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Nessuna destabilizzazione, nessuna psicoanalisi: il Napoli ha perso. E basta

Le “colpe” sono di tutti, e vanno di pari passo con i meriti degli avversari. Senza scomodare allarmi interni, tutti smontati dall’evidenza dei fatti.

Nessuna destabilizzazione, nessuna psicoanalisi: il Napoli ha perso. E basta

Uscire e rientrare dal campo

Il Napoli perde con l’Atalanta in casa per due a zero. Una brutta sconfitta dopo una bruttissima partita, giocata benissimo dagli orobici e male dal Napoli. Non c’è bisogno di arzigogolare molto per raccontare questo tardo pomeriggio di sventura: la doppietta di Caldara, le traverse di Mertens e Insigne, il gol divorato da Callejon e la sensazione di assoluta impotenza fisica del Napoli nei confronti degli avversari. Chest’è.

E il senso di questo piccolo commento post è proprio questo. Come al solito, un po’ dovunque, sono venuti fuori i commentatori seriali. Gli “attaccatori”, i “critici”, i “dietrologi”. La frase più bella è un tormentone a ogni sconfitta del Napoli (e di qualsiasi squadra italiana in generale, comunque): “Si è rotto il giocattolo”. Ripensandoci, non abbiamo mai visto il Guardian titolare “The toy is broken”. È una nostra peculiarità: entrare e uscire dal campo parlando di una partita di calcio persa.

Preoccuparsi sì, buttare tutto all’aria no

Non è un pezzo a difesa di De Laurentiis o di Sarri o della squadra o di De Magistris o del custode del San Paolo. Stasera tutti sono colpevoli e tutti innocenti: il Napoli non ha fallito il suo progetto, o almeno non ancora. Ha semplicemente perso una partita: è colpa di De Laurentiis per le frasi destabilizzanti dopo Madrid? Potrebbe essere, ma a Verona ha giocato (e vinto, bene) il Napoli. Tre giorni dopo Madrid. La stessa squadra che oggi è stata messa sotto dall’Atalanta.

È colpa di Sarri che ha sbagliato la formazione? Certo, potrebbe essere anche questo. Del resto, il responsabile tecnico è lui e oggi Gasperini gli ha dato una bella (ennesima) lezione. Certo, però Sarri è lo stesso allenatore delle 14 precedenti positive. Ha pareggiato in casa con Sassuolo e Palermo, certo, ma ha anche vinto a Milano e contro l’Inter. È colpa dei calciatori? Assolutamente sì, ma è sempre quello il punto. Anzi, è proprio quello il punto. Il Napoli ha perso una partita di calcio. E basta.

Bisogna preoccuparsi perché l’Atalanta arrivava prima su ogni pallone, non perché Adl sta a Miami, Los Angeles, Buffalo o nel Wisconsin. Bisogna preoccuparsi delle letture sbagliate di Hysaj e della partita evanescente di Zielinski piuttosto che del rapporto di Sarri con la società, o con il presidente. Che non può essersi deteriorato in sei giorni senza incontri, a meno di una persecuzione telefonica o via mail cui stentiamo a credere.

Bisogna preoccuparsi di una difesa che subisce gol per la sesta partita in casa delle ultime otto, comprese Spezia e Pescara, e non di De Magistris e dei lavori. Bisogna preoccuparsi di una squadra che ha fatto 30 punti su 42 al San Paolo, sulla personalità e sulla forza mentale. Pensando, però, che parliamo sempre di quei giocatori che avevano disegnato un’annata di altissimo livello fino a poche ore fa. Ci vuole equilibrio, per risolvere i problemi. Per provare a farlo. Senza buttar tutto all’aria, senza dare fuoco alla città.

Limitare il campo di critica

Eppoi, soprattutto, non puntare su se stessi nella critica. Stasera, le colpe sono di tutti. Non di una corrente piuttosto che un’altra. Chi va contro De Laurentiis è portato a pensare che Madrid sia l’origine dei mali (ma dimentica il Chievo), chi va contro Sarri sottolineerà la pessima prova della squadra e di alcuni fedelissimi (ma dimentica il Chievo e circa 14 partite precedenti), chi va contro la squadra dirà che sono inadeguati (ma dimentica il giudizio dei giornali spagnoli, ad esempio. Oppure le 14 partite precedenti di cui sopra). Ognuno ha torto, ognuno ha ragione. Fin quando non si prevaricano gli altri.

Solo due cose ci sarebbero da dire velocemente. E oggettivamente: il Napoli ha perso una partita di calcio contro un grandissimo avversario. Che è a tre punti dallo stesso Napoli, che ha giocato meglio e proprio nel modo necessario per battere il Napoli. Semplice, pulito, preciso. Quando è così, i demeriti propri sono di tutti e finiscono dove iniziano i meriti degli avversari. È lo sport, tutto lo sport. Se Usain Bolt avesse perso i 100 metri a Rio, avrebbe confessato di aver corso male e che gli altri hanno corso più veloci. Succede, a lui quasi mai ma succede. Discutere sulle linee a terra, sul suo allenatore, sulla sua alimentazione negli ultimi due mesi, sui confronti coi risultati precedenti, è un semplice esercizio di inutilità. Serve solo riparare ai propri errori e migliorare. Per evitare che accada di nuovo. Siamo solo al primo suono dell’allarme.

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