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Gabbiadini ringrazia tutti tranne Sarri: non è un caso, spiega il loro rapporto e l’inevitabile addio

Il post su Facebook di Manolo Gabbiadini mette fine a un rapporto che poteva essere e non è stato. Anzi, lo descrive perfettamente con il peso dell’assenza. Un peccato, ma succede.

Gabbiadini ringrazia tutti tranne Sarri: non è un caso, spiega il loro rapporto e l’inevitabile addio

Il peso dell’assenza

Abbiamo scritto dell’addio di Gabbiadini ai tifosi del Napoli. Del resto, è stata una scelta precisa di Manolo: Facebook, piazza pubblica, tutto si vede e si legge ed è passabile di giudizio. Nel mondo della comunicazione digitale, scrivere una cosa e farla/farsi leggere è una scelta. Esattamente come il contenuto, di cui parliamo adesso. Andiamo al di là di tutta la (bella) parte dei tifosi, dei sentimenti, dell’introversione e così via. Diciamolo velocemente: Gabbiadini non ha ringraziato Sarri. Ha ringraziato addirittura Benitez, ha fatto il nome del tecnico spagnolo. Non ha fatto quello di Sarri. Lo ripetiamo, è una scelta. Una strategia. Voluta, assolutamente voluta.

Oltreché voluta, è indicativa. Racconta e dice tanto, di un rapporto che doveva essere e in realtà non era mai stato. Fuga i dubbi: secondo Gabbiadini, la colpa della mancata esplosione di Gabbiadini ha un nome e un cognome, quindi un responsabile unico. Ed è Maurizio Sarri. 

Tattica? Umanità?

Ora, ognuno può interpretare a modo suo lo scritto, e pure il non scritto. Questione di incompatibilità puramente tecnico-tattica, quindi calcistica? Questione di rapporto umano deteriorato o mancante o nato male? Ecco, questo non si sa perché non c’è scritto apertamente. Neanche nell’era della comunicazione digitale. Ma conosceremo presto, giusto alla prossima conferenza stampa, la versione di Sarri. Che sarà minimal, già sentita e risentita. Già letta anche nel post di Gabbiadini su Facebook: “Con me, la media gol di Manolo è la più alta della sua carriera”.

In tutto ciò, a molti tifosi non è sfuggita la frase del tecnico toscano: “Il Napoli deve abituarsi ad avere un centravanti come Pavoletti”.  Un concetto che, in tale misura, non è mai stato formulato per Gabbiadini. O almeno non così apertamente, era più una cosa collettiva: “Dobbiamo adattarci agli attaccanti oggi a disposizione”. È stato una specie di mantra, per Sarri. Che però ha anche spiegato che una squadra non poteva snaturarsi per andare incontro a Gabbiadini.

Tutto è bene…

Per dirla in breve: Sarri non vedeva Gabbiadini. O meglio: non lo vedeva nel suo calcio, nel suo schema, nel suo Napoli. Ognuno gliene fa una colpa nella misura in cui crede, non è un delitto da Cluedo, è una semplice scelta tecnica. Probabilmente, solo tecnica. Potrebbe esserci qualche retroscena umano o comportamentale, non è dato saperlo. Di certo, nel caso, le insofferenze sono state “mascherate” bene da entrambe le parti in causa. Entrambi molto professionali, in pubblico. Tutto si è ridotto a una semplice questione di campo, che in qualche modo avalla ancor di più il finale di questa storia. La cessione, l’addio, il Southampton e questo cambio con Pavoletti dal risultato tutto da verificare. Non poteva che andare così, non c’era altra soluzione. Per Manolo, per il Napoli, per Sarri. Una storia triangolare che poteva essere e non è stata, semplicemente. Punto e a capo, pagina bianca. Succede.

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