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Il Real Madrid è fortissimo, ma non invincibile: ce l’ha appena detto il Celta Vigo

Riflessione sulla (mini) crisi di risultati delle Merengues, a venti giorni da Real-Napoli. L’eliminazione dalla Copa del Rey potrebbe significare che qualcosa non va?

Il Real Madrid è fortissimo, ma non invincibile: ce l’ha appena detto il Celta Vigo

Realismo

Come avrete potuto leggere/intuire/capire, da qualche giorno (settimana) ci stiamo occupando quotidianamente del Real Madrid. Una marcia di avvicinamento al doppio incontro di Champions, che ormai è vicinissimo (due settimane abbondanti per l’andata) e che quindi merita motori caldi e consapevolezza. Il titolo che abbiamo scelto, sopra, evidenzia un importante fatto di cronaca. Ovvero, il Real Madrid non è imbattibile. O meglio: non è sempre imbattibile, sempre ingiocabile. Le due ultime partite di Copa del Rey, un turno di andata e ritorno similare a quello della Champions, raccontano di una squadra che non è riuscita a battere il Celta Vigo.

Certo, bisogna essere realisti. E pensare che non era Champions, che magari il subconscio ti porta inevitabilmente a dare qualcosina in meno anche se ti chiami Real Madrid, per il solo fatto che si stesse giocando la terza competizione nell’ordine gerarchico delle importanze. Bisogna essere realisti nel pensare al Bernabeu, a quello che sarà il 15 febbraio. I detentori del trofeo che ospitano una squadra fondamentalmente rookie, un ambiente caldissimo e una pletora di fuoriclasse riconosciuti con il sangue dell’ambizione agli occhi. Bisogna essere realisti, e pensare che su cento possibilità ne abbiamo cinque. E siamo ottimisti.

Proprio perché vogliamo essere realisti, però, dobbiamo dirlo. Vogliamo dirlo. Il Real Madrid, tra ieri sera e la scorsa settimana, ha perso un doppio confronto contro una squadra più debole. Contro una squadra più debole anche del Napoli. Ha perso senza riuscire a vincere, che in un turno di andata e ritorno non sono due cose necessariamente collegate. Ha perso male, perché ora la nuova obsesion madridista, raggiunta la Décima (e pure l’Undécima), si chiama Triplete. A Barcellona lo hanno fatto due volte, 2009 e 2015. A Madrid ancora no. Quindi, la Copa del Rey valeva eccome.

Infortuni e striscia record

Poi c’è la questione infortuni. Che, in qualche modo, riesce a toccare entrambi i lati del realismo, quello che supporta il Napoli e quello che l’affossa. Ieri sera, Zidane si è presentato in Galizia senza un bel pezzo di squadra titolare: gli assenti erano (sono) Bale, Pepe, Marcelo, Modric, Carvajal, James Rodriguez. Non tutti recupereranno per l’andata del 15 febbraio, in molti ci saranno per il match di ritorno. Ultimamente, in uno dei nostri report quotidiani, avevamo scritto che il Madrid 2016/2017 era stato un tutt’uno con le assenze dei suoi calciatori: 26 infortuni per 19 calciatori diversi, un numero incredibile. Che è aumentato, che potrebbe aumentare da qui alla partita del Bernabeu. Ovviamente, potrebbe andare anche in senso opposto: la favola madridista, in questo caso, racconta che Zidane recupera tutti i suoi migliori calciatori e schiera praticamente la formazione titolare contro il Napoli. Non è verosimile (Marcelo ha praticamente zero possibilità di recuperare), ma tranne alcuni casi non è impossibile.

Questo non deve modificare il nostro approccio. Anche perché, nonostante gli infortuni, Zidane era riuscito a mettere insieme 40 risultati utili di fila a cavallo delle due stagioni. Fino alla sconfitta di Siviglia, che ha aperto la mini-crisi culminata con l’eliminazione di ieri sera. Insomma, il Real basta a se stesso per battere chiunque, senza problemi. Però, non è difficile che si ritrovi a rimpiangere infortunati e calciatori in scarse condizioni di forma. Come Cristiano Ronaldo, alla peggior stagione da quando si è trasferito in Spagna. Per il portoghese, “solo” 19 gol in 24 partite giocaste. È successo con il Pallone d’Oro, e pure con altri. È stata una distrazione. Ed è possibile che si distragga di nuovo, altroché.

La Champions è la Champions

È lo stesso discorso a due facce dell’anno scorso, della Champions vinta a Milano. Oh, che fortuna: hanno eliminato la Roma agli ottavi e il Wolfsburg ai quarti, poi il Manchester City (a fatica) in semifinale. Un cammino sicuramente meno complesso di quello dell’Atletico Madrid, che ha buttato fuori – per dire – giusto il Barcellona e il Bayern Monaco. Però, intanto, ce l’hanno fatta. Cioè, hanno vinto loro. Con la fortuna del sorteggio, con prestazioni incolore e senza offrire un grande spettacolo. Però hanno vinto, quindi hanno ragione.

La Champions vale la Champions, e quindi il Napoli deve ripiombare nel realismo della forza avversaria. Nell’ordine di idee che il Real Madrid non potrà essere quello visto nei quarti di Copa del Rey. Perché il palcoscenico europeo caricherebbe a molla chiunque, figuriamoci chi è di casa (cinque semifinali consecutive). Perché loro sono il Real Madrid, e sono potenzialmente imbattibili. Sempre, ma in questi giorni un po’ di meno. Lo dice la cronaca, recentissima e meno recente. La finale di Milano è stata vinta ai rigori, e chissà come sarebbe andata se il primo penalty, quello tirato in partita da Griezmann, fosse entrato in porta. Il Napoli può e deve crederci, non può e non deve illudersi. Di fronte, avrà i migliori. Così si cresce, ed è bellissimo. Però, anche i migliori possono perdere. Ricordarsene può essere utile, perché partire sentendosi già sconfitti è il preambolo di una sconfitta inevitabile. Partire provandoci può portare comunque a una sconfitta, ma se ci è riuscito il Celta Vigo…

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