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Lo stadio “dimezzato” della Roma: cubature al 50%, via le opere pubbliche. È un accordo al ribasso

Corsera e Repubblica “spiegano ” l’accordo al ribasso che ha portato al sì del Campidoglio: meno opere pubbliche, via le torri e la sensazione che il progetto sia “tutto nuovo, 2..0”.

Lo stadio “dimezzato” della Roma: cubature al 50%, via le opere pubbliche. È un accordo al ribasso

Un accordo

È andata, in qualche modo. La Roma avrà il suo nuovo stadio, “il tempo di costruillo”, per citare Mandrake di “Febbre da Cavallo”. Il riferimento cinematografico non è un caso: l’impianto sorgerà proprio a Tor di Valle, lì dove era stato inizialmente immaginato. È solo che verrà su diverso da come si era immaginato: ridotto, addirittura “dimezzato” secondo il Corsera. Che ne scrive in prima pagina, poi continua a pagine due. Una notizia di primissimo piano.

Il pezzo di riferimento si apre con le parole della Raggi: «Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima per gli allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido.» Insomma, abbiamo trasformato lo stadio in un’opera per Roma». Anche Baldissoni si dice «soddisfatto» e ringrazia la sindaca, a nome di Pallotta, per questo «giorno storico». È un accordo tra le parti, a sancire questa nuova era: tolte le cubature, i dirigenti della Roma hanno rinunciato alle opere utili.

Il nuovo progetto

Lo spiega così, il Corsera: «Il progetto prevede 500mila metri cubi al posto del milione previsto nel progetto originario (quello di Ignazio Marino). Il piano regolatore nell’area prevede un’edificabilità di 350 mila di metri cubi ma per la legge sugli stadi la struttura sportiva stessa e gli spogliatoi sono fuori da questo conteggio». Eppure, non tutto è ancora deciso o definitivo. Va modificata la delibera Marino, vanno risistemati altri punti fondamentali in riferimento al progetto originario del 2014: la conferenza dei servizi, i negozi, l’allungamento di un tratto della metropolitana “propedeutico” alla costruzione dell’impianto. Insomma, il sì definitivo avvicina la Roma al suo nuovo stadio. Ma c’è ancora tanto da lavorare, tantissimo.

Lo spiega anche Repubblica: «E pazienza se, insieme alle cubature, ci sarà da tagliare qualche opera pubblica: resta l’allargamento della Roma-Fiumicino, ma non la bretella di raccordo; si potenzierà la ferrovia Roma-Lido per portare i tifosi in treno, ma non si farà il ponte sul Tevere; verrà messo in sicurezza il fosso di Vallerano. L’importante, per il M5S, è che l’impianto originario ne esca a pezzi. Che si dia il senso di “un progetto nuovo, 2.0”. […] Alle dieci della sera Baldissoni e Parnasi varcano il portone di palazzo Senatorio. È fatta. Il problema se la conferenza dei servizi si dovrà interrompere e l’iter ricominciare tutto daccapo sarà un tema di domani. Stasera il Movimento festeggia. Insieme ai costruttori».

 

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