaglia: i 29 gol subiti, troppi rispetto a Juve e Roma. Il Napoli concede poco, circa 90 conclusioni verso la porta, che tuttavia nel 30% dei casi (percentuale da paura) si trasformano in gol. La spiegazione? Si tratta di tiri liberi, come nel basket. Basta un rimpallo anomalo, come quello che sabato ha spalancato la porta a Caldara per il suo comodo tap-in, a spalancare la porta agli avversari del Napoli. I pericoli sono insiti pure nel palleggio dei terzini e dei mediani, come dimostrano le troppe reti incassate per retropassaggi sbagliati o rischiosi dei vari Maksimovic, Tonelli, Joulibaly, Jorginho».

Il finale è più critico, e rimanda a quei concetti di primato del risultato tipici dei momenti in cui le cose non girano: «Lo show è garantito, i risultati meno. A De Laurentiis, dopo il ko di Madrid, è venuto il dubbio che il gioco non valga la candela. I prossimi 7 giorni, con Juve, Roma e Real Madrid, gli daranno una risposta».

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