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Il Real ha vinto perchè è più forte. E perché ha giocato sui punti deboli del Napoli

Real Madrid-Napoli, l’analisi tattica. La squadra di Sarri ha sbagliato troppi palloni in uscita, ma ha giocato contro una squadra umile, ordinata, con un piano partita ad hoc per limitare l’avversario.

Il Real ha vinto perchè è più forte. E perché ha giocato sui punti deboli del Napoli

Le doti e la preparazione

Real Madrid-Napoli doveva essere uno scontro impari. Per forza in campo, blasone storico, narrazione intorno alle due squadre. Ma, soprattutto, per le qualità dei calciatori in campo. È andata proprio così. A questo, inoltre, Zidane ha aggiunto una perfetta preparazione della partita.

In questi pezzi, di solito, noi lavoriamo per spiegare i perché tattici di un risultato. Il perché tattico di Real Madrid-Napoli 3-1, oltre che nel necessario cappello iniziale che avete appena letto, sta tutto in tre facts significativi, un dato e due grafici. Il dato riguarda quello degli intercetti. Ovvero, i palloni recuperati da una squadra di calcio senza contatto fisico. I due grafici fanno riferimento alla distribuzione spaziale degli intercetti e alla tipologia di passaggio del Real Madrid. Esaminiamo queste cose, punto per punto.

Intercetti

Il dato di cui vi abbiamo parlato dice 21 a 10 per il Real Madrid. La squadra di Zidane ha recuperato più del doppio dei palloni del Napoli senza utilizzare il contatto fisico. Quindi, 20 possessi avversari interrotti leggendo in anticipo, poi anticipando fattivamente, la linea di passaggio dei ragazzi di Sarri. È una cifra che denota, innanzitutto, l’attenzione e l’organizzazione tattica del Madrid. Accanto al dato, ecco il campetto posizionale degli intercetti del Real. Ovvero, la rappresentazione grafica del dove riferito a questi microeventi di gioco.

Napoli

A sinistra, i palloni intercettati dal Real Madrid. A destra, quelli del Napoli

Basta guardare questa immagine per capire come e quanto il Real Madrid sia stato aggressivo, corto, lucido. Quanto abbia bloccato sul nascere, con 8 palloni recuperati nella metà campo avversaria (contro 2), il gioco del Napoli. Una questione di forza e mentalità ed esperienza, certo. Ma anche, come detto, la perfetta lettura preventiva della partita fatta da Zidane. Il tecnico francese, per avere il dominio del pallone, ha deciso di non lasciarlo al Napoli. Quindi, di venire a prendersi il possesso fino all’interno della metà campo avversaria. Almeno fino a quando il risultato non ha assunto termini positivi per la squadra di casa.

Cambi di gioco

L’altro strumento che vi avevamo promesso è quello riferito alla tipologia di passaggio utilizzato dal Real Madrid. Sotto, vediamo il campetto posizionale con tutti i passaggi lunghi della squadra di Zidane.

Passaggi lunghi, sì. Ma soprattutto cambi di gioco, ribaltamenti da una parte all’altra del campo. Una delle situazioni a cui il Napoli, per caratteristiche tecniche dei suoi calciatori – quindi, anche per peculiarità tattiche -, fa più fatica a rispondere in maniera efficace. Abbiamo scritto spesso che il principio di gioco difensivo del Napoli – il riempimento degli spazi in pressione alta per recuperare il pallone nel minor tempo possibile – soffre gli spostamenti di fronte. Zidane, un tecnico molto più accorto e pragmatico rispetto a come viene dipinto nella narrazione comune, ha preparato il Real Madrid in modo da sfruttare questa problematica tattica del Napoli. Che è una conseguenza inevitabile di tutto ciò che il Napoli fa di buono, di tutto ciò che rende godibile e performante il collettivo di Sarri. Il gol del pareggio di Benzema, al di là dell’errore di lettura di Koulibaly nella linea e la bravura dell’algerino nel liberarsi per il colpo di testa, nasce proprio da un cambio di gioco.

Real

Il Napoli è tutto spostato sulla zona destra del suo campo difensivo, il Real attacca con sette uomini (James è fuori inquadratura). Il Napoli non è in inferiorità, c’è anche Ghoulam fuori dall’immagine, in linea con Koulibaly e Albiol. Sono in nove, quindi, pure nella posizione giusta. Però, il Real ha girato già il campo da destra a sinistra e Kroos è pronto a farlo di nuovo. A quel punto, accorciare per la terza volta in un’azione diventa complicato. La qualità incredibile dell’apertura del tedesco permette al Real di creare il due contro due sulla destra, James-Carvajal contro Insigne-Ghoulam. Uno scompenso che la tecnica dei due calciatori della catena destra di Zidane renderà fatale.

