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Guida al sorteggio di Champions: come stanno le possibili avversarie del Napoli

Un profilo delle squadre che potrebbero affrontare il Napoli alla ripresa della Champions: Psg, Bayern Monaco, Manchester City, Real Madrid, Bayer Leverkusen, Porto e Siviglia.

Guida al sorteggio di Champions: come stanno le possibili avversarie del Napoli

Doppio mezzogiorno di fuoco

Prepariamoci ad un doppio mezzogiorno di fuoco. Il primo, domani, in campo, al ‘Sant’Elia’ contro il Cagliari. Una gara non semplice ma da vincere assolutamente per accorciare sulle prime posizioni in classifica, confidando in un turno almeno sulla carta favorevole visti gli impegni delle rivali. Il secondo, dopodomani, a Nyon, per il sorteggio degli ottavi di Champions League.

Il primo posto nel girone, come sappiamo, non ci ha aiutato particolarmente: l’urna sarà piena di insidie, o, per dirla come hanno fatto all’estero, di coccodrilli. A meno di 48 ore dall’estrazione delle palline, fondamentale per il futuro europeo del Napoli, facciamo una panoramica di come arrivano al sorteggio le potenziali avversarie degli azzurri. Consapevoli, certo, del fatto che prima di scendere in campo passeranno due mesi e qualcosa potrebbe cambiare. Ma almeno per farci un’idea di chi potremmo affrontare.

Paris Saint-Germain

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Una compagine che da tempo aspira al ruolo di corazzata continentale, senza però aver fatto ancora il definitivo salto di qualità in tal senso. Non sono mai andati, ad esempio, al di là dei quarti di finale in Champions, raggiunti per quattro volte di fila nelle ultime stagioni ma risultati sempre invalicabili. Anche il fatto di aver gettato via malamente il primato nel girone, in casa contro il modesto Ludogorets, dice di uno spessore internazionale ancora una spanna sotto ai club di maggior tradizione.

Dal punto di vista più strettamente tecnico, il regno di Unai Emery sembra ancora in fase di assestamento. Non è un caso che in campionato siano già arrivate tre sconfitte su 16 gare e che la classifica dica terzo posto, a -4 dal Nizza, con lo scontro diretto di domenica sera già un possibile crocevia del torneo. E’ una squadra che, pur con un tasso tecnico chiaramente superiore alla media, sembra leggermente più debole rispetto al recente passato. Ci sono giocatori che sembrano aver esaurito il loro percorso tecnico sotto la Torre Eiffel (Maxwell, anche per limiti di età, ma pure Pastore, che ha messo insieme solo 7 presenze in tutto quest’anno), i rinforzi arrivati dal mercato (Ben Arfa, Krychowiak, Jesè) non hanno inciso, e, di contro, la partenza di Ibrahimovic pesa, inutile far finta del contrario.

Senza Ibra

Anche se, senza lo svedese, Cavani è finalmente di nuovo libero di essere se stesso. Non che avesse fatto male, prima (in tre stagioni con Ibra, comunque, 81 reti complessive), ma, al momento in cui scriviamo, fanno 20 reti in 20 presenze stagionali (14 in Ligue 1 e 6 in Champions). E pensare che a inizio stagione a Parigi lo avevano criticato, anche abbastanza pesantemente, per qualche errore di mira di troppo. Riassumendo, i francesi non sono certo ingiocabili (7 gol subiti nel girone, più di uno a partita) ma per febbraio potrebbero avere margini di miglioramento notevoli, anche perché qualcosa nella loro fisionomia potrebbe cambiare grazie al mercato.

Manchester City

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Fino a fine settembre, l’impatto di Guardiola sulla nuova realtà era sembrato persino troppo facile. 10 vittorie in 10 gare ufficiali, Premier League che sembrava conclusa ancor prima di iniziare e Champions League pronta a dover fare i conti con un’altra valida pretendente. Poi, qualcosa si è inceppato, tant’è vero che oggi in campionato la classifica recita quarto posto e -4 dalla vetta dove c’è il Chelsea.

