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Il Napoli ha vinto perché ha saputo riconoscere il tempo della partita

Napoli-Genoa, l’analisi tattica. Zielinski e Mertens decisivi, buona partita di Maggio. Genoa da applaudire per la ricerca dell’autodeterminazione.

Il Napoli ha vinto perché ha saputo riconoscere il tempo della partita

Tempo

Napoli-Genoa è stata una questione di tempo. È stata tutta una questione di tempo. Riconoscere, interpretare, gestire il tempo. Il tempo che è servito al Napoli per “far sfogare” il Genoa, il tempo massimo per l’aggressività a tutto campo della squadra di Juric. Il tempo perfetto tra l’inizio della ripresa e il gol di Giaccherini, il tempo di gestione finale – con cambi e modifiche tattiche futuriste – che schiude al meglio il portellone del volo Napoli-Madrid.

Lele Adani, uno che di calcio ne capisce abbastanza, ha commentato Crotone-Juventus. In un momento di stasi del match, durante il primo tempo, ha detto una frase: «Nel calcio, la cosa più importante di tutte è la scelta del tempo». Si riferiva all’anticipo del difensore e all’inserimento dell’attaccante, ma il concetto è espandibile. Si può estendere a tutto il discorso sul gioco. Quando il Napoli è bravo (e fortunato) nel poter determinare il suo tempo, come ieri sera e non come contro il Palermo, per dire, è ormai quella squadra definita da Sarri nel postpartita. Una squadra «seria e matura». Tatticamente, il discorso parte da questa immagine qui.

Sette minuti di gioco, e il Genoa è super aggressivo. I famosi duelli uomo su uomo sono esasperati, “esistono” fino a una situazione statica come una rimessa del Napoli in zona difensiva. Fuori dall’inquadratura, altri quattro calciatori in maglia rossoblu nella metà campo del Napoli.

Juric ha provato a ripetere il canovaccio che, nelle ultime tre sfide tra azzurri e grifoni, ha portato a due pareggi senza gol a Marassi e a una vittoria tirata per i capelli, con un gran gol di Higuain nel finale, nel match giocato al San Paolo l’anno scorso. Solo che, per sua sfortuna, la tenuta fisica del Genoa non è (da tempo) brillante. Quindi, dopo circa 20 minuti di pressione asfissiante e assoluta, i liguri hanno dovuto ripiegare.

I numeri, lo sapete, non mentono quasi mai. Le stats dei primi venti minuti, prima del cambio Orban-Gentiletti, dicono che il Genoa ha tirato due volte verso la porta azzurra (zero tentativi per il Napoli), che il possesso palla è stato abbondantemente favorevole alla squadra di Juric (57% a 43%), che i rossoblù hanno recuperato più palloni (4 a 2). Insomma, una partita nettamente favorevole agli ospiti, ben messi in campo ed equilibrati, capace di togliere aria alla manovra azzurra e di ripartire con continuità. In pratica, è mancata solo la brillantezza negli ultimi metri per spaventare davvero il Napoli.

La gestione del tempo

Dopo il ventesimo, anche a causa dell’infortunio che ha tolto da mezzo Gentiletti, è venuto fuori il Napoli. Non che la squadra di Sarri si sia resa protagonista di chissà quale mirabolante interpretazione tattica, è semplicemente che il Genoa non poteva continuare così. Non poteva averne per 90′, con quella intensità. Ecco che, allora, il Napoli comincia a prendere in mano il dominio del pallone e quindi del gioco. Ecco che il Napoli comincia a gestire a proprio piacimento il ritmo della partita.

Sarri, nel dopopartita, dirà che la squadra ha regalato 25′. Vero, se non fosse che quello è un tempo fisiologico per far stancare letteralmente il Genoa. Anche in questo caso, i numeri dicono tanto se non tutto: bastano i restanti 25′ di gioco della prima frazione per portare il possesso del Napoli fino al 56%, per portare il numero di conclusioni fino al 9-3 in favore degli azzurri. Insomma, il solito Napoli. Sotto, una rappresentazione grafica di questo discorso.

A sinistra, tutti i palloni giocati durante Napoli-Genoa dal 1′ al 20′ di gioco. A destra, lo stesso grafico riferito al periodo 21′-45′. In arancione, i palloni giocati dal Napoli. In azzurro, quelli giocati dal Genoa. Quelli a cui fa seguito una linea sono tiri verso la porta.

Il tempo di capire

Il gol di Zielinski è un atto di comprensione della partita. Da parte di Mertens, come spiegato da Sarri nelle interviste postgara. Il belga, per sfuggire alla disparità nel duello fisico nei confronti dei centrali del Genoa, doveva uscire e venire a giocare il pallone in zone lontane dal centro dell’area. Succede proprio questo.

