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Il Napoli è quasi guarito, manca la medicina del gol

Sarri spiega bene la partita: recuperate le distanze difensive, cresciuta la condizione fisica. Ora, però, bisogna concretizzare.

Il Napoli è quasi guarito, manca la medicina del gol

Attacco contro difesa. Una forzatura per aprire il pezzo, ma poi leggi le statistiche e ti accorgi che tanto forzata non è. 14-8 come conclusioni (11 a 5 se consideriamo quelle non ribattute), 12 occasioni da gol a 3 costruite tramite azioni pulite, 640 passaggi a 509. Insomma, come all’andata e più che all’andata, anche perché qui il Napoli si esibiva in trasferta, in un ambiente che faceva paura solo a sentirlo alla televisione. L’analisi di Sarri nel postpartita è stata corretta, puntuale, condivisibile: prestazione positiva, dobbiamo concretizzare quanto riusciamo a costruire. Semplice, pulito. La percentuale di conversione delle conclusioni è chiara: delle 11 non ribattute, solo 5 nello specchio della porta. Di cui, 4 parate di Fabri (siamo ben al di sotto di quanto fatto da Skorupski in Napoli-Empoli, 9 interventi decisivi) e il gol di Hamsik.

Difficoltà in attacco (Gabbiadini male dopo un buon inizio)

L’interpretazione statistica e fattuale di quanto avvenuto in campo è estremamente semplice: Napoli giusto, ordinato e preciso dalla propria metà campo fino al limite dell’area. Poi, dopo, ecco i problemi. Un po’ per la grande densità dei turchi (sotto, il confronto tra le due heatmap evidenzia il baricentro basso della squadra di Gunes), un po’ per le difficoltà di Manolo Gabbiadini. Su cui, comunque, questa volta, non ci sentiamo di buttare la croce. Nei primi venti minuti, l’ex Doria mette insieme due conclusioni verso la porta, un dribbling, il 71% di passaggi riusciti. Al momento della sostituzione con Mertens, le stats unitarie (tiri in porta, dribbling riusciti) sono ancora le stesse, mentre la pass accuracy è scesa fino al 53%. Il problema, più che strettamente tattico, è anche mentale: Gabbiadini, dopo un certo periodo di partita, è letteralmente scomparso nelle sue frustrazioni, nella sua inadeguatezza tattica al gioco del Napoli. Che, però, non è del tutto incorreggibile, l’abbiamo visto nei primi venti minuti (positivi). Ancora perfetto Sarri, a parere di chi scrive, nella spiegazione postpartita: «Gabbiadini non ha fatto male, è calato alla distanza. Ma mi aspetto una crescita».

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I turchi attaccano dal basso verso l’alto, il Napoli dall’alto verso il basso.

Le giuste distanze

Una chiave tattica importante (anche questa spiegata da Sarri nel postpartita) è visibile nella mappatura degli offside fischiati al Besiktas (sotto, prima dello screen). Tre, tutti praticamente sulla linea di metà campo. Cosa vogliamo dire: che il Napoli, come spiegato da Sarri, ha ritrovato distanze e compattezza. È riuscito a rimanere alto, a tenere su la linea difensiva, a contenere (con il fuorigioco, ma anche con le giuste fughe all’indietro sugli inserimenti) le ripartenze del Besiktas. Le cifre delle azioni costruite tramite azioni pulite, il “3” di cui abbiamo già parlato sopra, sono un’altra evidenza statistica di questo ritorno a una prestazione difensiva importante: i 3 key passes di cui parliamo arrivano da corner (2) o al massimo da un cross operato dalla fascia sinistra, nella fattispecie da Arslan, al 21esimo minuto. Poi, il nulla. Merito del Napoli, soprattutto. Ma anche una tattica attendista che funziona nel momento in cui la squadra di Sarri (demerito) non riesce a concretizzare una superiorità di gioco schiacciante.

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In arancione, i tre offside fischiati al Besiktas. Che, per chiarire, in questo campetto posizionale attacca sempre da sinistra verso destra.

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Situazione di rinvio dal fondo, Napoli che si compatta nei pressi del centrocampo. Considerando il diametro del cerchio di centrocampo (18,3), possiamo dire che le due linee degli azzurri siano tutte in uno spazio molto inferiore ai 20 metri, con il solo Gabbiadini ad allungare centralmente la misura.