Il rocambolesco 3-3 a Celtic Park ha tolto molte certezze, soprattutto dal punto di vista difensivo, e da lì si è aperta quella che, senza bisogno di andare a controllare le statistiche, è stata certamente la peggior striscia in carriera del tecnico: 6 partite senza vittorie. Un ottobre assolutamente nero. In cui sono emersi tutti i limiti di una squadra con grande qualità ma che deve ancora assimilare a dovere i concetti di Pep, il cui sistema di gioco richiede tempo per essere applicato alla perfezione. Paradigmatico lo 0-4 subito al Camp Nou nel nuovo scontro del catalano con il suo passato, dopo quello dell’aprile scorso. Anche stavolta risoltosi in una Caporetto.

Campioni, comunque

Il potenziale a disposizione è certo notevole, come dimostra la parziale vendetta nel return match dell’Etihad, e del resto una squadra che può schierare gente come Aguero, Sterling, De Bruyne, David Silva, Gundogan, Fernandinho e via andare sarebbe avversario scomodo per chiunque. Ma anche qui, come per il Paris Saint-Germain, la perfezione negli automatismi di gioco e il pedigree internazionale non ce li si inventa, ma si costruiscono man mano. Per quanto riguarda la prima, chiedere ad Antonio Conte, che, pur aiutato da un pizzico di buona sorte, ha dato una lezione anche di pragmatismo a Guardiola. Per quanto riguarda il secondo, qualche passo avanti è stato fatto con la semifinale dello scorso anno, ma, come per i parigini, siamo ancora lontani dai mostri sacri. Avversario comunque da evitare, per la troppa disparità di tasso tecnico e per il trend che può andare solo a migliorare.

Bayern Monaco

Bayern Munich v PSV Eindhoven - UEFA Champions League Group Stage - Group D

Per Ancelotti, le similitudini con Guardiola sono notevoli. Inizio anche migliore rispetto alle più rosee previsioni: 8 vittorie in 8 gare ufficiali, tra l’altro con un solo gol incassato. Sembrava l’inizio della solita cavalcata solitaria in campionato e di un assalto alla Champions con rinnovata fiducia, dopo che Guardiola per tre anni si era fermato alla semifinale. Fatale anche per Carletto, tuttavia, la fine di settembre, con il primo campanello d’allarme suonato al ‘Vicente Calderon’. L’Atletico è risultato nuovamente indigesto ai bavaresi che poi hanno inanellato due pareggi di fila in campionato, mostrando qualche crepa.

Nonostante un ruolino di marcia rimasto poi complessivamente positivo, per il momento è sfuggito anche il primato in campionato, a -3 dal sorprendente Lipsia, oltre a essere sfuggito quello nel girone di Champions per via dell’inopinato capitombolo a Rostov. E’ un Bayern in cui Lewandowski prova come al solito a fare pentole e coperchi (17 gol complessivi in tutte le competizioni), ma non può sempre bastare. La crisi realizzativa di Thomas Muller (ancora a secco, incredibilmente, in Bundesliga) sta sicuramente incidendo, come pure una certa mancanza di continuità da parte di altri interpreti. In effetti, per Robben e Ribery gli anni iniziano a farsi sentire.

Questione d’età?

Come anche per altri della squadra: l’età media dei giocatori impiegati da Ancelotti si attesta oltre i 27 anni. E meno male che la abbassano elementi come Renato Sanches (19), Coman (20) e Kimmich (21), altrimenti figurarsi. In generale, era stata forse abbastanza profetica la pubblicità che aveva visto protagonista in estate il Carletto nazionale: “Loro hanno già vinto tutto, dovrò farli ricominciare da zero. Con lo stesso entusiasmo dei ragazzini”. Può essere che il problema sia quello. E al di là dell’enorme caratura tecnica, un Bayern che faccia quadrato su se stesso e si ripresenti a febbraio con un’altra faccia sarebbe davvero un pessimo affare.

