ilNapolista

Napoli-Real Madrid è anche il minuto di silenzio per Gino Palumbo

Il capitolo su Napoli-Real Madrid tratto dal libro “101 gol che hanno fatto grande il Napoli”. Il racconto di due indimenticabili notti di calcio.

Napoli-Real Madrid è anche il minuto di silenzio per Gino Palumbo

La Copp(i)a dei Campioni

I trionfi del 1987 ci avevano presentato una nuova realtà, il Napoli era già fortissimo e nel mercato estivo si aggiunsero altri due nuovi acquisti: Giovanni Francini, terzino sinistro proveniente dal Torino e Antonio Careca, “il più grande attaccante che abbia mai avuto il Napoli” citando le parole di Corrado Ferlaino.

Careca era un attaccante mostruoso. Poteva concludere a rete di sinistro, di destro, di testa; era in possesso della tecnica più sopraffina e della più devastante potenza e inquadrava da ogni zolla del terreno lo specchio della porta. Nel mondiale del 1986 in Messico, realizzò per il Brasile cinque reti, come Maradona. Era coetaneo di Diego e venne a Napoli proprio perché era un desiderio di entrambi quello di giocare insieme. Con Giordano diedero vita al trio Ma.Gi.Ca che incantava non solo noi tifosi, ma molto spesso anche gli avversari.

Real Madrid

A settembre gli azzurri giocarono in Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Anche se quell’incontro con i campioni di Spagna è un ricordo malinconico, resta comunque la prima volta del Napoli nella massima competizione europea. All’andata, nell’atmosfera irreale di un Santiago Bernabeu “a porte chiuse” per una squalifica inflitta ai madridisti, gli azzurri perdono per 2 a 0. In una partita stregata dall’assenza ingombrante degli spalti vuoti, il Napoli non ha fortuna: un rigore e un autogol sono le due marcature dei “blancos”. Le nostre occasioni s’infrangono sui legni della porta di Buyo o sono sciupate dall’imprecisione sotto porta, per esempio di Giordano. L’esperta squadra campione di Spagna è composta da fortissimi calciatori come Butragueno, Michel, Sanchez, Gallego ed è guidata da Leo Beenhakker in panchina.

Il ritorno a Napoli si gioca il 30 settembre 1987. Il San Paolo trabocca entusiasmo e folla, l’incasso ai botteghini supera di un bel po’ i quattro miliardi di lire; è un record incredibile per un incontro di calcio. Prima del calcio d’inizio si osserva un minuto di silenzio per la scomparsa dell’indimenticato scrittore e conoscitore di sport, Gino Palumbo, a cui tantissimo anche questo libro deve.

Napoli d’assalto

Il Napoli, nonostante il blasone degli avversari, è arrembante sin dai primi momenti di gara. Schiaccia gli ospiti nella loro metà campo e al 9’ di gioco riesce ad andare in vantaggio. De Napoli lancia un lungo pallone nell’area di rigore spagnola, qui Careca colpisce di testa e la palla è rinviata da un difensore bianco. Di nuovo Careca, sempre di testa la rinvia verso Francini, il quale anticipa il suo marcatore e, di testa anche lui, indirizza la sfera verso l’angolo della porta. Il numero uno del Real la respinge, ma proprio Francini di sinistro la scaglia in rete. Il boato del San Paolo è un urlo fragoroso, è un tuono lungo due minuti, è una gioia infinita. La speranza di ribaltare il risultato è viva. Ci sono altri ottanta minuti per segnare ancora. Gli azzurri continuano ad attaccare, ma il pallone non varcherà più la linea di porta di Buyo.

Al 44’ una disattenzione difensiva permette a Sanchez di lanciare Butragueno che realizza il pareggio. Ora sono muti gli spalti, quasi come quelli dell’andata. Bisognerebbe segnare tre reti agli spagnoli. Lentamente si spegne la foga degli azzurri e nel secondo tempo niente cambia.

Io non c’ero al San Paolo. Piangevo come un fesso sul balcone a casa mia. Avevo quindici anni, tre mesi e un dispiacere.

ilnapolista © riproduzione riservata