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Mai così forte il Napoli fuori casa: ha vinto 7 partite su 12 e segnato 30 gol

Ancora con questa storia della partita del riscatto, mentre il Napoli da anni ha dimostrato di essere in continua crescita.

Mai così forte il Napoli fuori casa: ha vinto 7 partite su 12 e segnato 30 gol
Il Napoli festeggia il gol di Hamsik contro il Chievo

La “partita del riscatto”, ma quale riscatto

Domenica mattina ho scoperto che Chievo-Napoli doveva essere la “partita del riscatto”. Una definizione che mi ha alquanto meravigliato.

Ho anche letto “Dimenticare Madrid”. Non so onestamente, a parte i tifosi più ottimisti, in quanti avessero immaginato una spedizione vincente in casa della squadra più titolata al mondo.

È per questo motivo che non mi spiego l’ennesima atmosfera da ultima spiaggia che ha circondato il Napoli di ieri a Verona. Anche perché, ammesso e non concesso che quella del Bentegodi fosse l’ennesima prova di maturità, il Napoli ne aveva già superate altre in questa stagione.

Anche se poi media, social e tifosi tornano periodicamente a dubitare sulle qualità di squadra, tecnico e società ad ogni risultato negativo, come se il calcio, e lo sport in generale, ammettessero solo la vittoria come risultato accettabile.

L’eterna operazione nostalgia

Bene, mi convinco che il Napoli ha dato questa fatidica prova di maturità, semmai ce ne fosse bisogno, e nel frattempo torno a pensare a quanto ancora una volta, tra i tifosi in città e sui social network, il passato abbia preso tanto spazio anche in quest’ultima settimana. Per carità, Real Madrid-Napoli si prestava correttamente ad un’operazione nostalgia tutta napoletana. Il problema resta invece l’incapacità di fare un confronto sereno tra quest’epoca calcistica e quella di trent’anni fa. Tanto per cominciare, già abbiamo ricordato come anche il Napoli di Maradona, supportato dai grandi campioni dell’epoca, uscì sconfitto dal Bernabeu.

Lungi da me proseguire con lo stucchevole paragone quotidiano tra due epoche calcistiche lontane come due ere geologiche, anche perché di mezzo ci sono sempre quei due scudetti mai più neanche sfiorati da quando il Napoli, tornato ad alti livelli, si è dovuto ripetutamente inchinare ai record della Juventus.

Il Napoli di Vinicio vinse una sola volta in trasferta

Però la vittoria di Verona mi dà lo spunto per porre l’accento su alcuni numeri che il Napoli ha prodotto negli ultimi cinque anni, ed in particolare i risultati del Napoli in trasferta. Si tratta di una novità assoluta per la storia di questa società.

L’incapacità di massimizzare i risultati delle gare fuori casa è stato da sempre il tallone d’Achille del Napoli, spesso imbattibile tra le mura amiche, quanto fragile in trasferta.

L’esempio più importante è quello del 1974-75, stagione in cui il Napoli arrivò secondo ad appena due punti dalla solita Juventus. Gli azzurri vinsero una sola partita (su quindici) lontani dal fortino del San Paolo, stadio nel quale invece inanellarono tredici successi. Eppure si trattava del Napoli di Vinicio, una squadra ricordata per il gioco più offensivo nella storia del Napoli prima dell’avvento di Maradona.

Si racconta da più di quarant’anni di uno scudetto perso solo per un gol di “core ‘ngrato” Altafini, già calciatore azzurro (poi regolarmente tesserato per la Juventus, quindi con tutto il diritto di fare gol anche nella porta del Napoli), che ci condannò con un perfido gol dell’ex ad un soffio dal fischio finale di una combattutissima Juventus-Napoli.

Nemmeno con Maradona così bene in trasferta

Piuttosto che relegare il tutto all’oleografia delle “lacreme napulitane a Torino”, sarebbe stato meglio ricordare che appena tre vittorie esterne al posto di tre pareggi avrebbero portato il primo scudetto a Napoli, con ben 12 anni di anticipo sull’era Maradona.

Neanche l’arrivo del più grande calciatore di tutti i tempi invertì del tutto questa tendenza.

Nei cinque anni migliori di quel Napoli, ovvero dal 1985-86 fino al 1989-90, il Napoli vinse 28 partite fuori casa su 79, con una percentuale del 35%.

I gol segnati in trasferta, nei cinque campionati in esame, furono in totale 80, con la media di circa un gol a partita.

Solo nell’anno del primo scudetto la percentuale di vittorie esterne fu più alta, anche se i due unici scudetti della storia azzurra furono vinti soprattutto in casa, con il San Paolo che restò inespugnabile.

In particolare, nel campionato 1989-90 il Napoli campione vinse appena 5 partite su 17 in trasferta, mentre al San Paolo collezionò ben 33 punti sui 34 disponibili, sul totale di 51 che consegnarono lo scudetto agli azzurri. Una squadra tanto forte in casa quanto spesso timida in trasferta, capace di battere tutti al San Paolo e di pareggiare invece a Bari, Cesena, Lecce e persino a Cremona e Udine (con una rimonta in extremis), contro squadre che sarebbero poi retrocesse.

La crescita del Napoli è figlia di un percorso

Il Napoli attuale viaggia in trasferta a medie ben più elevate. In questo torneo è già al 58% di partite fuori casa vinte (7 su 12), con un bottino finora di 30 gol realizzati (2,5 a partita).

La differenza tra rendimento casalingo e in trasferta è molto simile. 30 punti su 39 in casa (77%) e 24 su 36 in trasferta (67%).

Tutto ciò non è casuale, perché il Napoli negli ultimi cinque anni, pur se con tre diversi allenatori, ha vinto 42 partite su 88 in trasferta (quasi il 48%), e ha segnato 149 gol, ovvero 1,7 a partita.

Il Napoli sembra finalmente aver raggiunto quegli standard che contraddistinguono le grandi squadre del calcio moderno, ovvero giocare allo stesso modo in casa ed in trasferta, puntando sempre ad ottenere il massimo.

Lo può fare segnando gol a grappoli, oppure soffrendo. Può offrire prestazioni scintillanti, o al contrario più opache, o può addirittura accusare vistosi cali fisici da post Champions League come è avvenuto ieri contro il Chievo.

Però il Napoli, al netto delle amnesie difensive, sembra essere sempre più sul pezzo.

Il Napoli sta cancellando tradizioni e campi maledetti

Il Napoli sta cancellando tradizioni e campi maledetti, macinando gioco e punti.

Arriveranno altri esami di maturità, e quella dannata paura che attanaglia noi tifosi prima di ogni partita “decisiva” inizierà a cedere il posto alla sicurezza che, ovunque si giochi, la nostra squadra del cuore ci proverà.

E che prima o poi non ci saranno più campi “impossibili” da espugnare.

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