Jorginho e Diawara

Il Napoli sta ritrovando le sue misure, anche in attacco. Nonostante la partita del Besiktas sia stata concepita esclusivamente per bloccare il gioco azzurro (lo sviluppo del gioco con percentuali nettissime sulla destra – roba da 47% e da cambio tattico con lo spostamento di Aboubakar nel ruolo di esterno offensivo – è stata una scelta fatta per depotenziare la catena di sinistra di Sarri), la riscoperta di un possesso palla agevole, soprattutto nelle uscite difensive (86% di pass accuracy), e la rinnovata capacità di creare i soliti triangoli sulle fasce hanno permesso al Napoli di presentarsi molte volte al cross (20 tentativi) o comunque a superare il primo pressing dei turchi. Che, in alcuni momenti, provavano ad alzare la pressione, ma che hanno sempre rimbalzato contro un muro di calma e tranquillità nella gestione del pallone. Nessun errore gratuito o grave in fase di impostazione, anche se al Napoli manca ancora Jorginho. Anzi, il miglior Jorginho. La partita dell’italobrasiliano sta tutta nei 70 palloni giocati fino al momento del cambio (80esimo minuto) e nel confronto con la stessa stats personale di chi l’ha sostituito, a Torino (94 palloni giocati) e pure ieri sera (24 in nemmeno un quarto d’ora di gioco). La percentuale di passaggi riusciti è in miglioramento (siamo al 90%), ma le difficoltà nel trovare lo spazio per ricevere e giocare il pallone incidono moltissimo sul gioco dell’ex Verona. E, di conseguenza, su quello di tutto il Napoli.

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La notte di Marek

Che, ieri sera, si è affidato spesso a Marek Hamsik, anche nella fase di prima costruzione del gioco: 94 palloni toccati, un key pass e pure 2 dribbling riusciti. La prestazione di Hamsik, come vediamo sopra nella sua heatmap, è stata molto limitata nello spazio: il Besiktas ha concesso raramente spazio dietro la linea di centrocampo, e questo non ha permesso allo slovacco di provare i suoi classici inserimenti. Poi c’è stato il gol: che sembra ed è una grande giocata individuale, ma nasce anche dalla capacità del Napoli di recuperare lucidità dopo il gol subito e di attaccare in maniera giusta, aggressiva, il primo possesso del Besiktas in una situazione di scompenso difensivo. Ed è pure una specie di corso accelerato per lo sfruttamento del lato debole.

Dall’account Twitter “La mia sul Napoli”, vediamo sette uomini azzurri nella metà campo del Besiktas, tutti a presidiare il lato destro del campo. Hamsik è in appoggio, occupa una posizione di raccordo ma poi sfrutta lo spazio creato dallo scompenso in pressione imposto dall’aggressività del pressing di Sarri. Ha spazio per impostare la conclusione, poi il tiro parla da sé.

Uno degli ultimi appunti da fare riguarda la ritrovata condizione fisica della squadra di Sarri, in grado di venir fuori nel secondo tempo e di riuscire a (ri)portare nuovamente tanti uomini all’interno dell’area avversaria. Le statistiche del secondo tempo, in questo senso, sono eloquenti: il Besiktas ha effettuato il 12% delle sue giocate della ripresa nella metà campo del Napoli, e sotto vediamo un momento d’attacco degli azzurri poco prima del rigore fischiato a Maksimovic.

Hysaj scende sulla destra “accompagnato” da Allan, al centro ci sono tre giocatori e Callejon a rimorchio fuori area. Un perfetto esempio di situazione pericolosa che nasce dal giusto attacco della porta.

Conclusioni

Il Napoli ha ampiamente meritato il pareggio di ieri sera, così come avrebbe meritato (almeno) lo stesso risultato nel match d’andata. Ovviamente sarebbe sbagliato ricondurre tutto alla sfortuna per le occasioni fallite o per gli errori e le ingenuità “regalate” a un avversario palesemente inferiore. Il grande demerito del Napoli, semplicemente, è stato quello di non essere riuscito a concretizzare le occasioni costruite nel doppio confronto. Ed è un demerito che in partite tese come quelle di ieri diventa fondamentale, che in Champions ha rischiato di diventare addirittura letale.

Risolvere questo problema vuol dire affidarsi alle parole di Sarri nel postpartita: «Il recupero delle giuste distanze – che avevamo perso – e di una fase difensiva importante sono il preludio al miglioramento anche nella fase offensiva. Abbiamo ripreso a giocare da squadra». Vero, Ora c’è la necessità di riprendere a segnare da squadra. Non sarebbe male.

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