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Il Napoli adolescente

Possiamo analizzare la mancanza del centravanti, l’errore di Reina, ma il punto è la tensione tra Sarri e De Laurentiis.

Il Napoli adolescente
Sarri e De Laurentiis in una foto di Matteo Ciambelli

Ci sono molte angolazioni da cui può essere analizzato il momento del Napoli. I numeri sono infiniti. Ci sono quelli positivi: 21 punti dopo 12 giornate, due in più rispetto alla prima stagione Champions – quella 2011-2012. Ci sono quelli negativi: nelle ultime sei giornate di campionato, il Napoli ha perso tre volte, pareggiato una e ha vinto solo contro Crotone e Empoli. Delle prime cinque in classifica, abbiamo battuto soltanto il Milan, pareggiato con la Lazio e perso contro Juventus, Roma e Atalanta. I numeri negativi potrebbero continuare a lungo, così come quelli positivi sul numero di azioni da gol che il Napoli continua a produrre.

Contro la Lazio il caprio espiatorio è stato Reina. Eccessivo. Reina ha commesso errori quest’anno ma ha anche compiuto miracoli. Accade ai portieri. Non è un portiere infallibile ma è con ogni probabilità il miglior portiere che ha il Napoli. Gli errori dei portieri lasciano il segno, incidono di più, ma non sono diversi da quelli degli altri calciatori. E comunque nell’azione del gol di Keita, Reina non è l’unico a sbagliare.

Il rapporto tra Sarri e De Laurentiis

Ma quel che colpisce e che fin qui si è rivelato un problema non solo insormontabile ma nemmeno affrontato è il rapporto tra il presidente Aurelio De Laurentiis e l’allenatore Maurizio Sarri. Da quest’estate – non che gli altri anni sia andata tanto diversamente – il Napoli vive in un’atmosfera surreale, con l’allenatore che per settimane non ha perso occasione per punzecchiare la società, per rilasciare esternazioni ben più che sibilline con l’obiettivo di criticare la campagna acquisti, fino alla serata di Genova in cui – caso unico nella storia del calcio – trasformò una naturale contestazione all’arbitro che non ci concesse due rigori in un attacco alla società. Surreale. Così come surreale fu la risposta del presidente che addirittura con un comunicato ufficiale invitò l’allenatore a sfruttare l’ampia rosa a disposizione.

Surreale e adolescenziale. Un clima da separati in casa che prosegue. Che questa settimana ha vissuto un altro episodio con le dichiarazioni radiofoniche di De Laurentiis cui ieri sera ha risposto Sarri. Risposte stavolta improntate alla ragionevolezza. Giustamente l’allenatore ha detto che avrebbe preferito riceverli in privato questi rilievi e ha polemicamente sottolineato come lui sia un dipendente. E, dopo tanto tempo, ha anche parlato di restare a Napoli due tre anni. Sarebbero queste le dichiarazioni che l’ambiente si aspetta dal suo allenatore.

Un giochino che ben conosciamo

Per quanto tempo ancora proseguirà questa tensione? Possiamo analizzare le partite, e lo facciamo, qualcuno può invocare la sfortuna – non noi – altri possono rabbiosamente attaccare De Laurentiis per non aver acquistato un altro attaccante al posto di Gabbiadini, ma il punto è che nel Napoli gli attori principali non sembra tirare nella stessa direzione. Sembra già cominciato quel giochino che ben conosciamo in cui ciascuno prova a salvare se stesso, giochino che sistematicamente e fisiologicamente indebolisce il Napoli. Accadde con Mazzarri, accadde con Benitez. E si sta ripetendo, in maniera persino più ostentata con Maurizio Sarri.

Agnelli e Conte

Francamente non si comprende nemmeno l’atteggiamento di De Laurentiis. Consente a Sarri di sminuire più volte pubblicamente la campagna acquisti del Napoli e poi distribuisce qua e là qualche frecciata, come se il padrone – appunto – non fosse lui. Quando ebbe un problema simile, la Juventus lo risolse in due mesi. Sessanta giorni trascorsero dalla famosa frase di Conte sul ristorante da cento euro che non si poteva permettere chi aveva solo dieci euro (riferimento agli investimenti della Juventus insufficienti per essere competitivi in Champions) alla separazione consensuale tra lui e la Juventus. E in quei giorni Agnelli non stilò alcun comunicato né intervenne in radio. Licenziò il dipendente e si assunse il rischio di una scelta impopolare, perché va ricordato che Allegri a Vinovo venne accolto da sputi e calci all’automobile. I fatti gli hanno poi dato ragione.

Con questo non voglio dire che Sarri debba essere licenziato, voglio però dire che un presidente deve tutelare l’azienda. Un presidente non deve consentire al suo amministratore delegato di sminuire mediaticamente l’azienda. Ha l’obbligo di capire che cosa non va, i motivi del malcontento, provare a rimediare. Di certo non giova all’immagine della società questa scenetta tra presidente e allenatore che si parlano attraverso i media. Dà l’idea dell’inconsistenza societaria, idea che si ha anche quando l’allenatore non perde occasione per lanciare frecciate. Poi, nel caso in cui dovesse rendersi conto che la situazione non è più recuperabile, deve anche correre il rischio di scelte impopolari. Ma, come constatammo quando sconfessò Benitez portando la squadra in ritiro, alcune scelte impopolari non sono il forte di De Laurentiis.

È questo il problema da risolvere

Trascinare questa situazione non porterà a nulla di buono. E non è solo una questione di centravanti, né di portiere. Una società, una squadra, si vede nei momenti di difficoltà. Il Napoli in campo si comporta sempre come se dovesse dimostrare qualcosa. Perché, fondamentalmente, non si sente protetto, non gioca tranquillo. È questa la principale differenza con la Juventus. La Juventus non vuole dimostrare, non disperde energie, la Juventus vuole vincere. Noi vogliamo arrivare alla vittoria attraverso il bel gioco e con un clima di continua tensione. Non è detto che ci arriviamo. Non sta scritto da nessuna parte. Si vince quando ti scatta qualcosa nella mente. Ripetiamo come al solito la frase di Enzo Ferrari: «La sfortuna non esiste». Esiste la cura maniacale del dettaglio, la serenità, la concentrazione, l’abitudine alla tensione agonistica. E Sarri a volte dà l’impressione di voler eliminare quest’ultimo punto. Non è detto che sminuire la portata della tua squadra aiuti i tuoi calciatori. Helenio Herrera la pensava diversamente. Raramente ci siamo imbattuti in un allenatore che con tanta pervicacia sottolinea l’inadeguatezza della sua squadra per la conquista di un obiettivo. Non lo sentiamo dire mai a Spalletti, per non dire di Allegri.

Se il Napoli, come temiamo, resterà fermo alla guerra fredda tra Sarri e De Laurentiis, alle frecciate su Aubemeyang e Icardi, sui giocatori di scarsa esperienza, sulla posizione in campo di Hamsik, sull’attesa di Rog, sulle incomprensibili presenze di El Kaddouri, l’inerzia della nostra stagione non cambierà. Come diceva quel tale che faceva il giardiniere, la vita è uno stato mentale. E lo stato mentale del Napoli è quello di un adolescente che frigna contro il genitore e non si assume mai una responsabilità. In questo caso nessuno dei protagonisti fa il genitore. E non è detto che diventando grande, il Napoli diventi adulto.

p.s. Ci siamo commossi per lo striscione in curva A e francamente anche per il tifo che ieri non è mancato durante la partita. È bello quando facciamo i tifosi.  

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