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“Dentro il silenzio”: la sordità infantile raccontata in un film

Presentato questa mattina, il cortometraggio del regista Sondelli racconta una storia vera ed esprime l’eccellenza sanitaria del Santobono Pausilipon

“Dentro il silenzio”: la sordità infantile raccontata in un film

Doveva essere uno spot breve che raccontasse al pubblico il mondo della sordità infantile e le possibili soluzioni al problema. Al di là di ogni previsione si è trasformato in un toccante cortometraggio di 40 minuti sui bambini che non percepiscono altro rumore che quello dell’amore.

L’idea dello spot

Dentro il silenzio” – questo è il nome della pellicola – è stato presentato questa mattina in anteprima nazionale al cinema America Hall di Napoli. Diretto dal regista Pino Sondelli, è prodotto da Aquila Film. È una società di produzione impegnata da trent’anni nella comunicazione in ambito medico sanitario. Non a caso. Perché l’idea di girare uno spot sulla sordità infantile è del professor Antonio della Volpe, responsabile del Centro di riferimento regionale per gli impianti cocleari in età pediatrica della Uosd di Chirurgia Protesica della sordità infantile del Santobono-Pausilipon di Napoli, e di Lucio Allegretti, appunto direttore della Aquila Film.

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Lo spot diventa cortometraggio

L’intenzione di della Volpe era anche far conoscere a tutti un settore di avanguardia della sanità napoletana. Quello riguardante la produzione di impianti cocleari, in cui primeggia, in Italia, proprio il reparto del professore, all’ospedale Santobono-Pausilipon.

Ed è qui che entra in scena Pino Sondelli, coinvolto dallo stesso direttore della casa di produzione, per girare lo spot: “Lucio mi accompagnò al Santobono per conoscere il primario e discutere il suo progetto – racconta il regista – Appena entrato nel reparto mi trovai di fronte a 30-40 bambini con apparecchi per la sordità. Qualcuno sorrideva, qualcuno era triste, ma erano irrimediabilmente calati nel silenzio, con tutta la loro sensibilità. Fu un impatto straordinario”.

L’incontro con i bambini segna il regista

Un incontro, quello con questi bambini, che segna profondamente Sondelli: “Ci chiudemmo nella sala con Allegretti e della Volpe per discutere l’idea ma non riuscivo a seguirli. Avevo stampata negli occhi l’immagine di quei bambini. Alla fine dissi a Lucio che non potevo aiutarlo. Gli chiesi di concedermi una notte per scrivere un corto in cui raccontare la mia emozione di fronte ai piccoli. E così feci. Restai sveglio fino alle 4 del mattino per scrivere il mio progetto e riuscii ad emozionare entrambi i miei interlocutori. Come facciamo a realizzarlo? Mi chiesero. E io gli risposi che lo avremmo realizzato solo se avessimo trovato una risposta nella sensibilità delle persone”.

Dentro il silenzio. I protagonisti

L’ampiezza del problema

Inizia, così, la ricerca del cast, che vede coinvolti, tra gli altri, Stefania De Francesco, Stefano Moffa, Gianni Parisi, Riccardo Zinna, Renato de Rienzo, Pino L’Abbate, Virginia Formisano, Fabrizio Soprano, Piera Violante, la piccola Ilaria Porcelli dell’Accademia di Briciole di Stelle, Mattia Abbundo e Alessandra Savastano. Tutti attori che hanno prestato la loro opera in forma del tutto gratuita, per amore dei bambini e per illuminare un mondo ancora poco conosciuto eppure vastissimo.

“Esiste un rapporto di uno a mille tra sordità e nuovi nati – spiega il professor Della Volpe – In Campania nascono ogni anno 65mila bambini, e di questi 65 sono sordi. Il nostro centro è il maggiore in Italia per numero di impianti cocleari realizzati ogni anno, per tecnologia e know-how. Abbiamo tecnologie all’avanguardia che ci consentono di fare indagini di carattere funzionale sui bambini che poi vengono sottoposti ad interventi di microchirurgia all’orecchio delicatissimi. È questo che volevamo comunicare al pubblico attraverso lo spot. Poi il regista si è emozionato e abbiamo avuto questo meraviglioso risultato…”.

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E l’emozione era palpabile tra gli spettatori e nello stesso regista. Sondelli ha ammesso di non essersi mai emozionato così in oltre quarant’anni di carriera nel cinema. «Ho coinvolto artisti straordinari, e tutti lo hanno fatto per amore. Quaranta minuti di verità e di sensibilità che viene dal cuore. Ho trascorso due mesi a fare ricerca. Ho seguito di nascosto gli incontri con i genitori, l’andamento dei bambini, il loro comportamento. Ho parlato con i logopedisti, gli psicologi, i tecnici. Non volevo sbagliare una parola. Volevo raccontare il mio impatto con il loro silenzio».

