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Per la prima volta i detenuti di Poggioreale (con le famiglie) in un museo, al Mann

La visita organizzata dal Mann, dal carcere e dal Napolista. La moglie di un detenuto: «La prossima volta speriamo che duri di più. E speriamo che ci sarà una prossima volta».

Per la prima volta i detenuti di Poggioreale (con le famiglie) in un museo, al Mann

Mann-Poggioreale andata e ritorno

Dopo mesi di lavoro e preparazione da parte del Museo Archeologico, dell’Istituto penitenziario e del Napolista, si è riusciti ad organizzare un doppio appuntamento per i detenuti del carcere di Poggioreale.

Il 21 febbraio il direttore del Mann Paolo Giulierini, accompagnato da Daniela Savy, è stato a Poggioreale per una lezione introduttiva per presentare il museo.

Questa mattina invece undici detenuti, accompagnati dalle famiglie, hanno partecipato a una visita guidata tra le statue della Collezione Farnese, gli affreschi pompeiani e le mummie della sezione Egizia.

Un esperimento ristretto ovviamente, appena undici su circa duemila. Una goccia nell’oceano direbbe qualcuno, senza conoscere le difficoltà burocratiche e logistiche che esistono nell’organizzare un’attività culturale al di fuori delle mura del carcere.

La prima volta in assoluto

A volerla dire tutta, questa al Mann è stata in assoluto la prima volta a Napoli, forse in Campania. Un primo passo speriamo per realizzare appuntamenti fissi da inserire nel programma di recupero e reinserimento sociale dei detenuti, come ha commentato il magistrato di sorveglianza Monica Amirante che ha partecipato alla mattinata al Mann «Questo è il nostro ruolo, il magistrato di sorveglianza è come un genitore. Non deve e non può abbandonare un detenuto, ma deve dargli la possibilità di conoscere le diverse realtà che ci sono, restituirgli la dignità. Oggi erano orgogliosi di aver portato qui le proprie famiglie e questo è importante per il ritorno ad una vita sociale.

È un’esperienza che darà loro il modo di saggiare un modo di vivere diverso, ma non possiamo vantarci di aver fatto nulla di eccezionale, anzi siamo addirittura in ritardo e dovremmo chiederci perché non l’abbiamo fatto prima. Queste cose dovrebbero essere la base»

«Cultura non significa noia e studio, ma guardare il bello e c’è tanto bello intorno a noi»

La lezione a Poggioreale

Si è spaziato dal Vesuvio alle catacombe di San Gennaro, dagli affreschi pompeiani al calendario del calcio Napoli, per raccontare il museo e le sue ricchezze. Una giornata intensa che non ha lasciato indifferenti relatori e pubblico, nonostante la spudorata ammissione del direttore del Mann circa la sua fede rossonera e la rivelazione che il sangue di San Gennaro non si sciolse il Milan vinse 3-2 sul Napoli.

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«Un’esperienza unica – ha commentato  lo stesso Giulierini concludendo – toccante a livello personale, ci si spoglia del proprio ruolo e ci sentiamo tutti uomini capendo che abbiamo tutti bisogno di un aiuto reciproco. Speriamo di poter far nascere altre forme di collaborazione. Lo scopo del Mann è quello di creare connessioni con la città e voi siete cittadini, vorremmo scambiarci delle esperienze per crescere tutti insieme. Questo è un modo di fare cultura applicata al sociale e quindi realmente utile perché rivolta alle categorie che ne hanno bisogno»

La visita al Mann

Questa mattina nonostante la giornata di chiusura c’era un’insolita fila dinanzi al Mann. Sono arrivati alla spicciola, ciascuno con moglie e figli, alcuni anche con i nipoti, , sembrava una gita, chiassosa ma ordinata.

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«È una giornata che abbiamo fortemente voluto e per cui abbiamo lavorato a lungo – ha salutato il direttore di Poggioreale Antonio Fullone – sono contento e soddisfatto che tutto abbia funzionato»

Risate, chiacchiere, ma anche tante domande e curiosità che hanno letteralmente travolto le guide messe a disposizione del Museo Archeologico. «Interessati e partecipi – racconta Annamaria – alcuni erano interessati al valore monetario delle opere, altri agli aspetti relativi alla vita quotidiana dei romani. Mi hanno chiesto se avevano il bagno a casa. Qualcuno ha tirato fuori i ricordi di scuola. Spesso portiamo in giro gruppi che non seguono e parlano al telefono, invece loro hanno fatto proprio il racconto anche se parlavamo di realtà così lontane»

«Si renderanno conto che c’è un’altra realtà»

Una piccola folla ad animare i corridoi vuoti del Mann nel suo giorno di chiusura al pubblico. Bambini che correvano tra le statue, visi curiosi, sorrisi timidi, occhi spalancati. Molto più di una visita guidata, molto più di una giornata di libera uscita. «Credo che sia stato molto importante per loro poter andare a vedere la propria città insieme alle famiglie come se fossero liberi – ha commentato la garante per i diritti dei detenuti Adriana Tocco –  Sono molto contenta perché anche se non capiranno tutto, si rendono conto che c’è un’altra realtà oltre il loro quartiere. Sono momenti importanti per preparare il reintegro».

«Ho portato tutti e tre i miei figli – racconta Vincenzo – per fargli vedere che abbiamo tante cose belle a Napoli che noi non conosciamo.  Personalmente sono anche curioso di vedere le statue a cui si è ispirato il calendario dei giocatori del Napoli»

«La prossima volta, se ci sarà, speriamo che duri di più»

Emanuel 15 giorni appena, non ha mostrato interesse per il museo, ma è venuto per conoscere zio Cristian, tra i detenuti in visita. «Se non avessi avuto quest’occasione lo avrei conosciuto solo a Pasqua, quando sarei potuto uscire per la licenza» . Perché anche chi può usufruire delle uscite premio non può farlo sempre e non quando vuole. 45 giorni all’anno preferibilmente distribuiti con le festività. Un concetto estraneo a noi che siamo padroni del nostro tempo e delle nostre scelte.

Marianna è venuta da Orta di Atella con i suoi 4 figli, è partita presto per passare a prendere Giovanni a Poggioreale ed essere puntuale qui alle 10.30. È entusiasta, non vorrebbe andarsene «La prossima volta speriamo che duri di più. E speriamo che ci sia una prossima volta».

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