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Anche Koulibaly è imprescindibile per il Napoli, ed è un vero top player

Non solo Albiol: il difensore francosenegalese è fondamentale per il Napoli (l’unico ad aver giocato sempre, insieme a Rein), ma in modo diverso.

Anche Koulibaly è imprescindibile per il Napoli, ed è un vero top player

Raul Albiol

L’abbiamo detto, scritto, sottolineato. L’abbiamo dimostrato coi numeri. L’ha detto Sarri, in diverse occasioni durante questa stagione. Lo diciamo ancora: Raul Albiol è un calciatore fondamentale per il Napoli. Tipo una poesia, ripetiamolo ancora. Raul Albiol è un calciatore fondamentale per il Napoli. Eppure, riguardando la partita contro il Benfica (e quella contro l’Inter, e quella prima ancora, e quella ancora prima), noi vediamo un grande Koulibaly. Cioè, un Koulibaly assoluto dominatore della difesa. Strapotere puro, fisico, tecnico e posizionale. Roba da top player.

Roba che possiamo dimostrare coi numeri, anche questa. Una sorta di par condicio nei confronti di Raul Albiol, che è grande nei numeri e allora deve esserlo anche Kalidou. Che ha messo insieme, nella sola Benfica-Napoli, 4 palloni rilanciati, 4 tackle riusciti, 2 tiri bloccati. Tutte azioni fondamentalmente pericolose, sventate con interventi difensivi complessi. Con, in più, l’aggravante dell’ammonizione ricevuta dopo pochi minuti di gioco, appena dopo uno dei pochissimi errori in anticipo.

Kalidou celebration

Insomma, con questo pezzo noi vogliamo celebrare Koulibaly. E, insieme, chiederci: fermo restando il verso poetico di cui sopra, Raul Albiol è un calciatore fondamentale per il Napoli, cosa sarebbe la difesa del Napoli senza Koulibaly. O meglio: qualora Koulibaly dovesse saltare una partita, al Napoli basterebbe il solo Albiol? Oppure, nonostante la presenza dello spagnolo, la terza linea azzurra subirebbe qualche scompenso? Per dirla ancora più in breve: Albiol ha un’importanza capitale, ma ce l’ha pure Koulibaly. In modo diverso. Ci siamo risposti, questa volta. 

Dirigere la difesa

Che Koulibaly non sia ancora in grado di dirigere la linea difensiva, Sarri ce l’ha detto in tutti i modi. Con le parole, che è il modo più banale. Ma anche con i fatti, basti pensare all’immediato reinserimento in squadra di Chiriches durante l’assenza per infortunio di Albiol. Inizialmente, contro il primo Benfica e contro l’Atalanta, la Roma, il Crotone, lo ricorderete, toccò a Maksimovic. Poi, però, ecco subito il romeno, anche lui reduce da un infortunio. Il prima possibile in campo, al posto del serbo proveniente dal Torino.

Perché Koulibaly non è ancora in grado di gestire il movimento a pendolo della difesa, quell’andata e ritorno fondamentale per garantire a Sarri le giuste distanze tra i reparti. Una mancanza che il tecnico ha avvertito in maniera forte forte, l’unica critica esplicita mossa alla sua squadra durante il periodo di crisi, a cavallo tra ottobre e novembre. «In alcune partite abbiamo perso le distanze». E Koulibaly finì per soffrire, fino all’errore capitale contro la Roma.

Il difensore puro

Oltre tutto questo, però, c’è anche altro. Questione di interventi, di presenza, di rapidità. Il difensore puro. Cose che, anche nelle partite di cui sopra, quelle del momento complesso della stagione, Koulibaly non ha fatto mai mancare alla squadra. Quando l’esuberanza è un bene, verrebbe da dire. E quando il meccanismo si inceppa, allora viene fuori il talento, che nel caso di un difensore centrale sta tutto nel tempismo delle chiusure. Nella lettura del movimento, nella gestione dei tempi di intervento tra palla e avversario. Nella coordinazione, che ti permette di evitare falli da rigore e di confezionare tackle precisi, puliti. Koulibaly è tutto questo, e lo è ai massimi livelli. 

Ed è proprio da qui che parte la nostra riflessione. Una sorta di tentativo di compensazione, che riconosca al francosenegalese un primato di importanza reale nel gioco del Napoli. Anche perché, perdonateci la sincerità: se Koulibaly, quello dell’ultima stagione e mezza, fosse anche (e già) un perfetto condottiero della linea difensiva, per quale motivo non si trova già al Manchester United, al Real Madrid, al Bayern Monaco? No, perché parliamo di un difensore che per Transfermarkt, la bibbia assoluta delle stime di mercato calcistico, vale 28 milioni. Come Mustafi dell’Arsenal, Manolas della Roma, come David Luiz del Chelsa. Un difensore centrale che si trova alla posizione numero 15 nella classifica dei più costosi del suo ruolo. E che, comunque, gioca nel Napoli. 

Kalidou, domani

Ora, il futuro. Immediato e lontano. Koulibaly è ancora un difensore giovane, compirà 26 anni il prossimo giugno e quindi ha ancora grandi margini di miglioramento. Non fosse altro che per la dimensione anagrafica del suo ruolo, uno di quelli in cui l’età che vuol dire tante partite giocate è universalmente riconosciuta come una dote fondamentale.

Lo step successivo di Sarri, nella crescita di Koulibaly, deve essere proprio quello della correzione di questo suo “difetto di fabbrica”, o almeno di esperienza. Quello su cui abbiamo fatto girare tutto il pezzo. Trasformare Koulibaly da mostro difensivo, da centrale di intervento e dominio tecnico-fisico, a leader della terza linea. Da mastino garibaldino, bellissimo a vedersi ma sempre a rischio, a un mix tra quello che è e quello che potrebbe essere, un gestore conservativo, una guida, un appiglio per i compagni non solo quando si tratta di sovrastare un avversario o intervenire in scivolata.

La coppa d’Africa, il top player

Da flash accecante a sicurezza costante, così deve essere il futuro di Kalidou. Gli manca solo questo, per prendersi definitivamente il Napoli e “pensionare” definitivamente le discussioni sull’imprescindibilità di Albiol. Anche lui è imprescindibile, già ora, ma potrebbe diventarlo ancora di più. I mezzi tecnici e fisici ci sono tutti, la mente e l’esperienza sono forme che si possono plasmare. Perché se già ora è impossibile immaginare un Napoli senza Koulibaly (è l’unico ad aver giocato sempre, insieme a Reina), ma è più doloroso immaginare un Napoli senza Albiol, un domani le cose potrebbero cambiare. Magari già a gennaio e febbraio, quando lo perderemo per qualche partita a causa di una Coppa d’Africa che non avrebbe potuto mettersi maggiormente di traverso. Speriamo di accorgercene poco, piano, senza dover imprecare troppo.

Quando Kouluibaly completerà il percorso di crescita, proprio in quel punto della storia, Napoli avrà un nuovo top player riconosciuto a livello internazionale. Non è il centravanti andato via, tantomeno il bellissimo Hamsik di questo periodo, il migliore di sempre. No, è Kalidou Koulibaly. Che sta studiando in questo senso, e lo sta facendo proprio bene. Riconosciamoglielo, riconosciamolo. Al di là di Albiol, che è un limite a cui tendere, e Kalidou ne ha tutto il tempo.

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