Bayer Leverkusen

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Qui siamo decisamente alla voce “promesse non mantenute”. Un paio di stagioni fa, il modello di gioco proposto dal tecnico Schmidt ricalcava fedelmente il miglior gegenpressing di Jurgen Klopp, con tempi di transizione offensiva addirittura più rapidi. Uno studio dell’epoca riferiva che mediamente le “aspirine” arrivavano alla conclusione circa 8 secondi dopo aver recuperato il pallone, a prescindere dalla zona del campo in cui avveniva. La qualità degli uomini a disposizione, specie nel settore offensivo, sembrava poterne fare in breve tempo una delle nuove sensazioni del calcio europeo e non per caso nel marzo 2015 anche l’Atletico di Simeone andò in enorme difficoltà contro di loro, spuntandola solo ai rigori.

Da allora, però, il processo di crescita si è sostanzialmente fermato, rivelando non pochi difetti di fabbrica. Messi in mostra già dall’ultima e nient’affatto trascendentale Roma di Garcia, che un anno fa ebbe la meglio in un doppio confronto caratterizzato da orrori difensivi di ogni sorta. Schmidt ha dovuto parzialmente rivedere le sue idee, attuando un approccio, almeno in Europa, un po’ più pragmatico. Ha finito infatti il girone imbattuto, ma con ben 4 pareggi.

L’avversario migliore?

Il discreto rendimento internazionale, però, si sta riflettendo sul campionato dove, per adesso, non gira particolarmente bene: 17 punti in 13 gare e -9 dalla zona Champions. Va tenuto conto che, diversamente dai connazionali di cui abbiamo appena parlato, l’età media della squadra è bassissima: escluso il 32enne Kiessling, nessuno supera i 28 anni e sono appena in 7 ad averne almeno 26. Chi scrive, tra gli avversari a disposizione, li ritiene largamente quelli per il quale, si potesse, varrebbe la pena firmare una cambiale in bianco. Giocano e fanno giocare e sulla carta non sembrano (e probabilmente non sono) affatto superiori.

Ma guai a sottovalutarne la potenza di fuoco a disposizione: Hernandez, Calhanoglu, Bellarabi (ora infortunato, ma a febbraio ci sarà), Mehmedi, Volland, il già citato Kiessling e la sorpresa Pohjanpalo, finlandese divenuto famoso a settembre per aver realizzato un poker in meno di 45 minuti.

Real Madrid

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Della rosa a disposizione di Zidane sarebbe persino superfluo parlare. Vale di più la pena soffermarsi sul primato appena raggiunto dai ‘blancos’: 34 partite ufficiali senza sconfitte. Raggiunto il record del Real allenato da Beenhaker che resisteva dal 1989. Una striscia aperta da otto mesi: ultimo ko, il 6 aprile, lo 0-2 in casa del Wolfsburg nell’andata dei quarti della scorsa edizione di Champions. Da allora, 25 vittorie e 9 pareggi complessivi. Due dei quali arrivati nelle ultime due gare giocate contro il Barcellona al Camp Nou (a proposito: +6 sui rivali mantenuto in classifica e progetto di fuga che prende sempre più corpo) e contro il Borussia Dortmund nell’ultima gara del girone.

Rivelazione Zizou

Sorprende, in effetti, vederli nell’urna delle seconde, ma ad occhio e croce Zidane non si sarà dato troppa pena visto che, a parte il rischio di prendere la Juventus, ha di fatto evitato tutte le big almeno per questo turno. La notevole striscia di risultati di cui abbiamo parlato cambia, necessariamente, la narrazione dello Zizou allenatore. Perché va bene la BBC, per tacere del talento debordante anche nelle altre zone del campo, ma non si resta imbattuti per più di trenta partite per caso, o soltanto grazie a qualche opportuno gol di Sergio Ramos nel finale. C’è, deve esserci necessariamente dell’altro.

Sicuramente una capacità di gestione del materiale umano non comune. Aiuta, in questo, l’essere stato a propria volta un campionissimo, nel parlare da pari a pari con chi al pallone non solo da’ del tu, ma letteralmente ci amoreggia. E una crescita dal punto di vista tattico visibile e toccabile con mano, al di là di qualche svolazzo come quelli visti col Dortmund. Ma del resto, se sei il Real Madrid non puoi limitarti a giochicchiare. L’assenza di Bale peserà il giusto. Potrebbe essere davvero la volta buona che qualcuno riesca, per la prima volta, a vincere la Champions League per due volte di seguito, dal cambio di denominazione avvenuto nel 1992.

