ilNapolista

Da Sarri a De Laurentiis (a Maradona e a Wanda Nara): il pagellone del Napoli 2016

Il revisionismo di Sarri l’ultimo comunista in tuta e il turpiloquio stile Barney, De Laurentiis e le sue contraddizioni, Gonzalo e Diego nell’anno della morte di Pacileo.

Da Sarri a De Laurentiis (a Maradona e a Wanda Nara): il pagellone del Napoli 2016
Sarri a Pescara (foto Ciambelli)

Il pagellone del 2016

DE LAURENTIIS. La sua visione, seppur artigianal-familiare, resta una delle poche realtà vincenti di Napoli. L’anno che passa conta un secondo posto a 82 punti, il girone fantasmagorico di Europa League (18 punti, 22 gol fatti e 3 subìti), il passaggio del turno in Champions. Ha ammesso finanche il suo punto debole: “Invidio alla Juve la sua struttura societaria”. Ora la questione è: perché il presidente-padrone non ha creato anche lui la struttura che invidia alla squadra che ha instaurato una nuova dittatura calcistica? Mancano gli uomini, la mentalità, l’entusiasmo o che altro? Anche perché da debolezza nasce debolezza. Tipo il suo rapporto talvolta conflittuale con Maurizio Sarri, alimentato proprio da questa disintermediazione societaria. Di DeLa ricordiamo con sgomento i due messaggi pubblici su Cavani e Rog, nell’estate del lutto gonzalesco. Il primo non preso per esigenze tattiche di modulo. Il secondo acquistato per l’esatto contrario, favorire cioè la flessibilità tattica di Sarri. Dov’è la verità in questa contraddizione? Per il resto, in assenza di sceicchi arabi o capitalcomunisti cinesi, viva De Laurentiis ora e sempre, nonostante il rischio di eguagliare la Roma del terzo millennio, con una sfilza di secondi e terzi posti – 8

La versione di Sarri

FROCIO. È l’emblema del turpiloquio sarrita, pronunciato addì 19 gennaio in quel del San Paolo, dopo il letale zero a due nerazzurro in Coppa Italia. Gli svolazzi manciniani riassunti da un feroce “Frocio, finocchio”. Dinnanzi al tribunale del politicamente corretto la correzione sarrita fu stupenda, senza parole: “Avrei potuto dirgli democristiano, per me è lo stesso”. La verità, la sancì il sublime Paolo Isotta, ricchione per sua stessa coniazione, sul Fatto: “Sarri avrebbe dovuto usare mezzarecchia”. In ogni caso il catalogo delle male parole di Sarri è ampio: “Vi siete cacati sotto”; “Scudetto? Mi tocco le palle”; “Mi arrapo per un’amichevole”; “Mi avete fatto girare il cazzo”. Sarri è il nostro Barney. Leggetevi o rileggetevi Mordecai Richler, tutto – 8

WANDA NARA. Per zittire le curve papponiste, l’arguto Aurelio a lungo ha inseguito le curve di Wanda Nara per carezzare il sogno di Maurito. A furia di rialzi, il Caro Presidente ha fatto la fine di un voyeur: guardare ma non toccare. Un peccato in potenza, non consumato. Eppure sociologi, antropologi, filosofi, intellettuali, editorialisti, procuratori, giornalisti, politici, si erano già mobilitati per valutare l’impatto del ciclone Wanda sulla tranquilla e ridente città di Napoli. Natale con Wanda Nara è il cinepanettone che manca in questo Natale, tra rimpianto e sospiro di sollievo – 10 (al sogno)

I due volti di Gonzalo

HIGUAIN DOTTOR JEKYLL. La parte buona del mangiatore di mozzarelle con tendenza alla pinguedine: trentasei gol per battere il record di Nordahl, vecchio di decenni. La rovesciata contro i ciociari è un quadro poi tolto in fretta e furia dal muro, per darlo ai robivecchi. Ma la bellezza non si discute – 10 

HIGUAIN MISTER HYDE. La faccia oscura della luna, inquinata e corrosa dal virus bianconero. Traditore. Mercenario. Nuovo Altafini. Core ‘ngrato. Uomo di cacca. È la grande, infinita bruttezza. Triste, solitario y juventino – 0

