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Il ritorno di Valdifiori, felice al Torino dopo l’equivoco tattico con il Napoli di Sarri

Ora Valdifiori è il regista di una squadra che tira in porta ogni 26 passaggi. E non ogni 36 come il Napoli dello scorso anno.

Il ritorno di Valdifiori, felice al Torino dopo l’equivoco tattico con il Napoli di Sarri

I pochi ex

Capita molto raramente che il Napoli si ritrovi ad affrontare calciatori che hanno vestito la maglia azzurra. La exit strategy del mercato azzurro è rivolta principalmente verso l’estero, e basta scorrere tutti i trasferimenti degli ultimi anni per rendersene conto. Pochi casi, pochissimi eclatanti: Higuain, il top da questo punto di vista. E poi Gargano, De Sanctis e Zapata. Basta così, nient’altro di rilevante nell’ultimo triennio. Domenica, però, c’è un incrocio molto stimolante da questo punto di vista: il Napoli e Sarri ritrovano Mirko Valdifiori. Ovvero, l’uomo che doveva rappresentare una svolta e che invece è stato solo un grande equivoco tattico.

Cos’è stato Valdifiori

Nei nostri pezzi biografici sulla stagione 2015/2016, scrivemmo così di Valdifiori

Quello che poteva essere e non è stato. Quello che doveva essere e non è stato. La stagione di Mirko Valdifiori è declinabile con una di queste due frasi fatte, a discrezione di chi deve scegliere. Anche se la sua storia triangolare con Sarri e Napoli è un po’ come quella dell’uovo e della gallina (prima Valdifiori di Sarri o il primo a Napoli su indicazione del secondo?), il racconto dell’annata dell’ex regista dell’Empoli è comunque un mezzo giallo. Con Valdifiori nella parte della vittima, Sarri in quella di sospettato numero uno e Jorginho nei panni del maggiordomo.

[…]

La verità su Valdifiori è di una semplicità estrema: ha giocato poco perché questo Napoli è perfetto per Jorginho e viceversa. Valdifiori è un buonissimo giocatore, un gran regista. Ha iniziato maluccio tra Sassuolo, Napoli-Sampdoria ed il giorno del ritorno ad Empoli. Emozione, condizione fisica, adattamento. Quello che volete, è tutto comprensibile. Poi, però, in questo trailer è comparso Jorginho. Che ha cambiato la scenografia, ha riscritto il Napoli. E Valdifiori, da attore principale designato, si è ritrovato controfigura. Anche perché poi la nuova squadra di Sarri si è automodellata su sé stessa, sulla regia orizzontale e paziente di Jorginho. A quel punto, Valdifiori e il suo gioco verticale sono dovuti finire fuori inquadratura. Un peccato, per lui. Che ha perso un anno, probabilmente il più importante della sua carriera, quando l’età inizia a essere non più freschissima (30 anni compiuti lo scorso aprile).

Cos’è cambiato

Ecco perché il ritorno a Napoli di Valdifiori è interessante. Una situazione da monitorare. Non per vecchie beghe da risolvere, parliamo di professionisti. Anche il suo agente, l’onnipresente Mario Giuffredi, proprio oggi ha ribadito che Mirko «non ha alcun dente avvelenato, verrà a fare la sua partita come contro qualsiasi avversario».

Il nuovo incontro è interessante perché, nel frattempo, sono cambiate diverse cose. Valdifiori ha (ri)trovato la giusta collocazione tattica, regista in una squadra verticale e che tira in porta una volta ogni 26 passaggi. Nel Napoli, la stessa cifra dice 34. L’anno scorso, invece, 36. Tre numeri per spiegare l’inadattabilità di Valdifiori al ruolo di regista di questa squadra. Nel frattempo, anche il Napoli è cambiato. L’addio di Higuain e l’infortunio di Milik hanno costretto Sarri a un doppio riassetto, il ruolo di centromediano è finito cucito addosso a Diawara più che a Jorginho, anche se oggi l’italobrasiliano è in rimonta.

L’importanza del modulo

C’è un nuovo centrocampo e affronterà un ragazzo che è stato sfortunato nella sua esperienza azzurra. È stato in panchina praticamente per tutto il campionato senza mai lamentarsi troppo, forse conscio che la scelta di tenerlo fuori fosse necessaria. Valdifiori era a Pescara, alla prima di campionato, e pure allora giocò una partita non proprio eccellente, diciamo. Ilaria Puglia e Fabrizio d’Esposito ne scrissero così, nelle loro pagelle:

Sul taccuino sono annotati due pregevolissimi lanci (per Callejon prima, per Insigne poi) e un tiro dalla distanza. Stop, Ilaria. Sarri lo volle quando aveva in testa un altro modulo (quello con Saponara trequartista) e lui non si è mai integrato. Hamsik fa il regista al posto suo, sbilanciando di fatto la catena di sinistra. Un uomo in meno. Forse è il caso di prendere atto che non è cosa – 5

Mi sono piaciuti il lancio dentro per Insigne, al 20’ del primo tempo (sicuro e preciso) e il gran tiro al 23’. La distanza era eccessiva, però, e si poteva costruire qualcosa di diverso. Questo per dire che in assenza di Jorginho non è che possiamo fabbricarne un altro valido – 5

Ecco, sempre il discorso del modulo e dell’adattabilità. Da questo si dovrebbe partire, di questo si dovrebbe parlare. Perché è questo, soprattutto questo, che fa la differenza. Mirko Valdifiori tornerà al San Paolo in una dimensione a lui più congeniale, in una squadra ambiziosa e ricca di talento offensivo. Lo farà da protagonista ritrovato del nostro campionato, bravissimo a farsi apprezzare subito da Mihajlovic e a guadagnarsi il posto da titolare nonostante vestano il granata pure calciatori come Benassi, Vives, Baselli. Tutti possibili aspiranti al ruolo di regista.

Nessuno, però, è bravo come Valdifiori. Che aveva bisogno solo di questo, un luogo dove tornare a esprimersi secondo le sue caratteristiche migliori. Non era Napoli, e non era colpa di nessuno. Lo riaccoglieremo, e vedremo quanto sarà difficile giocarci contro. Le ultime due volte, non andò benissimo: 2-2 a Napoli e 2-4 a Empoli. Ma pure Sarri era di là.

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