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Il Napoli segna tre gol senza centravanti, quindi è un falso problema

Il carattere e la determinazione hanno fatto la differenza. Bravo Sarri. Al prossimo intoppo, tornerà l’alibi centravanti.

Il Napoli segna tre gol senza centravanti, quindi è un falso problema

Si possono segnare tre gol senza attaccanti? Evidentemente sì. Allora il problema del centravanti è un falso problema? Evidentemente sì.

È cambiata la determinazione

A rispondere ai quesiti e a confermare quanto scritto nel mio precedente articolo ci ha pensato il Napoli stesso. Gli uomini sono quelli di sempre. Quelli di ogni maledetta domenica, ma anche quelli di qualche lunedì e qualche sabato e a sto giro, persino del venerdì. Insomma, non mi pare sia sceso in campo nessun attaccante nuovo di zecca. Eppure la squadra sembra un’altra. Questione di carattere. Di voglia. Di determinazione. Quello che mancava. Quello che tramuta per una sera Reina in Buffon, Koulibaly in Thiago Silva e Hysaj in Cafù (per citare le trasformazioni più eclatanti). Il carattere: quello che Sarri avrà chiesto ai suoi a chiare lettere.

Il carattere ha migliorato anche il gioco

A beneficiarne non è solo il risultato. È anche il gioco. Sì perché tutti quelli che dicevano che il Napoli ha sempre giocato bene mentivano. O non riuscivano a vedere. O non volevano vedere. Questo è giocare bene. Per la prima volta in stagione il Napoli è sembrato quello dell’anno scorso. Soprattutto nei primi 20′ di gioco. La differenza l’ha fatta l’approccio. Anche quello di Sarri. Il tecnico è stato bravo a lanciare un segnale di fiducia alla squadra: fuori Allan dentro Zielinski dal primo minuto. Il cambio non è solo tecnico-tattico ma proprio appunto psicologico: più qualità, più fiducia nelle proprie capacità con il chiaro intento di offendere con le due mezzali (Hamsik e Zielinski) abili nell’inserimento senza palla. Nei primi 5′ di gioco il tecnico toscano raccoglie i frutti della sua strategia proprio con le incursioni del polacco prima e dello slovacco poi.

Il suicidio tattico di Pioli

Il piano è messo giù bene ma è chiaro che è agevolato da 2 elementi: il pizzico di fortuna (che non guasta mai) e soprattutto il suicidio tattico di Pioli che si presenta con un 4-2-3-1 presuntuoso in non-possesso con Brozovic e Kondogbia lasciati in balia del terzetto di centrocampo partenopeo perché Banega si disinteressa completamente di Diawara che ha tempo e spazio per imbastire qualsivoglia azione. Quando poi il Napoli ripone nell’armadio i panni della passata stagione e rimette quelli di questa abbassando i ritmi e concedendosi il consueto passaggio a vuoto ci pensa Reina a chiudere la porta in faccia a Icardi. L’Inter è così allegra e spensierata che il Napoli potrebbe triplicare con Gabbiadini e Hamsik prima di farlo con Insigne a inizio ripresa e chiudere definitivamente ogni discorso. Prima di tirare i remi in barca il Napoli sfiora addirittura il poker, ancora con Hamsik, al termine di una bella iniziativa di Insigne sulla sinistra.

La mancanza dell’attaccante è solo un parafulmine

Gli ultimi 20′ sono sottoritmo come è giusto che sia in vista della partita di Lisbona e l’Inter ha un paio di occasioni buone per segnare ma Reina è concentrato come non lo è mai stato negli ultimi anni e sfoggia un paratone degno delle sigle televisive. A confermare una volta di più che la testa può fare grandi cose. Con o senza attaccanti. E ricordatevelo. Perché già so che al prossimo black-out la mancanza dell’attaccante diventerà il parafulmine dietro il quale nascondere i limiti caratteriali e di mentalità di questa squadra.

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