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Napoli ama le polemiche stagnanti. Prima di Maradona, il San Carlo fu profanato dalla lingerie

Come per Nalbero, “Napule nun adda cagna’”. Eppure nel 2002 il San Carlo fu teatro del catalogo Yamamay (con polemica). Con Sorrentino al posto di Siani, nessuna polemica.

Napoli ama le polemiche stagnanti. Prima di Maradona, il San Carlo fu profanato dalla lingerie
Il catalogo Yamamay scattato al San Carlo nel 2002

Come Nalbero e Dolce&Gabbana

Fateci caso, le polemiche a Napoli hanno sempre lo stesso timbro. Sempre gli stessi schieramenti. Innovatori versus tradizionalisti oppure, volendo essere meno poetici, contemporanei versus stagnanti. Nell’ultimo mese, fatta eccezione per Saviano, Napoli è sbarcata due volte alla ribalta nazionale. Per la polemica Nalbero sul Lungomare e per quella relativa a Maradona al San Carlo. Un po’ più indietro nel tempo, andiamo a Dolce&Gabbana anche loro rei di profanare la città prima di essere elogiata (Napoli) dal Financial Times. Il canovaccio non cambia mai. “Napule nun adda cagna’”: prima o poi Lello Arena dovrà realizzare il remake di “No grazie, il caffè mi rende nervoso”.

La rappresentazione mediatica di Napoli è quella di una città museale dove nulla può essere toccato. Poi, però, capita che proprio il direttore di un Museo, Paolo Giulierini, impartisca lezioni di buon senso e contemporaneità a una città ferma al Novecento nella rappresentazione di sé.

Una polemica a più livelli

Ma veniamo alla polemica. Il 16 gennaio va in scena al San Carlo Diego Armando Maradona con uno spettacolo di Alessandro Siani con il rapper Clementino. La profanazione è una e trina. L’ex sovrintendente del San Carlo Francesco Canessa denuncia l’apertura al trash del San Carlo. La città, va da sé, si divide. La polemica tocca più livelli. La profanazione in sé del teatro, la commercializzazione dell’evento – perchè Maradona al San Carlo costa caro e hanno pure venduto quasi tutti i biglietti, in stile Napoli-Real – e la qualità artistica dell’opera.

Con Paolo Sorrentino l’intellighenzia non avrebbe fiatato

Perché, siamo pronti a scommettere, se lo spettacolo fosse stato di Paolo Sorrentino e non di Siani, nessuno avrebbe fiatato. Anche comprensibilmente eh. Di fronte al Premio Oscar, maestro dell’estetica, l’intellighenzia napoletana si sarebbe messa in fila per il biglietto. È questo il livello più condivisibile della polemica. Un livello puramente artistico. Anche se si tratta comunque di una critica preventiva, basata unicamente sul nome del regista che fin qui, va detto, non ha fornito memorabili prove del suo talento. E di cui non siamo per nulla fan. Potrebbe comunque trattarsi di uno spettacolo straordinario. Non lo sapremo fino al 16 gennaio. Spike Lee ha portato a Broadway Mike Tyson con la storia della sua vita e ha avuto successo. “Ma quello è Spike Lee”. Non c’è dubbio. Ma, ripetiamo, siamo al pre-giudizio.

Federico Buffa

Diverso è il discorso sulla contaminazione. Poco più di un mese fa, il San Carlo ha ospitato il giornalista Federico Buffa che ha raccontato – in maniera artistica – le Olimpiadi del 1936. E lo ha fatto col microfono. Una profanazione rispetto al tempio della lirica, uguale a quella che vivremo il 16 con Maradona.

Il catalogo Yamamay del 2002 per la “prima” del Don Giovanni al San Carlo

Il catalogo Yamamay del 2002 per la “prima” del Don Giovanni al San Carlo

Il catalogo Yamamay vietato da Rosa Russo Iervolino

Ma c’è un evento, fin qui sfuggito ai media napoletani, che chiude ogni polemica. Ce lo ha ricordato questa mattina Carlo Franco che non si offenderà se lo definiamo memoria storica della città. Anche perché è una memoria che funziona benissimo, ricorda tutto: sia quel che è accaduto lontano nel tempo, sia le polemiche degli anni Duemila. Ed è stato lui a rammentarci che il San Carlo è stato anche teatro di una sfilata di intimo sia pure di classe e made in Naples. Correva l’anno 2002. Per la “prima” del Don Giovanni l’allora sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi aveva previsto la distribuzione in sala del catalogo Yamamay scattato proprio al Massimo. Modelle in intimo immortalate nel tempio della lirica. 

Anche Laboccetta si indignò

Allora a fermare l’iniziativa fu Rosa Russo Iervolino in qualità di sindaco. “La lingerie al San Carlo no!”. E la distribuzione del catalogo venne fermata. Che figura avremmo fatto con l’allora presidente Ciampi e la signora Franca? Amedeo Laboccetta, allora consigliere comunale di Alleanza Nazionale, definì il catalogo «una vergogna, uno scandalo». Uno dei pochi a difendere l’idea fu il professore Augusto Minervini che provò a buttarla sul realismo: «Al giorno d’oggi esiste ancora il senso del pudore?». Di quel catalogo vennero bloccate le tremila copie destinata alla “prima” del Don Giovanni. Le altre 250mila furono comunque, e ovviamente, distribuite. Modelle in lingerie nel San Carlo. Dove lunedì 16 si esibirà Diego Armando Maradona.

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