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L’avversario più difficile del Napoli si chiama San Paolo: 30 punti su 42 in campionato

L’anno scorso, 54 punti su 57 nello scorso campionato (3 pareggi e 16 vittorie). Il problema di questa stagione è tattico, ma anche mentale.

L’avversario più difficile del Napoli si chiama San Paolo: 30 punti su 42 in campionato

Atalanta, Roma, Lazio, Sassuolo e Palermo

Il Napoli ha un problema San Paolo. In questo momento, il rendimento casalingo degli azzurri dice 30 punti su 42 disponibili. Ovvero, 12 punti persi, di cui 5 degli ultimi 9. Due sconfitte (Roma e Atalanta) e tre pareggi, contro Lazio, Sasuolo e Palermo. E, soprattutto, una situazione ribaltata rispetto allo scorso campionato e all’inizio di quest’anno. Qualche cifra di riferimento: 54 punti su 57 nello scorso campionato (3 pareggi e 16 vittorie) e 5 vittorie nelle prime 7 uscite di questa stagione (due stop interni, i primi dell’era Sarri, contro Roma e Besiktas. Quello contro l’Atalanta è il terzo).

Poi vennero i pareggi, poi vennero partite vinte senza brillare (Sampdoria, soprattutto, ma pure Spezia e Pescara in un certo senso). Poi vennero i gol subiti, che sono una costante di questo campionato: nei 14 match interni di questo campionato, solo in 4 occasioni il Napoli non ha concesso reti. Contro il Chievo e l’Empoli, in apertura di stagione; poi contro Inter e Genoa. Per il resto, nessun altro clean sheet per Reina. Se non in Champions, contro la Dinamo Kiev; o in Coppa Italia, contro la Fiorentina.

Tattica

Ci sono due strade per analizzare il problema. Quella tattica e quella mentale. Quella tattica riguarda soprattutto le partite in cui gli avversari vengono a chiudersi (si pensi al Palermo) o comunque a ribattere colpo su colpo in senso reattivo (l’Atalanta di ieri sera). Basti pensare, in questo senso, allo 0-0 del primo tempo contro un’altra squadra simil-Atalanta, il Genoa di (fu) Juric. Una partita sbloccata poi nella ripresa, ma con uno sviluppo molto simile nella prima parte a quella di ieri, con un pressing asfissiante e il soffocamento del gioco fin dalla primissima costruzione. La differenza tra il grifone e gli orobici sta nel gol segnato da Caldara alla prima occasione buona, nella qualità dei calciatori in organico. Nella classifica, semplicemente.

In altre esibizioni contro squadre aperte o comunque non esclusivamente reattive (Torino, Sampdoria, la stessa Inter), il Napoli ha giocato in maniera più brillante. Con maggiori occasioni pulite create. Con i gol subiti, che sono una costante (tranne l’Inter). Ma con un controllo del gioco che, abbinato alla qualità assoluta della rosa di Sarri, ha permesso di condurre in porto la vittoria.

Il Napoli, lo sappiamo, soffre certe partite chiuse. Fa fatica a trovare contromisure alle contromisure avversarie, quelle che mirano a bloccare il suo gioco. Non è una questione di inserire un attaccante diverso o Insigne al posto di Mertens, è la capacità di trovare modi diversi per superare un determinato tipo di dispositivo difensivo. Di farlo con risultati migliori, almeno. Questo succede soprattutto a Fuorigrotta: tra il bloccare il gioco altrui in casa e il bloccarlo in trasferta, certe squadre scelgono la seconda strada.

Testa

È una conseguenza diretta del primo punto, ma non può essere più un caso che il Napoli si esprima meglio lontano dal San Paolo piuttosto che a Piazzale Tecchio. Basti pensare a Insigne, due gol in casa sui nove stagionali. Parliamo di conseguenza diretta per una questione di approccio alle partite, quasi come una consapevolezza delle difficoltà cui si andrà incontro. Contro il Genoa, l’Atalanta o il Palermo un inizio negativo, lento, quasi rassegnato al pressing avversario. Anzi, paradossalmente proprio l’avvio contro la squadra di Gasperini è sembrato quello migliore, con una bella occasione di Insigne. Poi il gol subito, arrivato contro i siciliani e ieri sera a portar via punti; oppure, una gestione difensivamente più matura o una ripresa a tambur battente (Genoa e Samp, rispettivamente). In altre partite, è stata la gestione del vantaggio a essere deficitaria. Parliamo di Lazio e Sassuolo, quattro punti gettati via a causa di gol subiti dopo l’1-0.

Il Napoli sembra soffrire di tutto il set di possibili situazioni emotive legate ai match casalinghi. O trova subito un vantaggio ampio (Inter e Torino), oppure si ritrova in difficoltà a segnare oppure a mantenere/gestire il risultato. Cosa che, invece, sembra non avvenire in trasferta: il Napoli edizione esterna ha gli stessi punti della Juventus capolista. Un dato interessante, indicativo, anzi esplicativo. Il problema San Paolo è una cosa seria, da risolvere praticamente prima di subito. Dopo la Roma, al San Paolo arriveranno Real Madrid e due volte Juventus. Ok, sono match che si preparano da soli a livello motivazionale. Ma il Napoli casalingo dovrà essere altro da ciò che è stato finora. È una necessità.

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