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Maradona nel Napoli è un rischio altissimo

A Napoli la metropolitana diffonde il coro “Oh mamma mamma mamma”. Aprire la società a lui equivarrebbe a rinnegare quanto fatto finora. A meno che Diego non voglia imborghesirsi.

Maradona nel Napoli è un rischio altissimo

In metropolitana

Questa mattina, come al solito, sono andato a prendere la metropolitana alla stazione Quattro Giornate. In attesa del treno, un’attesa fisiologica (sei minuti), ci sono monitor che trasmettono video pubblicitari ed altri presumo informativi o comunque con protagonisti rappresentanti delle istituzioni locali. Improvvisamente, sento “oh mamma mamma mamma, oh mamma mamma mamma” e tutto il resto appresso con in sottofondo il rumore da stadio. Stop. E ricordo di averlo già ascoltato ieri. Quindi non è una tantum.

Nelle stazioni della metro si ascolta l’“oh mamma mamma mamma” così come le paline dell’Anm (Azienda napoletana di mobilità) qualche giorno fa davano il benvenuto a Maradona in città. E ci potrebbe anche stare in un disegno sempre folcloristico della città, disegno che però rispecchia le evidente pulsioni di Napoli. È un po’ quel sentiment alla base del successo del ristorante Nennella ai Quartieri Spagnoli. I turisti ci vanno perché cercano il folclore, la rappresentazione del luogo comune. E la trovano. E pagano (non molto, invero) volentieri. Si alzano divertiti.

Pochi minuti, sempre compresi nei sei d’attesa, e il monitor trasmette un altro video riguardante Maradona. Stavolta sono intervistati due baristi che hanno inventato il caffè Maradona con tanto di spiegazione tecnica sulla schiuma e sulla scritta azzurra. “Solo a Napoli” è il commento compiaciuto che questo video, così come l’oh mamma mamma mamma, cerca di stimolare. Quel “solo a Napoli” che il povero Benitez cercò di contrastare. A ripensarci, viene da ridere.

Freudianamente

Ma torniamo a Maradona. E a questo avvicinamento che Fabio Avallone ha prefigurato sul Napolista e che sta riscuotendo consensi. Freudianamente, per chi scrive, equivale al via libera allo sposarsi e allo scoparsi (ovviamente) la madre. Del resto, uno dei versi della memorabile “Maradona è megli’e Pelè” recita: «Tu pe’ nuie si’ stato pate e si’ mammà». Anno di grazia 1984.

Il punto dell’articolo di Avallone è che Maradona potrebbe essere la carta in più del Napoli di De Laurentiis in determinate operazione commerciali. Perché Maradona è un catalizzatore, se non il catalizzatore.

Presentarsi ad una trattativa, una qualunque, con Maradona significa avere più possibilità di successo. Maradona apre porte delle quali il Napoli non conosce nemmeno l’esistenza.

È il contrario della diplomazia

Frase, quella di Avallone, che in sé sarebbe difficilmente contestabile. Ci sono però una serie di obiezioni. La più semplice delle quali è certamente la gestione di Maradona. E anche qui, va ricordato che Maradona è ingestibile proprio come è un catalizzatore. In pochi giorni (pochi per modo di dire), ha detto tutto il contrario e di tutto. Ha steso il manifesto papponista («De laurentiis venderebbe anche la moglie», «Napoli merita lo scudetto», «accetto solo se la squadra può competere per vincere»), insomma un papponista ad honorem. Ha riservato qualche frase dolce al presidente. Ma stentiamo a credere a un Maradona che rinunci a dire la propria in un momento di difficoltà. Non lo ha mai fatto. La parola ambasciatore è associata a quella di diplomazia. E ora voi conoscete, dopo la morte di Bobby Fischer, una persona meno accostabile al concetto di diplomazia di Diego Armando Maradona? Io no.

Impensabile pensare di gestire Diego

Sarebbe una scelta folle quella di pensare di poter gestire Diego. Anche se lui sta cambiando alcune posizioni. Da quelle più private, come il rapporto col figlio Diego. A quelle pubbliche, ad esempio ha benedetto il Mondiale a 48 squadre. Lo stesso che, a nostro avviso giustamente, Sarri ha bollato come un’idea che serve solo a raccogliere consenso elettorale. Ora la domanda è: siamo di fronte a un imborghesimento di Maradona? Diego ha deciso di entrare a far parte del sistema che da sempre, pagandolo sulla sua pelle, ha deciso di combattere? È presto per rispondere. Di certo, e lo diciamo con un sorriso, il Napoli così risponderebbe sbrigativamente all’ingresso della Christillin nel board Fifa. Ma sarebbe uno stravolgimento totale e francamente poco credibile di Maradona.

Il Napoli funziona

Aurelio De Laurentiis, da noi elogiato e da altri ferocemente criticato, ha creato una società che funziona, non ha debiti, progressivamente in crescita da anni. Il Napoli è un’azienda con i conti in regola. È una delle pochissime squadre di vertice in Italia e in Europa che alle spalle non ha multinazionali né investitori orientali, come ha ricordato Maurizio Sarri. Certo una società poco amata dai tifosi, a dispetto dei risultati. Ma è un dazio da pagare a Napoli. Non si può avere tutto. De Laurentiis è la dimostrazione che a Napoli si può arrivare ad alti livelli calcistici anche senza Maradona, ossia il genio calcistico assoluto. Perché questo Napoli, non dimentichiamolo, tra venti giorni andrà a giocarsela al Santiago Bernabeu.

Tornare a Maradona proprio nel momento più alto della gestione De Laurentiis è un rischio altissimo. Per noi (per chi scrive) sarebbe un’operazione sbagliata e dannosa. Che rinnegherebbe anche tutto quel che è stato compiuto fino ad oggi. Se finora De Laurentiis è riuscito, anche grazie alla forza dei risultati, ad arginare l’ondata papponista (vera corrente di pensiero nata a Napoli in questi anni, altro che non intellettuali e cose simili), con Maradona qualsiasi frangiflutti crollerebbe. A meno che, ripetiamo, non sia in atto una conversione di Diego. Oppure a meno che De Laurentiis non abbia in mente altro.

Il finale è personale. A me, che Maradona l’ho vissuto e ne ho goduto h24 per sette anni, ha messo tanta tristezza constatare quanto i tifosi del Napoli siano rivolti più con la testa all’indietro che avanti. Spero tanto di sbagliare, ma ho avuto la sensazione di una città immersa nelle sabbie mobili e felice di starci dentro. Perché una cosa è la memoria e un’altra è provare a fermare il tempo.

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