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Il nuovo Napoli di Sarri è uno stato mentale

Turn over, pragmatismo e consapevolezza. Il Napoli batte il Genoa senza strafare e nello spogliatoio le frasi di Sarri rivelano il lavoro in atto. Madrid non è un dentro o fuori.

Il nuovo Napoli di Sarri è uno stato mentale
Maurizio Sarri fotografato da Matteo Ciambelli

È l’atteggiamento mentale che rovescia le partite, non l’atteggiamento tattico.

Questa frase, pronunciata da Maurizio Sarri ieri sera in conferenza stampa, spiega meglio di mille analisi la trasformazione del nostro allenatore e quindi del Napoli. Sarri è decisamente diventato un’altra persona negli ultimi due mesi. Lo sottolineiamo spesso sul Napolista. E non finisce di stupirci. Ieri sera, a fine partita, dopo il 2-0 sul Genoa, non ha fatto nulla per nascondere la propria soddisfazione. Il Napoli aveva superato l’esame: vincere senza patemi e con poche accelerazioni. “Partita seria” l’ha definita Sarri che ha ricordato il Callejon di qualche tempo fa. Chissà che cosa intendono nello spogliatoio del Napoli per partite poco serie. Forse quelle in cui a tanto esercizio estetico corrispondono pochi frutti. Non sappiamo. Partita seria. “E squadra matura”. E la frase che abbiamo messo in calce.

Non c’è l’obbligo di divertire

Napoli maturo al punto che qualcuno ha storto il naso perché nel primo tempo – in realtà nei primi trenta minuti – gli azzurri non si sono mai resi pericolosi e hanno – moderatamente (nemmeno un tiro in porta) – sofferto gli avversari. Come se il Napoli dovesse dimostrare sempre qualcosa. La Juventus può essere inguardabile a Crotone in attesa del gol. Il Napoli no. Il Napoli deve obbligatoriamente far divertire. Come se fossimo i pazzarielli della situazione. E qui non possiamo non pensare ad Allegri («Se volete divertirvi, andate al circo»).

Il Sarri pragmatico

Questi due mesi ci hanno consegnato un Sarri pragmatico come non ce lo saremmo mai aspettato. Ovviamente al tecnico toscano piace sempre il bel calcio. Non conosce altro modo per andare in rete. Ma sta insegnando ai suoi ad alzare il piede dall’acceleratore. Se vuoi arrivare fino in fondo, non puoi andare sempre a tutta. Il campionato, così come ogni altra competizione, è una gara di mezzofondo. Deve farti trovare pronto al momento opportuno, capire quando è il momento di accelerare e quando di rimanere al tuo posto, meglio se nelle posizioni di testa.

Due punti in più dell’andata

Il Napoli del girone di ritorno ha due punti in più rispetto a quello dell’andata. Non è a punteggio pieno per il pareggio contro il Palermo. I numeri del Napoli impressionano. Non perde dal 29 ottobre, Juventus Stadium, due a uno per loro. Da allora, in campionato, nove vittorie e quattro pareggi. Tre al San Paolo, contro Lazio, Sassuolo e Palermo. Uno a Firenze. I risultati utili consecutivi diventano quindici con le due vittorie in Coppa Italia. E diciotto con i pareggi contro Besiktas e Dinamo Kiev e il successo a Lisbona sul Benfica. Non male.

Una squadra europea

Ma sarebbe un elenco sterile di ottimi risultati se non fosse accompagnato da un processo di trasformazione che oseremmo definire politico. I battibecchi a distanza tra Sarri e De Laurentiis sono un lontano ricordo. Quelle battute dell’allenatore che etichettavano la campagna del Napoli come un mercato di prospettiva non le ascoltiamo più. Sarri ha tra le mani una squadra europea, perché in Europa a ventidue o ventitré anni non sei giovane, sei un calciatore fatto e finito. Che ovviamente può migliorare ancora. Come Milik. Come Zielinski. Come Diawara. Come Rog cui Sarri ha fatto giocare un altro quarto d’ora ancora una volta ben sfruttato dal croato.

Madrid

Ci è parso molto lucido Sarri, anche nelle poche battute dedicate al Real Madrid. Nessun atteggiamento guascone ma nemmeno una resa preventiva. Anche in questo, Sarri è cambiato. Ieri sera il Napoli è parsa una squadra dormiente, pronta a scattare, consapevole. Che bella parola: consapevole. Sia mentalmente sia fisicamente. Ne ha dato dimostrazione in qualche accelerazione nel secondo tempo. La testa è a Madrid, è naturale. Parliamo di una sfida che vale una vita intera. Una delle partite più importanti della storia del Napoli. Una partita – non dimentichiamolo – che rappresenta già una vittoria. Senza per questo rinunciare a giocarla, ci mancherebbe. Sono due mesi che Sarri sta lavorando sulla testa della squadra. Probabilmente proprio in vista di Madrid. Ne parleremo in questi giorni. Non si parlerà d’altro. Giustamente.

Non è un dentro o fuori

È una partita che non potrà mai essere un dentro o fuori per il Napoli. Eliminare il Real Madrid sarebbe un risultato storico. Ergo, uscire negli ottavi di finale non potrà mai rappresentare un contraccolpo mentale. A Madrid il Napoli non ha nulla da perdere. Non deve smarrire questa leggerezza. È l’unico vantaggio che abbiamo. Preserviamolo. Nella speranza che se ne aggiunga un secondo: la sottovalutazione da parte degli avversari. Per il resto, non possiamo che gioire per la svolta impressa dal tecnico dallo scorso dicembre. Il Napoli ha battuto il Genoa con Maggio e Giaccherini. Diawara ha superato gli 800 minuti in Serie A quest’anno. Siamo lontani anni luce dall’undici titolare dello scorso anno in cui persino Mertens era una comparsa.

Il nuovo Napoli arriva a metà febbraio in maniera decisamente diversa rispetto a dodici mesi fa. Siamo ancora in tre competizioni. Stiamo vivendo un evidente processo di crescita. Abbiamo metabolizzato il turn-over. Non ci lamentiamo nemmeno del calendario, almeno fin qui. E, quando vogliamo, giochiamo da urlo. Non resta che recitare un celebre slogan dell’Amaro Lucano.

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