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Il Napoli: dalla Circumvesuviana ai voli internazionali, da Lanciano a Madrid

Lettera maligna e sarcastica di un tifoso del Napoli che, con la trasferta a Madrid, si è tolto una pietruzza che teneva nella scarpa da tempo.

Il Napoli: dalla Circumvesuviana ai voli internazionali, da Lanciano a Madrid

Inconscio e subconscio

Proprio perché siamo inguaribili sportivi e la nostra squadra del cuore – in questo caso il Napoli – sta sempre al centro del nostro piccolo universo personale, sognare una partita di calcio può simboleggiare nel nostro inconscio “il come” per noi la vita e l’amore siano motivo di competizione e il tentativo di volerci mettere costantemente alla prova, sfidando ipotetici avversari.

Può significare il desiderio di aspirare a qualcosa di grande e il cammino che stiamo affrontando per riuscire ad ottenere ciò che vogliamo, ma anche il modo in cui reagiamo di fronte agli ostacoli e alle avversità della vita: se nel sogno risultiamo vincitori, o se giochiamo una bella partita, ciò è indice di grande sicurezza personale e di consapevolezza delle proprie possibilità. Al contrario, se nella partita che stiamo giocando ci troviamo in campo ma siamo gli unici giocatori a non toccare palla, il sogno potrebbe nascondere un senso di inadeguatezza, il timore di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati o la paura di uscire sconfitti nel confronto diretto con gli altri.

Ma sognare, scomodare Freud è imbarazzante, appartiene all’inconscio appunto, a quella parte del nostro “io”che non riusciamo a governare e di cui non abbiamo consapevolezza. Esiste però  il subconscio che è invece quella condizione del nostro essere di cui, allo stato, non sappiamo nulla, depositata  è dimenticata nei contorti meandri  della nostra pancia ma che possiamo far emergere dall’oblio solo se “qualcuno ci da un cazzotto nello stomaco “.

T3 di Fiumicino

Stamattina ho ricevuto quel pugno ed ho assunto consapevolezza di essere tifoso di una delle squadre più importanti d’Europa. “Quel cazzotto” ha assunto le sembianze del terminal T3 dell’aereoporto di Fiumicino. “Quel cazzotto” mi ha svegliato dal sogno e mi ha riportato nel mondo del conscio, della consapevolezza, del risveglio, della certezza. La certezza che iniziavo il percorso che mi porterà, da tifoso del Napoli, a vivere la pagina storica della partita di Champions League contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu. Una consapevolezza che, come naturale anti depressivo, tende a rimuovere le delusioni del passato e soprattutto a cancellare altre pagine buie della nostra storia.

Il progresso, come sappiamo, è sinonimo di processo di avanzamento, miglioramento, di sviluppo, di benessere. Storicamente questo termine ha accompagnato l’uomo ( e il tifoso) durante la sua evoluzione; il progresso non è che una propensione naturale dell’uomo (e del tifoso), una tendenza innata alla totalità, a cercare una spiegazione globale ed assoluta. Per questo motivo l’uomo (e il tifoso) fin dall’antichità cerca di superare i limiti dell’esperienza delle epoche precedenti. Il progresso, soprattutto quello tecnico e oggi quello tecnologico, ha fatto parte della cultura occidentale in tutto il Novecento, fino a giungere ai giorni nostri.

Il progresso scientifico e tecnologico ha infatti innegabilmente migliorato la nostra vita con una serie di scoperte e di invenzioni che hanno permesso all’uomo (e al tifoso) di aumentare la sua aspettativa e tenore di vita, di rendere più efficiente il suo lavoro, di incrementare e migliorare le tecniche produttive ma soprattutto di avvicinare luoghi, che nelle epoche precedenti sembravano inarrivabili, attraverso un efficiente sistema di trasporti.

Rimuovere

Il progresso, così raccontato, sembrerebbe quindi rappresentare un processo assolutamente positivo, ma i sacrifici e le conseguenze di tale fenomeno evidenziano molti aspetti negativi. Uno fra tutti la rimozione delle miserie vissute, delle arretratezze superate, delle sconfitte subite. Come sono lontani i tempi in cui la squadra doveva prendere i treni locali o  regionali per incontrare su campi polverosi squadrette i cui tifosi, sempre abituati a campionati di serie inferiori, ci sfottevano (o insultavano) con cori incitanti il solito Vesuvio o il vaticinio di rimanere in serie C (o B).

Stamattina io e tanti altri napoletani pigliamo un volo internazionale per Madrid. Loro continuano a sottoscrivere l’abbonamento alla circumvesuviana. Jamm’ bell’.

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