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Napoli si prepara al Real Madrid come Rimini al Rex

Bravo il Comune per i lavori ma è impossibile non percepire un velo di tristezza per l’approccio di Napoli all’evento (e per la pista di atletica leggera).

Napoli si prepara al Real Madrid come Rimini al Rex
La Gradisca in una foto di scena di Amarcord, con Federico Fellini

C’era una volta l’atletica leggera

Se non ricordo male, Sara Simeoni saltava tra i Distinti e la Curva A. Il San Paolo era discretamente pieno. La seguivamo con lo sguardo. Sara Simeoni. Oggi è una distinta signora veronese che d’estate ogni tanto fa una capatina a Formia. L’appassionato di sport ha sempre un brivido lungo la schiena quando si ritrova la Storia al tavolo affianco. La storia dello sport.

È stato inevitabile questa mattina pensare a quella giornata di fine anni Settanta o forse inizio anni Ottanta allo stadio San Paolo di Napoli. C’era l’atletica leggera. Lo sport. Si correva sulla pista di tartan. Otto corsie di colore vivo, quella pista di cui qualche bambino discolo ogni tanto provava a staccare un pezzo mentre si allenava. Con i numeri scritti per bene. Le linee marcate. Oggi quella pista è un monumento all’incuria e all’abbandono. Eppure si allenano ancora. Stamattina qualche ragazzino scattava sotto gli occhi e agli ordini di un istruttore.

Il salto in lungo, quello no. Quello nessuno si azzarderà a provarlo. Sono cresciute le erbacce su quella sabbia che nel frattempo si è cementificata.

La pista di atletica del San Paolo

Il San Paolo per Cristiano Ronaldo

Stamattina c’erano un po’ di giornalisti, fotografi, operatori tv allo stadio San Paolo. Il Comune ha mostrato i lavori di ammodernamento. La nuova sala stampa, con quattro bagni, l’ingresso spostato al centro dalla parte delle tribune, il rifacimento di un paio di ascensori (non la sostituzione, una sorta di tagliando) e soprattutto lo spogliatoio del Real Madrid. Non lo spogliatoio della squadra ospite. Del Real Madrid. In cui sarà apposta una veduta di Napoli con la scritta “benvenuti nel paese del sole”.

C’è un senso profondo di disagio che avvolge chi scrive da quando è cominciata la sfida al Real Madrid. La trasferta con al seguito un premio Oscar, un attore tifoso del Napoli e un fu leader della sinistra. Una sorta di gita, si va in società. Con l’abito buono. E infatti poi quando le cose vanno male, logicamente male, qualcuno perde le staffe.

Come col G7

Il senso d’inferiorità del Napoli (e di Napoli) nei confronti del Real Madrid si avverte in questa corsa all’appuntamento. Quest’ansia da partecipazione al gran ballo delle debuttanti. E sì, non si può criticare il Comune per aver eseguito lavori di ristrutturazione, sarebbe folle e autolesionistico. Ma si ha l’idea della solita approssimazione che chissà se un giorno abbandonerà Napoli. In fin dei conti, non è cambiato poi molto da quel che avvenne nel 1994 quando Napoli ospitò il G7 con il rifacimento dei marciapiedi di corso Umberto e la tinteggiatura dei palazzi alle spalle di San Francesco di Paola, quelli che sovrastano piazza del Plebiscito. Non è diverso dalle strade rappezzate alla buona per il Giro d’Italia.

Saremo tutti col vestito buono, il nodo ben fatto (un tantinello abbondante) alla cravatta, per accogliere Cristiano Ronaldo e i suoi. Guidati da Florentino Perez e Zinedine Zidane. Sembriamo quelli che aspettano il Rex. Nella speranza che la Gradisca non sia Reina. O forse la Gradisca siamo tutti noi. Che in fin dei conti non sappiamo perché quella pista di atletica leggera sia stata ridotta così. E nemmeno lo chiediamo. Tanto sappiamo che la risposta non la conosce nessuno.

Il salto in lungo al San Paolo trasformato nella piscina di Fantozzi

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