ilNapolista

Perché l’arbitro non ha espulso Sergio Ramos? Lo ha fermato la Var?

Il signor Sikazwe stava per estrarre il secondo cartellino giallo, poi ha rinunciato. Qualcuno lo ha avvisato? Oppure non se l’è sentita?

Il Real contro il Kashima

Siamo a Yokohama. Giappone. Finale del Mondiale per Club. In campo i campioni spagnoli del Real Madrid, prossimi avversari del Napoli in Champions League e campioni europei in carica. C’è pure il pallone d’oro Cristiano Ronaldo. Di fronte ci sono i semisconosciuti giapponesi del Kashima Antlers, prima storica finalista proveniente dal Sol Levante. Il classico Davide contro Golia che però, nella vita vera, quasi mai finisce come nella Bibbia.

Sulla carta non c’è storia. Invece, al novantesimo siamo ancora 2-2 e i blancos devono ringraziare Cristiano Ronaldo che, su rigore, ha regalato il pareggio ai suoi dopo il 2-1 siglato dal numero 10 del Kashima (autore di una doppietta) che non ci ricorderemo mai il suo nome ma ha la maglia che un tempo fu di Zico. I Giapponesi sembrano tanti robottini, corrono come matti (e questo si sapeva), ma ciò che sorprende è il fatto che corrono bene, sono organizzati tatticamente e hanno una discreta tecnica. Insomma, magari il Real sta giocando sotto tono, ma il pari è assolutamente meritato.

Sliding doors

Arriviamo ai secondi finali del tempo regolamentare: c’è il “momento sliding doors”, come ormai va di moda chiamarlo negli highlights delle pay-tv. Per l’ennesima volta, i giapponesi chiudono gli spazi e ripartono. C’è una buona occasione per un contropiede ma Sergio Ramos interrompe l’azione con un fallo da dietro. Sarebbe ammonizione. Anzi, è ammonizione. E Sergio Ramos era già ammonito. Quindi dovrebbe essere espulso.

L’arbitro – il signor Janny Sikazwe, 38 anni a maggio, proveniente dalla federazione dello Zambia – mette mano al taschino, sta prendendo il cartellino, ecco, lo ammonisce, forse addirittura gli dà il rosso diretto, lo cerca con lo sguardo (lo stadio è in trepidazione, hanno capito tutti cosa sta per accadere). Eccolo, lo ha trovato, ora lo caccia, sì sì lo caccia… ma il cartellino non esce dal taschino, le dita restano lì ma non escono fuori, come fossero paralizzate. Intanto Sergio Ramos si allontana con la coda fra le gambe (come chi sa di averla fatta grossa).

Quella mano perennemente sul taschino

C’è qualche istante di sospensione. Il signor Sikazwe, 38 anni a maggio, proveniente dallo Zambia, di professione arbitro, parlotta con qualcuno, forse gli sussurrano qualcosa negli auricolari, forse lo capisce lui, insomma riflette sul fatto che Sergio Ramos è già ammonito. Intanto lo sguardo dei robottini giapponesi cambia (erano contenti, ora sono allibiti e cominciano ad avvicinarsi al signor Sikazwe). Lo stadio rumoreggia, Sergio Ramos si allontana. Il signor Sikazwe, 38 anni a maggio, dallo Zambia, di professione arbitro, è come imbambolato (le dita ancora nel taschino), sa che dovrebbe fare ciò che è giusto ma non lo fa, non ha il coraggio di farlo, forse non ha la necessaria freddezza, forse ci ha ripensato, forse dalla Var gli hanno detto di non farlo… non lo sapremo mai.

Non sapremo mai cosa gli è passato per la testa. Magari che fra un anno e mezzo ci sono i Mondiali. E magari “se caccio il capitano del Real Madrid nella finale del Mondiale per Club poi mi montano su un caso che non finisce più, io vengo dallo Zambia mica sono europeo, erano 18 anni che un africano non arbitrava una finale della Fifa – un Mondiale? e quando mi ricapita? – sono sicuro che se il Real perde poi mi rompono le palle, il mio capo mi convoca nel suo ufficio e mi fa una cazziata e magari mi gioco pure la convocazione per Russia 2018”.
E che Mondiali sarebbero senza il signor Sikazwe, ormai 39 anni, dallo Zambia, di professione arbitro, che nel dicembre 2016 arbitrò la finale del Mondiale per Club?

Il signor Sikazwe ci tiene alla carriera

Il signor Sikazwe è uno che tiene famiglia, ci tiene alla carriera, vuole guadagnare, scalare le classi sociali, diventare più di ciò che è. Insomma, è uno come tutti noi.

Così, il cartellino resta nel taschino e il Real poi la vince, la finale, come è giusto che sia in questo mondo, rispettando i pronostici. Scrive il suo nome negli annali. E noi ci dimenticheremo del Kashima Antlers e del signor Sikazwe, 38 anni a maggio, dallo Zambia, di professione arbitro ma uomo come tutti noi, che un giorno ebbe l’occasione di fare la cosa giusta.

Come il dirigente che non ferma la gara d’appalto falsata o il concorso truccato, come il politico che in Parlamento vota solo come gli dicono di votare, come il giornalista che non ha il coraggio di scrivere ciò che sarebbe giusto, come il professore che non se la sente di bocciare quel ragazzo (che non sa un cazzo, ma “chi sono io per giudicarlo?”), come l’agente che chiude un occhio durante i controlli… e potremmo continuare all’infinito, siamo certi che ognuno di voi ha in mente un esempio di pavidità umana.

Ora è facile sparargli addosso

Siamo tutti bravi a dire cosa dovrebbero fare gli altri.

A stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Soprattutto in quest’epoca di sentenze da social.

Ma quanti ce ne sono in giro che non hanno il coraggio di fare la cosa giusta? Quante volte si fanno scelte per opportunismo?

Anzi, in fondo in lui riconosciamo un puro. Perché questa del mancato giallo è una cosa che si vede spesso sui campi da calcio, ma l’arbitro decide sempre in una frazione di secondo, senza che nessuno abbia la possibilità di accorgersene, senza quegli interminabili secondi con le dita nel taschino. Ormai sono tutti smaliziati. Invece Sikazwe no. Si vedeva chiaramente che combatteva con la coscienza. Perché almeno lui ce l’ha una coscienza.

Questo mancato giallo è solo una piccola cosa. Ben altre ingiustizie avvengono tutti i giorni in modo molto più occultato.

Quindi, non giudichiamolo, non critichiamolo, se prima non giudichiamo e critichiamo noi stessi.

Perché la verità è che tutti noi siamo il signor Sikazwe, 38 anni a maggio, dallo Zambia, di professione arbitro ma uomo come noi, che un giorno ebbe l’occasione di fare la cosa giusta… ma non la fece.

ilnapolista © riproduzione riservata