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Marek Hamsik, abbiamo visto il fuoriclasse definitivo

Il primo gol, più che la tripletta, è l’emblema di una crescita assoluta e di una assoluta consapevolezza di forza. Manca poco per chiudere il cerchio perfetto.

Marek Hamsik, abbiamo visto il fuoriclasse definitivo

Il tuffo di testa di Hamsik

Il primo gol realizzato questa sera è l’assoluta compiutezza del suo percorso con la maglia del Napoli. È, innanzitutto, l’Hamsik che abbiamo sempre conosciuto e apprezzato. Il fiuto per l’occasione, la lettura dell’inserimento, il movimento giusto per creare problemi all’avversario. In più, c’è il colpo di testa che è un colpo da biliardo. Quella è consapevolezza, perché con un pallone colpito così, con quella precisione, Hamsik ti sta dicendo che lo sa già. Lo sa già come deve fare per segnare, qual è il modo migliore. Lo sa già che Mirante non potrà mai arrivarci, perché è roba da goniometro. Lo sa già che la sua esultanza sarà un fermo immagine di sé stesso. Quello che serve. Marek Hamsik.

Gli altri due gol, più un terzo clamorosamente divorato a tu per tu con Mirante (prima degli altri due) sono una parte secondaria del pacchetto. Una parte importante, ma secondaria. Perché Marek ha giocato una partita stupenda al di là delle conclusioni, dei gol, degli splendidi tiri di destro nel sette di un incolpevole Mirante. Marek Hamsik ha giocato in maniera simile al Marek Hamsik che è stato costruito in dieci anni di Napoli, e che si sta compiendo come un fuoriclasse assoluto davanti ai nostri occhi. Compirà trent’anni a luglio, Marek Hamsik. Lo abbiamo visto crescere, migliorare, sbagliare, diventare quello che è. Non l’abbiamo mai visto così, così forte. 

Completezza

Sì, forte. Che è una cosa diversa dal “determinante” del passato, perché uno che è determinante determina qualcosa, appunto. E può sembrare una definizione limitata, perché quel qualcosa può non contemplare il tutto. Hamsik non è più solo determinante perché orienta il risultato, ma è forte che vuol dire completo. È forte che vuol dire necessario, sempre, al gioco del Napoli. Stasera, quando Sarri ha pensato (bene) di togliere l’ammonito Diawara e di “levare occasione” al Bologna, al centro del campo ci è andato lui. A dirigere il traffico e i palloni, a far ripartire la squadra. C’è un lancio ad occhi chiusi, per Zielinski nel secondo tempo, che è roba da Pirlo formato cresta. È roba di questo Hamsik 2.0 o anche 3.0, automa frutto di una costruzione dell’atleta che si sta evolvendo in un rammendo del fuoriclasse. Abbiamo scelto rammendo non a caso: un grande calciatore si costruisce, ma la differenza col fuoriclasse la fanno i dettagli. Quelli piccoli, che solo con ago e filo vengono bene.

Mancano due cose, a Marek Hamsik, per chiudere il suo cerchio perfetto. Una consacrazione davvero internazionale e un grande titolo con il suo Napoli. Per la prima, appuntamento tra dieci giorni al Bernabeu. C’è un tentativo in palio. Per il secondo, vediamo. Con un Hamsik così, che magari non ce lo si aspettava, è bastato aspettare. Potrebbe essere un’idea.

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