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È l’ideologia di Nalbero che è inaccettabile, non il suo essere bruttarello

La verità brutta è che Nalbero sfrutta e falsifica il contesto. Diverso sarebbe stato se la macchina celebrativa del Natale fosse stata collocata a Bagnoli.

È l’ideologia di Nalbero che è inaccettabile, non il suo essere bruttarello
Nalbero, ilcenro

Nessun oggetto è bello in sé

Cari napolisti, qualche parola a proposito del Nalbero natalizio svettante sulla Napoli svogliatamente postbassoliniana io mi prenderei la briga di dirla a voce bassa, se voi me lo permettete e soprattutto se avrete la pazienza di seguire il mio piccolo ragionamento. Penso che nessun oggetto, come nessun essere umano, sia bello in sé, a meno che non si consideri l’essenza delle cose e delle persone a prescindere dal loro manifestarsi in questo o quel contesto, in un certo tempo, in una data situazione. Noi siamo sempre molto interessati e attratti da quel che ci compare davanti se ci riguarda, ci smuove dall’indifferenza, prende un senso magari imprevisto e forse nuovo. Quando questo accade in qualche modo ci pare che le bellezza si sia manifestata.

Nel mondo moderno, veloce, aggressivo, fragile, la bellezza non è armonia di forma e contenuto, equilibrio, moderazione: spesso è l’esatto contrario. Dunque se voi dite che Nalbero è bruttarello perché mostra senza pudore i pali che lo costruiscono e perché tutto sommato si erge su una struttura che si presenta come un centro commerciale, non avete ancora posto la domanda fondamentale. La domanda cioè che hanno posto alcune settimane fa i critici, tra i quali mi sono ritrovato un po’ distrattamente. Non è l’in sé del Nalbero il problema (come è tecnicamente fatto), né ci si dovrebbe preoccupare troppo del cattivo gusto che lo infesta dall’interno con le patetiche vedute vesuviane sparse a piene mani da un pittore dilettante.

Nalbero sfrutta e falsifica il contesto

La verità brutta è che Nalbero sfrutta e falsifica il contesto. Napoli, il suo golfo, il Castel dell’Ovo, Posillipo, il Vesuvio: insomma, tutto l’armamentario retorico partenopeo è ripresentato alla Rotonda Diaz come il luogo dello spettacolo di una politica in stato confusionale. L’ambizione surreale del nostro De Magistris è quella di far vedere lui la città e le sue meraviglie meglio degli altri, più degli altri, letteralmente sopra gli altri. La bellezza di Napoli moltiplicata per l’altezza monumentale del Nalbero serve a piantare il sindaco nella cartolina folkloristica.

Un’opera d’arte, o ogni oggetto che chiede di essere visto, dovrebbe porre domande

Se, come chiesero ragionevolmente i critici, la macchina celebrativa del Natale fosse stata collocata altrove, per esempio a Bagnoli, la sua identità materica e la sua luce innaturale avrebbero forse determinato una visione non altrettanto turistica, ma di certo più imprevedibile e interessante. Più moderna e anche più politica, nel senso buono intendo dire. Per ogni oggetto che chiede di esser visto e apprezzato, che si presenta cioè come un prodotto della tecnica e dell’ingegno umani, dovrebbe valere il principio a cui non può mai sottrarsi l’opera d’arte: cambiare il senso del luogo dove si presenta, togliendo veli, aggiungendo visioni, ponendo domande.

Benché noi auguriamo ogni successo a Pasquale Aumenta che l’ha progettato e realizzato, non possiamo non dire che la fortuna della sua impresa non dovrebbe essere un argomento significativo nella discussione cittadina. La costruzione di una macchina da festa per quanto sia architettonicamente figlia del suo tempo, sociale ed economico, è pur sempre un gesto politico che va giudicato per come si manifesta ideologicamente. Noi, voi, siamo convinti che Napoli debba essere oggi e anche nel futuro una città senza sviluppo, avvinta alla sua immagine eterna di bellezza senza redenzione, festante e senza gioia, popolare senza cultura?

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