Una situazione, questa, che si è ripetuta sempre uguale a se stessa lungo tutto l’arco del match. Il Real Madrid ha sfruttato moltissimo le fasce laterali (il 76% del gioco merengue è nato sulle corsie), ha crossato in area per 19 volte e ha concentrato sulla destra 7 dei 10 duelli one-to-one vinti durante la sua partita. Se dobbiamo trovare una zona del campo in cui Zidane ha vinto la partita, non possiamo che rivolgerci ai due esterni.

La leggenda (fasulla) del possesso

In molti hanno commentato sul predominio del Real Madrid a centrocampo, nella gestione del possesso palla. Ecco, quella è una sensazione. Una sensazione fasulla Perché se il Napoli ha sofferto per lunghi tratti il gioco avversario, non è a causa della quantità o della qualità dei passaggi: la squadra di Sarri, a fine partita, ha pareggiato in termini di percentuali di possesso (esattamente 50% a 50%), e si ritrova addirittura con un maggior numero di appoggi tentati (592 a 574) e una differenza minima nella cifra di palloni giocati (772 a 741). La stessa pass accuracy non è molto differente: 88% a 84% in favore del Real.

La vera differenza sta nel luogo di campo in cui sono stati sbagliati i passaggi. Sotto, la mappa posizionale di tutti gli errori di passaggio delle due squadre. Si nota come gli errori del Napoli siano arrivati soprattutto nella zona centrale del campo, a ridosso della propria trequarti e poi nella metà campo avversaria. Quello che ha detto Sarri nel dopopartita: giocate in uscita sbagliate, quindi costruzione dell’azione viziata da troppi errori e la conseguente difficoltà a creare occasioni da gol. Merito dell’intensità del Real, soprattutto.

Real

A sinistra, il Real Madrid; a destra il Napoli

Sì, è stata questione soprattutto di intensità dell’avversario. Mista a tecnica, esperienza, sensibilità calcistica. Perché, come abbiamo già scritto, la partita si divide in tre parti: l’inizio fino al gol di Insigne, l’assalto Real fino alla risistemazione del risultato, una fase di gestione finale in cui il Napoli è riuscito a costruire qualcosa di più. Il numero delle conclusioni riferite al tempo, altro concetto fondamentale dopo quello di spazio, non mente: degli 8 tentativi del Napoli, 5 sono arrivati dopo che Casemiro ha realizzato il terzo gol. Nello stesso periodo di gioco, il Real ha lo stesso numero di tiri del Napoli.

Quindi, deduzione logica: Zidane è stato bravissimo a preparare bene la partita, e i suoi giocatori sono stati altrettanto bravi a mettere in atto il suo piano di gioco, anche a risultato momentaneamente negativo. È la forza delle squadre più forti, che hanno grande qualità e sono pure organizzate. Non vincerebbero la Champions League, sennò.

Il Napoli (e la sua dimensione)

Di contro, il Napoli. Che è stato battuto da calciatori più talentuosi e più fisici, che hanno fatto la scelta più rischiosa: scendere nello stesso campo di battaglia descritto dagli azzurri. Hanno vinto la scommessa, soprattutto per loro meriti. La squadra di Sarri, in realtà, può rimproverarsi solo i troppi errori in appoggio di cui abbiamo già parlato. Il risultato, alla luce di un ragionamento ponderato sulle statistiche (20 tiri a 8, 6 tiria 2 nello specchio, 17 occasioni create a 7), è più che giustificato. Premia la squadra che ha saputo leggere meglio i momenti di gioco , sfruttare le qualità proprie e le problematiche dell’avversario. E che ha saputo pure giocare la partita su queste problematiche. Un atteggiamento di umiltà che definisce la grandezza di chi abbiamo affrontato, ma anche la dimensione riconosciuta del Napoli. Che costringe il Real Madrid (!) a costruire una rimonta, ma soprattutto un intero piano partita, sui punti deboli altrui.

Il punto dell’analisi è proprio questo: realisticamente, quali sarebbero i punti deboli di questo Real, se non quelli sfruttati (gol di Insigne) o quasi (il tiro appena fuori di Mertens, il gol annullato a Callejon) dal Napoli? La riflessione parte da qui, e condurrà fino alla partita di ritorno. Magari, con un minimo di realismo in più.

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