Porto

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Premessa doverosa: questa non è la tipica squadra portoghese. O perlomeno, ha qualcosa che la differenzia dalle altre. La qualità nei piedi c’è, come da tradizione. Ma c’è anche, e si farebbe fatica a pensarlo, un ottimo reparto arretrato. I numeri fanno impressione: soltanto otto le reti incassate in 23 partite totali disputate in stagione in tutte le competizioni. Addirittura, appena una rete subita (nel big match di campionato contro il Benfica) nelle ultime 10 gare giocate. Va bene, il campionato portoghese (dove le cose per il Porto vanno bene ma non benissimo: terzo posto a -4 dal Benfica) non trabocca esattamente di bomber implacabili e anche il girone di Champions toccato in sorte ai Dragoes non era certo di quelli irresistibili.

Ma è, comunque, una prestazione da rimarcare. Il fatto di avere Casillas tra i pali, evidentemente, c’entrerà qualcosa. Di contro, è una squadra che nemmeno segna tantissimo: 2 gol nelle ultime 4 gare di campionato, 4 reti in 5 gare del girone prima dell’exploit conclusivo contro un Leicester già qualificato. Il Porto in effetti è accomunato al Napoli dalla mancanza di un vero centravanti. La cessione di Aboubakar al Besiktas ha lasciato in rosa come attaccante di peso il solo Depoitre, che oltretutto non è mai stato un bomber a tutto tondo.

Chiedere alla Roma

Per il resto, tanti ottimi giocatori (Andrè Silva, Otavio, Corona, Adrian Lopez, Brahimi, Varela) che però anche senza essere cannonieri la porta la vedono e possono essere fastidiosi, come può testimoniare la Roma, maltrattata nel preliminare di fine agosto. Nel complesso, la squadra è un buon mix di gioventù ed esperienza che può dire la sua anche con avversari più attrezzati. Dovendo affrontarli, da non prendere assolutamente sottogamba, anche se piacerebbe potersi prendere una rivincita dall’ottavo di finale di Europa League di tre anni fa ancora enormemente carico di rimpianti.

Siviglia

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Saranno contente nel vederli nell’urna degli ottavi di Champions soprattutto le partecipanti all’Europa League, finalmente liberatesi dalla tirannia degli andalusi. Che ora provano a confrontarsi con un livello diverso e più alto, ma con ambizioni fondate. Non è un mistero che la squadra di Sampaoli sia una delle più intriganti sul panorama continentale, a livello di proposta di gioco e di potenziale dei giocatori. Anche questa è una squadra senza un bomber eletto: il miglior realizzatore è Ben Yedder, con otto reti complessive in stagione. Ma nella batteria offensiva agli ordini dell’ex tecnico del Cile c’è talento a secchiate. Bastano i nomi: Vazquez, Vitolo, Nasri, Ganso, Vietto, Correa.

Sampaoli Vs Sarri – The Armageddon

Parliamo di un collettivo che sembra poter dire la sua anche in campionato (terzo a -7 dal Real e solo a un punto dal Barcellona), per la prima volta dopo diverso tempo: nelle ultime sei stagioni, mai sopra il quinto posto nella Liga. E che con Sampaoli in panchina ha compiuto un ulteriore passo in avanti. La versione degli spagnoli con Emery era piuttosto pragmatica, tesa a sfruttare al massimo le capacità dei giocatori in un sistema di gioco organizzato ma senza picchi eccessivi di qualità. L’argentino, invece, fa dell’attenzione maniacale alla tattica e dell’atteggiamento offensivo i suoi marchi di fabbrica. Chiedere per informazioni alla Juventus, che al ‘Sanchez Pizjuan’, fin quando Vazquez non si è fatto ingenuamente cacciare dal campo, per mezz’ora ha visto letteralmente le streghe.

Attenzione, però: formazione d’attacco ma anche capace di chiudersi a riccio, se necessario, o addirittura di addormentare il gioco ai limiti della melina. Un avversario di certo complesso, anche se non imbattibile. Un duello sullo scacchiere tattico tra Sarri e Sampaoli potrebbe essere uno dei più belli ed equilibrati mai ammirati nella storia della coppa dalle grandi orecchie.

 

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