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I (sei) punti persi per strada dal Napoli (Pescara, Lazio e Sassuolo)

I pareggi casalinghi con biancocelesti e neroverdi, quello esterno con gli abruzzesi. Per noi, partite in cui il Napoli poteva e doveva fare di più.

I (sei) punti persi per strada dal Napoli (Pescara, Lazio e Sassuolo)
Mertens, 21 gol in Serie A per lui quest'anno

La sindrome del paragone

A tre punti dalla Roma, a quattro (netti, in realtà sono sette) dalla Juventus. A tre punti dal Napoli primo in classifica lo scorso anno, una distanza che con una Champions in più è quantomeno comprensibile. Insomma, il Napoli rincorre. La sua stagione è tutta una rincorsa, anche per “colpa” o “merito” della sindrome giornalistica del paragone. Ovvero, il raffronto continuo con un’annata da favola (2015/2016) e dopo un mercato diciamo pure contraddittorio. Per alcuni. Per altri, tipo noi, il miglior mercato che si potesse fare. Con alcuni errori, come tutti. Ma, soprattutto, con tantissime cose buone.

Nella rincorsa al campionato, come spiegato anche nelle nostre analisi statistiche approfondite (gli articoli di Fabio Fin, tutti qui), al Napoli mancherebbero alcuni punti. Nel senso che, rispetto ad alcuni indici oggettivi, il Napoli ha qualche lunghezza in meno di quelle effettivamente meritate sul campo. Secondo l’ultima verifica, pubblicata proprio stamattina, la distanza tra la realtà dei fatti e quella dei numeri sarebbe addirittura di 10 punti, 41 reali e 51 “virtualmente meritati”.

Punti persi

Al di là di queste equazioni, c’è il campo. Che racconta storie diverse tra loro, venti partite e 12 vittorie. Il Napoli ha vinto esattamente tre quinti delle sue sfide di Serie A. Ne ha perse solo 3, record positivo del campionato, due in trasferta e una in casa. Più 5 pareggi, con distribuzione simile: 3 in trasferta e 2 in casa. I punti persi, in totale, sono 19. L’anno scorso, di questi tempi, erano 16 (di nuovo la stampa del paragone).

Una veloce rilettura del calendario ci dice che, tra questi, i punti letteralmente regalati sono essenzialmente sei. Per letteralmente regalati intendiamo partite dominate e non vinte, oppure partite in cui i valori in campo erano tanto disomogenei da far pensare a una vittoria scontata. Secondo noi, queste partite sono quelle con Pescara, Lazio e Sassuolo. La partita contro gli abruzzesi va in qualche modo analizzata partendo dall’idea di prima assoluta, quindi come un momento ancora fuori dal contesto, col mercato ancora aperto e le gambe ancora molli. Cioè, ci sta pure un pareggio, anche per come è arrivato. Solo che, magari, poi uno vede i risultati successivi della squadra di Oddo e si mangia le mani. Per un primo tempo scellerato, giocato contro una squadra che (evidentemente) sa metterti in difficoltà ma che con un po’ d’attenzione in più poteva tranquillamente essere battuta.

In casa

Lazio e Sassuolo, invece, sono la classica partita che il Napoli non riesce a vincere. Poche occasioni concesse agli avversari (2 tiri in porta concessi al Sassuolo, 3 alla Lazio), tantissime palle gol costruite e l’incapacità di chiudere il match dopo il vantaggio. Sono quattro punti belli, puliti, casalinghi, lasciati per strada per immaturità e ingenuità sparse. Per momenti di puro blackout. Un peccato, neanche tanto veniale a guardare la classifica. Perché, a questo punto, sarebbero serviti ad appaiare (almeno momentaneamente) la Juventus. Aggiungendoci i due di Pescara, la situazione sarebbe addirittura capovolta.

Un campionato normale

Le altre partite in cui il Napoli ha perso punti rientrano nella casistica di un campionato normale. Anche di un campionato da scudetto, basti pensare ai 10 pareggi e 4 sconfitte dell’Inter di Mourinho del 2010. Oppure ai 6 pareggi e 5 sconfitte della Juventus 2012/2013. La sconfitta a Bergamo e quella immediatamente successiva con la Roma, frutto dell’appagamento post-Champions (la prima) e dello sbandamento psicologico e tattico dovuto all’infortunio di Milik (la seconda). Il Napoli si riorganizzò al volo con Gabbiadini e Mertens, ma non bastò per avere ragione di una Roma sorniona, bravissima a sfruttare gli errori azzurri (Koulibaly e Hysaj) e comunque degna seconda perché protagonista di un ottimo campionato.

Poi ci sono Firenze e Genova, due pareggi che, alla luce dei risultati altrui, sono abbastanza accettabili. Sì, magari a Firenze stavi vincendo e avresti anche potuto vincere 2-0 dopo il primo tempo. Però, al 94esimo eri sotto 3-2. Domenica sera abbiamo visto che non è stato un caso. Idem a Genova, al di là delle polemiche arbitrali. Uno 0-0 in cui Reina dette il meglio di sé, il Napoli colpì una traversa e dal quale si uscì tutti abbastanza soddisfatti. Dopo, il Grifone avrebbe abbattuto il Milan. Poi anche la Juve. Solo ora Juric è in caduta libera.

Infine, Torino. Scontro diretto, perso immeritatamente e con sole 6 conclusioni pulite concesse alla Juventus. Certo, non che il Napoli ne abbia scoccate molte di più (7). Ma la sensazione non fu quella dell’onnipotenza. Anzi, a livello di gioco fu il Napoli a venir fuori con qualche consapevolezza in più. Che, però, non fa punti. In ogni caso, una sconfitta possibilepassabile. Nel senso di accettabile, anche se ora fa la metà della differenza tra le due squadre.

Domani

Per il girone di ritorno, il Napoli ha bisogno di limitare i punti persi in casa. È lì che può fare la differenza con se stesso: con tre dei sette persi al San Paolo, sarebbe alla pari con lo scorso anno. Con quattro (i due pareggi con Lazio e Sassuolo), sarebbe avanti. Con tutti e sette, sarebbe primo in classifica. Il calcio non si fa con i se e con i ma, ma rileggere il passato serve a capire gli errori che si sono fatti. Quelli del Napoli sono soprattutto individuali. Improvvisate della malasorte, o della sbadataggine.

Sono momenti di blackout, lo ripetiamo anche se l’abbiamo scritto mille volte. Con la luce sempre accesa, questa squadra può migliorare l’edizione già sontuosa dello scorso anno. Poi, per tutto il resto, dipenderà dagli altri, da Roma e Juventus. Sul loro destino, il Napoli può incidere in un solo modo: battendole nei due scontri diretti. Cominciare da quello: sarebbe già qualcosa.

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