Il revisionismo sarrita

SARRI. È in fase di revisionismo, per dirla alla Zdanov. L’empolizzazione come dittatura transitoria del divertimento sta lasciando il posto alla cultura della vittoria, la fatidica mentalità che manca per dominare con continuità. Del resto le sconfitte continue con Juve e Roma sono soprattutto roba di testa. Insomma, Sarri si sta aprendo al mercato, come il comunismo cinese. Ma i valori fondamentali della sua dottrina non si discutono: “Se dovessi fare catenaccio e contropiede, dopo 20 minuti mi alzerei e me ne andrei. Rimanevo in banca”. Ha rischiato di diventare il simbolo populista del papponismo che dorme in ognuno di noi, con quella rivolta a Genova contro il presidente anziché contro Damato, che ci negò due rigori. Arriverà pure il giorno in cui riterrà Insigne migliore del suo adorato Saponara, rimpianto mai archiviato. L’anno che va via è stato buono buonissimo, ma si spera molto dall’anno che verrà. Nel frattempo, dopo la morte di Fidel, è rimasto l’ultimo comunista in tuta – 8

L’arbitro

IRRATI. Gli arbitri concedono, gli arbitri tolgono. Irrati fece un gran gesto sospendendo la partita con Lazio per i cori razzisti (Lulic avrebbe detto che Koulibaly vendeva cinture e calzini in Francia). Azzerò tutto pochi mesi dopo a Udine facendo a testate con Higuain, cacciato fuori nella partita che stroncò tutte le illusioni. Al contrario del buon Rizzoli che subì Bonucci nel derby torinese deciso dalla solita sudditanza arbitrale verso l’ex (?) squadra di Luciano Moggi – 5

3,5 a Diego

MARADONA. C’è un momento in cui le divinità dovrebbero diventare metafisiche e irraggiungibili anziché ingrassare e aizzare con il panzone la pancia populista: “De Laurentiis venderebbe anche la moglie”. Senza dimenticare lo Zio Sarri – 3,5 (in memoria di Peppino Pacileo)

STADIO. Per la critica papponista, il calo degli spettatori è solo colpa del presidente. Eppure il San Paolo resta “un cesso” fuori dal tempo – 4

La sinistra che vince

SINISTRA. Dopo l’ennesimo flop del Pd alle ultime amministrative, l’unica sinistra che vince a Napoli è quella della fascia formata da Ghoulam, Hamsik e Insigne. Lorenzo il Magnifico non solo ha segnato uno dei gol più belli dell’anno (l’ultimo contro la Fiorentina) ma nello scorso campionato è finito persino in doppia cifra: 12 reti, un terzo esatto di quelle dell’Innominabile – 8

CENTROCAMPO. Dall’era del geometra Jorginho al trio del futuro di assoluto livello europeo: Diawara, Zielinski, Rog – 9

CALLEJON. Il giocatore più intelligente nonché il più presente. Materia cerebrale e ed etica del lavoro. Un Modello, con l’iniziale maiuscola – 10

FALSO NUEVE. Passa per un’invenzione ma non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole: la storia è piena di centravanti, anche adattati, piccoli e spietati. Il falso nueve è uno di quei dibattiti stucchevoli buoni solo per i talk e per riempire i giornali. Ovviamente il soggetto è Mertens, autore di un altro gol da antologia, nella sfida interna con il Torino – 8

Un po’ di calcio

PAVOLETTI E MILIK. Il primo rappresenta il provincialismo sarrita dopo la vana chimera obesa dell’internazionalizzazione. Ha senso prendere per quasi venti milioni di euro un centravanti trentenne un po’ scassato? Sembra la logica del Datolo in pasto ai tifosi. L’opposto dell’acquisto di Milik, una sorta di rombo di tuono polacco. Insieme fanno più di 40 milioni: a quel punto non era meglio andare sino in fondo con Icardi? Se non altro abbiamo scansato un enorme fosso di nome Zaza – voto sospeso

PAPEREINA. I piedi non si discutono: possono quasi competere con quelli di Krol in materia di lanci e aperture. Il disastro, sovente, sono le mani. La pelata di Reina vanta numerosi punti persi per le sue papere. Il Napoli avrebbe bisogno di un portiere che dia maggiore sicurezza – 5

HAMSIK. Dicono che le bandiere nel calcio non esistono più. Non è vero. Il Capitano è una bandiera – 10

ilnapolista © riproduzione riservata