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Il mio Napoli 2016 è tutto nella prima partita, il 2-1 contro il Torino

Una squadra condannata alla bellezza, a vincere solo giocando bene o a perdere quasi sempre senza meritarlo davvero. E un buon anno a chi si diverte, e a chi no.

Il mio Napoli 2016 è tutto nella prima partita, il 2-1 contro il Torino

Il gol di Insigne

Il fatto che la fine dell’anno solare cada all’interno di una stagione calcistica fa sì che il giudizio su quello che è stato resti sospeso, non finito. A metà, almeno. E impone una riflessione su quello che sarà, prima di tutto. Eppure, il 31 dicembre mi va di ricordare il 2016 del Napoli. E, ora che comincio a scrivere, mi accorgo che non c’è miglior riassunto della prima riga di quest’anno. Era il 6 gennaio 2016, al San Paolo. Io c’ero, si giocava Napoli-Torino.

C’è tutto il Napoli del 2016, già in quella partita. Un gol fantastico, il primo, che è la somma del talento individuale e del lavoro sul campo di allenamento. Perché, senza possedere una buona dose del primo, Insigne non scavalca Padelli con un geniale e diabolico pallonetto. Perché, senza il secondo, l’incrocio tra i tre uomini del tridente non può avvenire. E allora, questo gol non sarebbe esistito. È bellezza pura, è arte fatta col pallone, è l’intelligenza applicata alla fantasia.

Il resto del Napoli

C’è tutto il resto, dopo. Una cazzata mega-galattica, questa volta di Ghoulam, che regala al Torino il rigore del pareggio. Poi, il gol di Hamsik che fissa il punteggio. Un altro gol bello, più lineare e meno folle, ma frutto della stessa somma algebrica di cui sopra: doti e schemi, classe e organizzazione. Anche questo gol, se lo guardi bene, è un emblema del Napoli 2016. È bello, come quasi tutti i gol che realizza questa squadra. Che soffre a causa di un errore individuale, e poi patisce dopo perché il gol può arrivare solo al termine di una manovra bella. Cioè, il Napoli 2016 condensato in 90′. Difficile trovare una partita più didascalica.

Sì, perché Napoli-Torino avrebbe potuto concludersi con qualsiasi risultato. Dal 4-0, se tutto va bene, all’1-1 con un solo errore. Ma anche 1-2 o 1-3, se poi Ghoulam avesse trovato un accompagnatore nel mondo oscuro del blackout tecnico momentaneo. Come contro il Besiktas, ad esempio. O contro la Roma. Due-tre errori, e buonanotte al secchio. È il Napoli 2016, sempre uguale a se stesso. Ovunque e comunque.

Partite e partite

Perché ci sono quelle partite che tutto gira bene, e allora magari fai pure errori su errori e alla fine vinci 5-3. Con un pallonetto che ti apre le braccia, ti fa mettere in ginocchio e ti fa aprire la bocca senza la capacità di proferire parola (sì, ho esultato così). Oppure vinci 3-0, con due gol in sei minuti e allora niente ti fa paura. O magari vai sotto, per una punizione deviata, e poi vinci 5-1 mangiandoti letteralmente il campo. Oppure, infine, vai in uno stadio gigante e bellissimo, e detti legge e vinci 2-1 senza discussioni. Guardate, stiamo ricostruendo il 2016, quello vecchio e quello nuovo, semplicemente ricordando alcune partite. Tutte simili. Non c’è bisogno nemmeno di ricordare data e avversario, li conoscete. Li conosciamo.

Ma ci sono anche partite in cui va male, durante le quali la palla non entra. Non vuole saperne, neanche se non è colpa tua. Nonostante la tieni per 90′ senza sbagliare nulla, vai pure in vantaggio e poi ti fregano a otto minuti dalla fine con un tiro al volo dopo la seconda azione manovrata. Oppure vai in vantaggio e pareggiano 80 secondi dopo, o ancora giochi alla pari in casa della prima in classifica per due volte. E per due volte un sinistro in diagonale, nato da un minuscolo (quasi impercettibile) errore difensivo, ti fa perdere due partite. E sei punti, e due pezzi grossi di scudetti. Il pezzo più grande coincide pure con una deviazione sfortunata del tuo miglior difensore. Pensa.

Divertirsi

Ecco, questo è il 2016 del Napoli. Il mio 2016, ma non credo che qualcuno possa obiettare. Oppure dire “no, non è così”. Questa squadra ha fatto il suo massimo, per tutti i 48 giorni in cui è entrata in campo. Questo allenatore ha fatto il suo massimo, difficile costruire qualcosa di meglio. E la mentalità che manca non può che nascere dall’insistenza, dalla fiducia cieca e ottusa e inscalfibile in un lavoro che produce bellezza. Ed è la bellezza, che ti fa andare avanti. Per chi è come noi, non c’è altra strada. Idem anche per la società, per il lavoro sul mercato e in tutti gli altri settori. Tutto è perfettibile, migliorabile. Ma, come ho detto sempre, una cosa è la critica. Un’altra è non accettare nulla, pensare di essere soli al mondo. E di essere i soli al mondo, che è una cosa ancora peggiore.

Da Napoli-Torino in giù, questo è il racconto di questa squadra. Il mio racconto. Che chiuderei con una frase presa in prestito da una persona che mi è diventata amica, in questo 2016, grazie al Napoli.

Buon anno al Napoli perché io non mi sono mai divertito tanto.

Ecco, non avrei potuto dirlo meglio. L’augurio è quello di continuare a divertirci così. L’unica cosa che è certa con questa squadra. Chi si è divertito, a febbraio e marzo, affronterà il Real Madrid in Champions League col petto in fuori e potrà pure dire che “non esiste un progetto”, se vuole. Il grigio tra il nero e il bianco. Poi ci sono gli altri, quelli che dicono sempre che “non esiste un progetto”. Però affronteranno comunque il Real Madrid in Champions League. Sta a loro decidere se a petto in fuori o no. E se si sono divertiti. Buon anno pure a loro, .

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