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Un Napoli poco brillante vince una gara sporca, ma con merito

L’analisi tattica di Napoli-Sampdoria: gli azzurri soffrono le contingenze e una Samp ben messa in campo, Strinic offre una prestazione eccellente.

Un Napoli poco brillante vince una gara sporca, ma con merito

Un vero peccato, nel postpartita di ieri, non aver potuto sentire le considerazioni di Marco Giampaolo. Uno che, e si è visto durante Napoli-Sampdoria, utilizza con dimestichezza e appropriatezza, lo stesso linguaggio calcistico di Maurizio Sarri. La squadra blucerchiata, fin quando ha potuto – ovvero fino all’espulsione -, ha giocato la miglior partita possibile. Identità, pressing, copertura e occupazione preventiva degli spazi di gioco in campo. Il tutto in chiave prettamente difensiva, com’è giusto che sia quando i valori in campo sono nettamene sbilanciati.

Ma, ecco, c’è modo e modo di fare difesa. Quello di Giampaolo, per esempio, è sempre stato proattivo. Al momento dell’espulsione di Silvestre, nonostante un possesso palla pro Napoli per il 69%, le conclusioni verso la porta dicevano 10-8 per il Napoli. Ma il dato chiave è un altro: 24 palle perse a 16, sempre in favore del Napoli. Problema di approccio, problema di qualità. Anche problemi di terreno di gioco. Come denunciato anche da Sarri nel postpartita. Il tecnico partenopeo, però, ha lodato anche l’atteggiamento degli avversari.

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Pressing e concentrazione di gioco. I 10 metri sono stati contati grossolanamente, basandoci sulle distanze del campo. In ogni caso, dimostrazione dell’atteggiamento aggressivo della Sampdoria: i tre centrocampisti e il trequartista (Alvarez, perennemente a uomo su Jorginho) costringono una costruzione della manovra tutta spostata a destra. Hysaj è l’uomo più esterno del Napoli ed è marcato da Praet, Allan arretra e viene subito pressato da Quagliarella. Barreto sorveglia Hamsik e Torreira fa da “libero”.

La Sampdoria ha pressato con la stessa intensità per tutta la prima frazione, riducendo al minimo le opportunità del Napoli. Degli 11 tiri di cui abbiamo scritto sopra, prima dell’espulsione, appena 4 sono arrivate da dentro l’area di rigore. Due con Mertens, e una è quella della ripresa dopo l’errore di Regini. Il Napoli ha fatto fatica a costruire azioni da gol pulite, esattamente come la Sampdoria dall’altro lato. Gol a parte, la squadra di Giampaolo ha tirato per 3 volte dall’interno dell’area di rigore. Tutte e 3 volte in un minuto, dal 58′ al 59′. Prima, solo conclusioni da fuori area e l’occasione del gol, nata da una pessima lettura posizionale e posturale di Chiriches. Ecco spiegato – dai numeri – il concetto di “difesa proattiva” perseguito da Giampaolo.

Statistiche negative

Le problematiche del Napoli, nella fase di partita favorevole alla Sampdoria, sono state molteplici. Di certo, è mancata precisione nella costruzione del gioco. Il miglior titolare degli azzurri per pass accuracy è stato Elseid Hysaj, con un incredibile 96%. Una cifra altissima, soprattutto considerando il record di 93 palloni giocati. Come visto nell’immagine di sopra, lo spostamento del primo tocco di gioco sulle fasce ha portato a questa dinamica particolare. Solo Hamsik ha toccato più palloni dell’albanese (95), ma la sua percentuale di accuratezza scende fino all’85%. Quella di Jorginho e di Allan è addirittura peggiore: 79% l’italobrasiliano, 72% l’ex Udinese.

Al primo Napoli, quello pre-espulsione, è mancato soprattutto questo tipo di lucidità tecnico-tattica. Basti pensare che, alla fine della partita, i calciatori con più passaggi chiave (3) sono stati Callejon e Insigne. Ancora una volta, decisiva è stata la costrizione della Sampdoria a giocare il pallone su vie esterne. Un lavoro compiuto grazie alla compattezza del centrocampo e delle linee, altissime in campo. Sotto, ad esempio, vediamo il posizionamento medio del primo tempo in fase di possesso e in fase di non possesso. A destra il Napoli, a sinistra la Sampdoria. L’atteggiamento, nonostante la disparità di valori in campo, è pressoché identico.