Esorcizzare la paura

“Dentro il silenzio” è anche un modo, dice Sondelli, di esorcizzare la paura della malattia. Soprattutto quando riguarda i bambini: “Penso che la paura sia un sentimento straordinario. Solo chi comincia ad avere paura riesce a capire cosa significa andare avanti, la paura ti spinge a superare gli ostacoli, ti fa crescere. Questi bambini e le loro famiglie vanno aiutati con l’amore, con l’unione, con l’ascolto, il supporto emotivo, oltre che sanitario”, spiega il regista.

Curare il fisico e l’emotività

Occorre dunque un approccio completo, che riguarda sia le cure fisiche che il supporto psicologico, come spiega Annamaria Minicucci, direttore generale del Santobono-Pausilipon: «È bellissimo avvicinare con tale delicatezza e sensibilità le famiglie ad un problema così serio come la malattia infantile, strettamente legata alla paura che ne hanno i genitori e a come essi affrontano questa malattia. Questo cortometraggio ci dà la possibilità di mostrare alle persone che possono non aver paura perché è possibile trovare solo professionalità e appoggio umano. Quello che avete visto nel film è esattamente quello che succede nel reparto di Antonio Della Volpe e dei suoi collaboratori».

Una storia vera

La storia raccontata dalla pellicola è una storia vera. «Il problema della malattia del bambino non riguarda solo la parte della cura fisica», continua la Minicucci. «Perché il bambino ha un fisico che reagisce molto più di quello degli adulti portandolo spesso alla guarigione. Ma è importante il trauma che il bambino riceve in un momento della vita che è spensierato, quello di subire la malattia, il ricovero, di entrare a contatto con una patologia che richiede una continua presenza in ospedale». È l’assistenza a trecentosessanta gradi ciò che differenza l’assistenza pediatrica da quella agli adulti. «Appena entra in ospedale, al bambino bisogna dare supporto emotivo, più di quanto si faccia con gli adulti, perché altrimenti si corre il rischio di guarire il corpo ma di lasciare aperta una ferita psicologica che il piccolo si porterà dietro per tutta la vita. Questa è la nostra sfida, lo sforzo che facciamo tutti i giorni e questa storia lo racconta molto bene», spiega il direttore generale del Santobono-Pausilipon.

Il film ha il patrocinio dell’Aorn Santobono-Posillipo di Napoli, dell’assessorato comunale alla Cultura e al Turismo e dell’Unicef Campania. Tutti campani gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. Il direttore di produzione è Ornella De Santis. Aquila Film si è avvalsa, nella produzione, della collaborazione degli studenti dell’Accademia Belle Arti di Nola, ABAN.

“Vinceremo Giffoni”

“Sono state tante le difficoltà nella realizzazione – spiega Allegretti –. Lavoravamo da anni con il professor della Volpe a un prodotto di comunicazione per le famiglie, perché una cosa che spesso manca alle strutture ospedaliere è la comunicazione verso l’esterno. Adesso, però, viene il difficile: la distribuzione. Spero che gli sponsor ci aiutino nell’iter. Però posso dire una cosa: arriveremo a Giffoni e vinceremo, senza dubbio”, sorride.

Una curiosità. Alcune scene del corto sono state girate al PalaVesuvio e anche alla Fondazione Foqus che ospita la redazione Napolista. E questa cosa non può che darci un impulso più, se non bastasse il fatto che il film riguarda lo straordinario mondo dei bambini, a contribuire nel nostro piccolo a diffondere la notizia della sua esistenza.

La trama

“Dentro il silenzio” racconta una storia vera. Quella della famiglia di Luisa e Alberto Pascucci e dei loro tre figli. Ilaria, di 9 anni, e i gemelli Giulio e Carlotta, di 4. I due gemelli, nati con un udito normale, all’età di circa tre anni lentamente lo perdono. Inizia così il dramma di una famiglia come tante, che si trova all’improvviso a dover affrontare una realtà difficile da accettare.

Un continuo girare tra medici, amici e conoscenti in cerca di verità e indicazioni su come affrontare l’evento che sconvolge la loro vita. Un periodo di confronti violenti, litigi, incomprensioni, che li dividono e li riuniscono e poi li dividono ancora.

Sotto la spinta del nonno materno, Luisa e Alberto decidono di incontrare i medici specialisti dell’ospedale pediatrico della città. E accettano finalmente di sottoporre  i propri figli all’intervento di impianto cocleare. Grazie ad esso la vita affettiva e sociale dei loro figli diventa normale. Anzi, meglio che normale. I due gemelli diventano dei piccoli campioni, Giulio nel basket e Carlotta nella danza.

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