Hamsik ha giocato un pallone largo, Ghoulam appoggia l’azione sul lato forte. Interscambio di posizione Mertens-Insigne, il belga è più esplosivo sul breve e lascerà sul posto il suo avversario diretto. Zielinski non attacca l’area, arriverà perfettamente a rimorchio sul rilancio corto della difesa del Genoa.

L’azione del primo gol è il modo migliore per sfruttare le qualità del belga, anche nel nuovo ruolo. Soprattutto contro un sistema di marcature a uomo come quello di Juric, la capacità di Mertens di saltare l’uomo può creare scompensi forti in zone avanzate di campo. A quel punto, la perfetta lettura situazionale di Zielinski chiude al meglio una manovra nata da una rimessa laterale sulla linea laterale destra, con un incrocio Maggio-Giaccherini. Nel gol, sono coinvolti praticamente tutti i calciatori di movimento meno il trio difensivo Albiol-Diawara-Koulibaly. La palla viaggia da una fascia all’altra, eppure il Napoli reagisce in maniera preordinata e armonica. In realtà, reagire non è il termine giusto. Perché è il Napoli che gestisce il cambio di fascia, non si fa gestire. È un piccolo manifesto del gioco di possesso posizionale impostato da Sarri.

La fine

A quel punto, la partita tattica è già finita. Il Genoa, semplicemente, non ha alcun tipo di arma offensiva per poter provare a rimettere in equilibrio non tanto il punteggio, quanto l’inerzia tattica del match. Su questo, ovviamente, ha un peso anche la sfortuna: dopo Gentiletti, è uscito anche Veloso nel primo tempo. Due cambi ruolo su ruolo che non permettono a Juric, a risultato compromesso, di cambiare molto pescando in panchina. Taraabt, di principio, poteva essere la scelta giusta per duettare bene tra le linee con Laxalt. Ma il marocchino è ancora lontano dai suoi standard.

Il secondo gol, arrivato a 20 minuti scarsi dal primo, è una conseguenza dell’atteggiamento lodevole (perché proattivo) del Genoa. Che ha impostato una gara prettamente difensiva, ma ha cercato l’autodeterminazione attraverso il pressing. Il baricentro medio dei rossoblu non è stato altissimo (44 m contro i 55 del Napoli), ma l’azione da cui si origina la rete di Giaccherini nasce proprio da un tentativo di rimanere all’interno della partita.

La squadra di Juric è passata alla difesa a quattro, la linea è alta e Mertens è sempre e comunque più veloce di Burdisso. Lancio a scavalcare il centrocampo, il belga si incunea e supera il marcatore prima sullo scatto e poi con un gran tocco di fino. Giaccherini segue l’azione e mette in rete a porta vuota. Anche l’inserimento dell’ex Sunderland è agevolato dalla linea alta tenuta dal Genoa.

Sarri fa entrare Rog, Allan e Pavoletti. Sono stati tre ingressi positivi, ne parleremo dopo. Il 2-0 chiude definitivamente ogni possibilità di analisi concreta, e ci porta direttamente ai giudizi sui calciatori. Zielinski e Mertens, sono i migliori in campo al di là del contributo decisivo sui gol: per entrambi, 3 key passes e una pass accuracy positiva data la posizione in campo (83% per il polacco, 79% per il belga). Accanto a loro, buona partita per Ghoulam (9 cross tentati, 2 key passes e il 93% di accuratezza dei passaggi su 44 appoggi tentati) e Diawara (77 palloni giocati, primato in campo, e l’89% di precisione negli appoggi). Meno brillante Hamsik rispetto alle ultime esibizioni, Maggio leader negli eventi difensivi (10 in totale).

Poi, come vi avevamo promesso: Rog, Pavoletti e Allan. Sul croato pubblicheremo un pezzo a parte nel pomeriggio, perché l’idea di impostarlo come esterno destro atipico merita un approfondimento. Il brasiliano è apparso vispo e in palla, e rappresenterà un’alternativa importante da qui a fine anno. Per Pavoletti, primi movimenti risultati importanti per la squadra. L’azione del suo tiro sbagliato ci dice che l’ex centravanti del Genoa vive un momento difficile a livello di brillantezza fisica e quindi tecnica. Ma l’aderenza al gioco del Napoli esiste, è un’ipotesi possibile. È l’ultima buona notizia della serata, forse la più inutile in vista di Madrid. Anche questo ci dice che non c’era modo migliore per avvicinarci al match del Bernabeu.

Gabbiadini avrebbe attaccato la profondità, Pavoletti ha aspettato la palla. Poi ha tirato, invece di servire Insigne da solo. Ma quello è un particolare.

 

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