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L’espulsione cambia la partita

Ovviamente, la situazione viene completamente riscritta dall’inferiorità numerica dovuta all’espulsione di Silvestre. A quel punto, una squadra che gioca in maniera strutturata come la Sampdoria si ritrova in grande difficoltà. Tanto da costruire appena un’occasione da rete (il tiro di Muriel deviato da Reina) nei restanti 30′. E il Napoli imperversa. Le conclusioni verso la porta di Puggioni sono tredici, di cui undici all’interno dell’area. L’ingresso di Gabbiadini per Jorginho aumenta la densità all’interno dell’area e crea praticamente un quattro contro quattro in ogni azione offensiva del Napoli. La stanchezza dovuta al primo tempo a mille dei doriani fa il resto, soprattutto negli altri calciatori – costretti anche all’inferiorità numerica. Il Napoli fa quello che vuole per tutto il quarto d’ora finale.

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Prima costruzione di Hamsik, Strinic si inserisce più internamente rispetto alla solita posizione da terzino e il centrocampo della Samp è costretto a rinculare velocemente perché in questo modo salta il dispositivo di pressing. La brillantezza non è quella iniziale, si formano delle voragini di lunghezza tra difesa e centrocampo, con Torreira che funge da centromediano ma non può coprire una porzione così alta di campo. In avanti, è praticamente uomo contro uomo, con Mertens in appoggio a Gabbiadini in una sorta di 4-2-3-1 o 4-2-4.

Diventa decisiva, a questo punto, la prestazione assoluta di Ivan Strinic. Il terzino croato, erede momentaneo di Ghoulam, è stato il migliore in campo nel Napoli. La conferma ci arriva anche dal sito statistico di Whoscored che attraverso un algoritmo statistico gli assegna una valutazione di 7.91. Del resto, la grande partita dell’ex Dnipro si legge nei suoi numeri: 8 cross tentati (primato in campo), 8 eventi difensivi (record per il Napoli), un ottimo 94% di pass accuracy. E, soprattutto, l’assist decisivo per il gol di Tonelli. Che non è un numero, ma una perfetta miscela tra forza fisica (non è facile effettuare l’ennesima discesa al 95esimo), lettura del gioco e sensibilità di tocco.

Insieme al croato, buonissima prestazione anche per Zielinski. L’impatto del polacco sulla partita è stato importantissimo, non tanto per la qualità delle giocate, ma per l’assoluta costanza nel lavoro di supporto all’azione. Un solo key pass, ma il 100% dei duelli aerei vinti, 4 palle lunghe giocate in maniera accurata e 3 dribbling riusciti. La quota migliore del Napoli, a pari merito con Dries Mertens. Che, però, ha giocato 58 minuti in più.

E poi c’è Tonelli

L’ultima parte dell’analisi non può essere che dedicata all’uomo più atteso. Giustamente atteso, visto il risultato finale. Tonelli ha giocato una partita ordinata e ordinaria, 6 eventi difensivi e 73 palloni toccati. Al di là del gol finale, una zingarata del 95esimo minuto (conclusa comunque con un tiro forte e soprattutto intelligente), la partita tecnica dell’ex centrale dell’Empoli ne avvalora la candidatura per il futuro. Nessuna sbavatura grave, forse avrebbe potuto tentare l’intervento in occasione dell’autogol di Hysaj, ma la situazione di scompenso era abbastanza grave. Per il resto, tutta roba buona: 7 palloni lunghi precisi su altrettanti tentati, 73 palloni toccati e il 90% di accuratezza nei passaggi. Non male.

Conclusioni

Il Napoli vince una partita sporca, è un ritornello che scriviamo e leggiamo ininterrottamente da ieri sera. Per sporca, almeno in questa analisi, intendiamo una partita che non ha visto il Napoli giocare al meglio. Tra questa definizione, giustissima fino al 60esimo minuto, e il “non aver meritato di vincere”, però, passa un mare. È quello che ha detto Sarri nel postpartita, criticando nel frattempo il primo tempo della sua squadra. È quello che abbiamo visto noi in questa analisi, con una Sampdoria in grado di inaridire completamente la manovra azzurra per più di 45′. Al di là delle attenuanti e della particolare combo meteo/rientro dalle vacanze (dopo un lavoro molto intenso in allenamento), un piccolo campanello d’allarme rispetto al Napoli brillante di fine 2016. Ieri sera è bastata una versione in scala qualitativa ridotta per vincere. Non è nel dna di questa squadra, comunque. O, almeno, lo è solo da ieri sera. Dal prossimo match capiremo se dovremo farci l’abitudine.

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