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Tifoso del Monaco, sei felice di aver giocato così bene e aver perso contro il City di Guardiola?

Analisi post di un match splendido, giocato alla grande dai francesi ma vinto dai più forti. C’è qualche analogia con Madrid, tranne che nei nostri giudizi.

Tifoso del Monaco, sei felice di aver giocato così bene e aver perso contro il City di Guardiola?

Interrogativo perenne

La domanda che vorremmo fare a tutti i tifosi del Monaco: siete usciti soddisfatti e sazi di calcio (come noi) dalla sfida dell’Etihad Stadium? Si badi: non gli chiederemmo se e quanto fossero incazzati. Qui parliamo di senso di appagamento calcistico, che è un po’ diverso dal senso di appagamento del e dal risultato. Anzi, è molto diverso. È proprio questo il punto centrale della discussione: il tifoso del Monaco deve ritenersi soddisfatto della sua squadra dopo il 3-5 di Manchester?

Che poi, in misura più o meno simile, è la stessa cosa che ci siamo chiesti noi dopo Madrid. Distanza di gol uguale, distanza in campo diversa: il Real Madrid è molto più forte del Napoli rispetto a quanto il Manchester City sia più forte del (fortissimo) Monaco. Ma, più o meno, siamo sullo stesso campo d’azione. Un top club ricchissimo da una parte, un progetto di giovani e bel gioco dall’altra: 5-3 e 3-1, con un 2-0 in casa ci si qualifica. Però, si è giocato occhi negli occhi contro i fenomeni. Può bastare, questo, per essere felici della propria squadra?

Oggettività e soggettività

Ovviamente, c’è una differenza oggettiva tra il Napoli e il Monaco: la squadra di Sarri, al Bernabeu, non ha mai (o quasi) tirato in porta. Il Monaco, in Inghilterra, ha addirittura dominato il match per larghi tratti. Tra il vantaggio del City e il fischio finale del primo tempo, i ragazzini di Jardim hanno letteralmente imperversato sulla pelle dei mostri di Guardiola. Che, sorpresi e attoniti, hanno fatto fatica a contenere. Anzi, non hanno contenuto: 1-1, 1-2 e il rigore fallito da Falcao. Che poteva valere l’1-3. Il colombiano si è rifatto con un gol favoloso. Lo stesso aggettivo che So Foot assegna alla partita, definita «uno dei motivi per cui ci ricordiamo di amare il calcio». Ecco, appunto.

Torniamo al punto di partenza: qual è il giudizio soggettivo quando una squadra più forte batte una più debole dopo una partita così aperta? Positivo, ci viene da dire. Anche se la difesa del Monaco ha ballato da un certo punto in poi. Anche se, dallo stesso punto in poi, come scrive anche So Foot, «la squadra di Jardim è crollata fisicamente e ha lasciato campo libero ai dieci minuti che hanno cambiato la storia del match». Qui, su questa parte dell’inesperienza, il Monaco ha perso la partita. Ha rischiato di vincerla, ma l’ha persa. Inadeguatezza a certi livelli. Il Napoli, da par suo, ha pagato un’altra parte della sua inadeguatezza a livelli ancora più alti (ci perdoni, Guardiola). Ha giocato come sa per troppo poco tempo, al Bernabeu. Mancanza di personalità, più errori difensivi. Ma anche merito dell’avversario. Sarri non ha mai rischiato realmente di vincere, ma allo stesso modo è andato a un passo dal 2-3.

Ovviamente, queste sono tutte impressioni. Tranne l’occasione di Mertens: quella è realmente, fattivamente, uscita di pochi centimetri.

L’Europa, le partite aperte

Alla fine, però, il risultato finale è molto simile. E ci dice che, nei ritorni al San Paolo e al Louis II, Napoli e Monaco possono sognare l’impresa. Questo è un dato di fatto: Napoli e Monaco possono realmente, e realisticamente, sperare di eliminare Real Madrid e Manchester City. Certo, serviranno due tipi diversi di partite perfette: da una parte la personalità di entrare in campo senza timori reverenziali, dall’altra una gestione migliore della difesa e delle energie fisiche. Così, forse, i piccoli potranno provare a spaventare i grandi.

Eppure, come dire, c’è un retrogusto di soddisfazione nel ripensare a Real Madrid-Napoli dopo aver visto Man City-Monaco. Perché basta leggere i giudizi dei giornali spagnoli del giorno dopo, per accorgersi che – più o meno – sono simili a quelli di So Foot. Per accorgersi che, nei racconti al di là della frontiera, il Napoli ha fatto una figura abbastanza positiva. Forse non impressionante come quella del Monaco, ma siamo nello stesso gruppo narrativo. Una squadra che è andata in casa dei più forti a giocare a calcio, che ha palesato valori, che ha impersonato uno stile. Il Napoli, nell’Europa dei grandi, ha dimostrato di poterci stare. Alla grande, dopo una figura non pessima contro il Real Madrid. Dopo una partita difficile, a senso unico, ma comunque aperta. Ancora miglior figura ha fatto il Monaco, certo. Noi siamo ben lontani dalla squadra di Jardim, che è andata a imporre calcio al Manchester City. Volessimo fare i pignoli, però, faremmo un confronto Real-Man City. Ma non lo faremo. Oppure l’abbiamo già fatto, oppure non ce n’è bisogno.

L’Italiani’s Karma

C’è un retrogusto un po’ più amaro, però, se andiamo indietro nel tempo di una settimana e leggiamo i commenti degli italiani al match del Bernabeu. Italiani sono i nostri lettori, italiano è De Laurentiis, italiani sono i giornalisti come Sconcerti. Uno che ha scritto di come il Napoli abbia «perso contro una squadra che sopravvive, che non è leggendaria». E che ha vinto due delle ultime tre Champions League. Ne abbiamo già parlato, è una specie di retaggio genetico-culturale che da queste parti ci trasciniamo dietro. L’Italiani’s Karma, che ci oscura la vista e ci fa buttare all’aria quanto di buono fatto, visto e quindi costruito. Nel nome del solo risultato, che tutto inficia e tutto orienta.

Sì, è vero: il tifoso del Napoli e quello del Monaco, probabilmente, saranno pure felici. Ma tra due e tre settimane saranno fuori dalla Champions League. La felicità se la fanno all’insalata, per non essere triviali. Questo, però, è un pensiero soprattutto italiano. E, oltre che italiano, fa parte pure di una mentalità che non dovrebbe appartenere a chi sta cercando di crescere, chi non è ancora grande ma prova ad esserlo. Il Napoli, esattamente come il Monaco: stesso progetto, stesse idee, persino le stesse cessioni. Anzi, loro peggio. Addirittura peggio. Nelle ultime due estati, sono andati via dal Principato James Rodriguez, Kondogbia, Martial, Kurzawa. Falcao ci è ritornato per disperazione. Ne abbiamo pure “dimenticato” qualcuno. Eppure, su So Foot non sembrano così catastrofici. Sanno cos’è il Monaco.

Solo nell’ultima frase del pezzo, giusto nell’ultima frase, So Foot scrive: «Al ritorno, però, servirà un’altra difesa». Comprensibile, pure accettabile. Del resto, loro sono abbastanza vicini all’Italia. Dopo aver riconosciuto ed elogiato la bellezza, non potevano scappare del tutto.

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