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Tavecchio e la Serie A a 18 squadre: «Chi dice alle altre due di andare via?»

Carlo Tavecchio, ospite di un evento a Coverciano, parla anche delle nuove elezioni Figc: «Mi ricandido? Sarei ipocrita se rispondessi di no».

Tavecchio e la Serie A a 18 squadre: «Chi dice alle altre due di andare via?»

Una riduzione “qualitativa”

Da anni, in Italia, si dibatte sulla necessità di una riduzione del numero di squadre nel massimo campionato. Su un ritorno al passato, ovvero al girone unico a 18 squadre, che avrebbe un senso qualitativo, ovvero di innalzamento della competitività. Inoltre, ridurrebbe il numero di partite. Insomma, una riforma che sembra giusta sotto tutti i punti di vista. E che era stata appoggiata anche da Carlo Tavecchio, presidente federale.

Ora, però, il numero uno del calcio italiano sembra leggermente più freddo su questa eventualità. Ne ha parlato ieri, ospite a Coverciano al seminario ‘Il calcio e chi lo racconta’ (organizzato dall’Ussi). «Per me sarebbe l’ideale perché così ci sarebbero più spazi per le nazionali, gli stage. Ma chi va a chiedere a quelle squadre che stanno nella parte destra della classifica di votare per toglierne due?».

Una considerazione condivisibile, ma che stride con la necessità di provare a rialzare la qualità del campionato. Che, invece, Tavecchio giudica bene nonostante la prima fuga della Juventus, che pare lanciata verso lo scudetto già prima della metà dell’annata: «Mi piace molto, solo in questa settimana ha avuto una svolta: se la Roma avesse vinto a Torino avremmo parlato diversamente. Non è successo ma non mi pare che nulla sia ancora deciso».

Le nuove elezioni Figc

Tavecchio ha parlato anche della sua ricandidatura a presidente federale. Il 2017, infatti, sarà l’anno delle nuove elezioni per la carica. «Se mi ricandiderò? Sarei ipocrita se rispondessi di no. Dove andrò a pescare i miei voti? Lasciamo le varie Leghe fare le proprie valutazioni».

Sui propositi per il nuovo anno: «Auspico ci siano crescita e sempre maggiore professionalità nel sistema calcio e un utilizzo dei nostri giovani superiore a quello attuale, anche se i club di vertice stanno impiegando molti giocatori italiani».

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