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The dark side of De Laurentiis: che Napoli sarebbe stato a Verona senza il suo sfogo?

E se fossimo stati ingiusti con Don Aurelio? Il suo discorso madrileno può aver dato la giusta carica ai calciatori che sarebbero potuti anche cadere in depressione dopo il Bernabeu

The dark side of De Laurentiis: che Napoli sarebbe stato a Verona senza il suo sfogo?
Aurelio De Laurentiis

Ore 22.45 di mercoledì 15 febbraio 2017 – Madrid, interno stadio Bernabeu

Le postazioni delle tante emittenti televisive che hanno assistito all’evento calcistico appena concluso – Real Madrid vs Napoli – sono alla febbrile ricerca di protagonisti della sfida per portarli ai propri microfoni, e telecamere, e accaparrarsi, così, le prime valutazioni, a caldo, da offrire ai telespettatori.

Mediaset Premium è la più veloce nel portare ai suoi microfoni uno dei più ricercati (poi capiremo perché) protagonisti della serata: Don Aurelio, il Presidente del Napoli.

Don Aurelio, soprattutto dopo una sconfitta della “sua” squadra, è una vera manna per qualunque giornalista lo intervisti. Specialmente se gli intervistatori non sono propriamente dei simpatizzanti del Napoli.

Mai una scialba dichiarazione diplomatica

Don Aurelio non li delude mai. Non si tira mai fuori da domande imbarazzanti con un banale, quanto semplice: “abbiamo fatto la nostra partita, ma gli avversari, sul loro terreno, sono stati più forti; al ritorno tenteremo di ribaltare il risultato” e via, tranquilli e sereni tutti, a prendere l’aereo per tornare a casa.

No, don Aurelio non è, e di questo ce ne siamo resi conto in tante circostanze passate, un personaggio banale e conformista. Non si abbasserebbe mai a una scialba dichiarazione diplomatica che non metterebbe nella giusta luce il suo acume, la sua profonda conoscenza di schemi, tecniche e tattiche calcistiche.

Se poi nelle immediate vicinanze avverte la presenza di un microfono e una telecamera accesi, tra la sua bocca e questi aggeggi tecnologici nasce un improvviso e travolgente amore che travalica ogni remora perbenista, abbatte ogni limite di piccolo-borghese buon senso, e microfono-telecamera-e-parole diventano un tutt’uno, avvinghiati in un amplesso che non può concludersi che con un orgasmo mediatico dal quale finalmente escono stremati ma appagati (sì, anche il microfono e la telecamera).

“Non vorrei entrare nei dettagli tecnici della partita”

Eppure l’incipit era stato ragionevole e promettente: “non vorrei entrare nei dettagli tecnici della partita…” e poi… E poi, invece, c’è entrato. Eccome se c’è entrato.

Tra la gioia, mista a incredulità per l’inatteso regalo ricevuto, dei conduttori televisivi in studio che già pregustavano una settimana (ma forse anche di più, se gestita bene) di polemiche sui dissidi interni, su Sarri già praticamente esonerato, su rottura del giocattolo Napoli e via gioiendo.

Ho visto cose che voi umani…

Ho visto con i miei occhi il conduttore in studio di Mediaset fregarsi le mani (non è un’immagine metaforica, se le fregava davvero e il regista, un po’ distratto, lo ha inquadrato proprio in quell’attimo) mentre i suoi occhi non riuscivano a non essere ridenti.

Ho visto, da parte di ospiti ed esperti di tante emittenti televisive (nonché della carta stampata), avvoltoi catapultati sul ghiotto argomento, i mal riusciti tentativi di fingere, da coccodrilli, dispiacere per una squadra che “stava giocando il più bel calcio d’Italia, se non d’Europa e che ora invece, dopo queste esternazioni del Presidente, avrebbe dovuto necessariamente ridimensionare le proprie ambizioni” e, mentre presagivano questi scenari, ho visti che i loro occhi cominciavano di nuovo a brillare.

