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Il Fatto Quotidiano riprende la Federcalcio: «Juve, Agnelli incontrava i mafiosi».

Inchiesta biglietti-ultras-ndrnagheta. Il giornale pubblica il documento di chiusura indagini della Figc. Martedì l’Antimafia ascolterà i magistrati torinesi.

Il Fatto Quotidiano riprende la Federcalcio: «Juve, Agnelli incontrava i mafiosi».

Le accuse del procuratore federale

Il Fatto quotidiano torna, eccome, sull’inchiesta Juventus-biglietti-ultras-‘ndrangheta. In prima pagina il titolo scelto è: “Agnelli incontrava i mafiosi”. All’interno del giornale (pagina 15), un lungo articolo sulla doppia inchiesta che coinvolge la Juventus in relazione ai biglietti “regalati” agli ultras e alle infiltrazioni mafiose all’interno della curva dello Stadium. Un altro titolo in pagina spiega nei dettagli la posizione del presidente Agnelli. “Ha agevolato i bagarini ultras e incontrato gente della malavita”.

Secondo Il Fatto quotidiano, queste sarebbero le parole scritte dall’ex prefetto Giuseppe Pecoraro, il procuratore della Federcalcio, nel documento di chiusura indagini spedito anche ad Andrea Agnelli e agli altri dirigenti coinvolti.

Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’, (Agnelli) non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio.

L’inchiesta

Il punto più importante, però, riguarda i presunti «incontri con la malavita legata a gruppi ultras» del presidente Agnelli. Per tutta risposta, come spiegammo anche ieri, la Juventus ha scaricato su Marotta il “fardello” della questione-biglietti. In alcune intercettazioni, si sente il responsabile della biglietteria juventina, Stefano Merulla, raccontare al presidente dell’associazione “Italia Bianconera”, Fabio Germani, che Rocco Dominello (attenti al suo nome) era solito frequentare l’ufficio di Andrea Agnelli. Dominello è stato arrestato a luglio assieme al padre Saverio per associazione mafiosa e tentato omicidio, e identificato come esponente della cosca ndranghetista dei Pesce-Bellocco.

Un altro nome che viene fuori dalle carte è quello di Alessandro D’Angelo, security manager della Juve e uomo di fiducia della famiglia Agnelli. Suo padre era l’autista personale di Umberto Agnelli, padre di Andrea. Sarebbe stato lui, secondo Germani, a introdurre Doninello in sede. Ovviamente, la sua versione è diametralmente opposta a quella del security manager.

La posizione della Juventus, quindi, è quantomeno contraddittoria. Martedì prossimo, la commissione Antimafia sentirà i magistrati torinesi impegnati nell’inchiesta.

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