Tutto questo ho, anzi abbiamo – noi appartenenti a questa laica religione che si chiama Napoli (intesa come squadra o città o condizione dello spirito, è la stessa cosa) – tutto questo, dicevo, abbiamo visto e sentito in questa strana settimana trascorsa dalla sfida del Bernabeu.

E altro ci toccherà vedere e ascoltare finché il limone di questo accadimento mediatico non sarà spremuto fino all’ultima goccia.

Un’altra versione

Ma consentitemi, a questo punto, di tentare un’altra interpretazione dell’accaduto.

Un’interpretazione, se volete, alquanto fantasiosa, ma, proprio per questo, e lo sappiamo, forse più vicina al vero quando il vero ci sembra alquanto assurdo.

Riavvolgiamo il nastro per tornare alle 22.45 di mercoledì 15 febbraio 2017 all’interno della stadio Bernabeu di Madrid.

Aurelio De Laurentis si presenta davanti le telecamere di Mediaset e, compos sui, dichiara: “Abbiamo fatto la nostra partita, ma gli avversari, sul loro terreno, sono stati più forti; al ritorno tenteremo di ribaltare il risultato. Ora scusatemi ma ho un aereo che mi attende…” Saluta e va via.

La squadra torna a Napoli senza drammi ma con la consapevolezza, diciamocelo, di non aver disputato una delle sue migliori gare, di non averci messo la giusta “cazzimma”.

I calciatori sono un po’ depressi

I calciatori sono un po’ depressi. Hanno appena concluso un incontro che li ha svuotati fisicamente e mentalmente. Un incontro tanto atteso e tanto carico di aspettative e di promesse svanite non tanto per la sconfitta, che è stata onorevole, ma per il modo in cui si è concretizzata, per non essere riusciti a dare il meglio di sé stessi.

L’autostima cala. Il pensiero di non essere adeguati a quei livelli si insinua nella testa come un tarlo e l’autostima scende ancora.

Come sarebbe andata al Bentegodi?

Si arriva così, al 19 febbraio, al Bentegodi in una giornata che può essere paragonata al 26 dicembre.

Il 26 dicembre è la giornata più sfigata dell’anno: dopo la festa e i fasti della giornata precedente, ci si siede a tavola, svogliati e senza appetito, con tutte le scorie ancora da smaltire e con la voglia di sbrigare velocemente la pratica per poter raggiungere, il più presto possibile, il divano più vicino.

E così, credo, si sarebbe avvicinato il Napoli alla sfida Chievo Verona-Napoli, svogliato e senza appetito, con il pensiero ancora rivolto al Bernabeu, a quello che avrebbe potuto essere e che non è stato.

Non potremo mai sapere come sarebbe finita questa partita nello scenario che stiamo ipotizzato.

Un Napoli incazzatissimo

Sappiamo però che la squadra non ha avuto il tempo di leccarsi le ferite di Madrid perché è intervenuto lo tsunami delle dichiarazioni del Presidente che ha ricompattato squadra, allenatore, panchinari, staff tecnico, medico, magazzinieri e autisti. Assieme a tutti noi.

E sappiamo anche come è finita questa partita, e come si è svolta, nello scenario reale.

Un Napoli incazzatissimo, bello, con le narici fumanti, coeso come un uomo solo ha travolto un Chievo soltanto spettatore di tanta bellezza e potenza per ottanta minuti su novanta, salvo rilassarsi, appagato, negli ultimi dieci minuti con un risultato ormai al sicuro.

Vuoi vedere che siamo stati ingiusti con don Aurelio, il quale sapeva perfettamente quello che stava facendo, e dicendo, e le conseguenze che avrebbero portato le sue dichiarazioni?

E vuoi vedere che la “cazzimma” invocata per Madrid, ha voluto dargliela per Verona e, speriamo, anche per dopo Verona?

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