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Ben vengano le spaccature tra tifosi del Napoli, sono rigeneranti

Una passeggiata nel centro storico alla scoperta delle diverse correnti: gli ottimisti, i tattici, gli anticapitalisti, gli antimonarchici

Ben vengano le spaccature tra tifosi del Napoli, sono rigeneranti
L'indimenticato Stefano Satta Flores

I figli del Vesuvio non potevano perdere l’occasione per scoppiare. La crisi di risultati degli Azzurri – ma non nel gioco – ha dato un rinnovato vigore alla pars destruens del tifo cittadino. Confesso subito ai cortesi leggitori che ciò è un gran bene. È il nostro modo alquanto stravagante di rigenerarci. Senza la cenere infeconda e l’impietrata lava, l’odorata ginestra impigrisce sull’arida schiena del formidabil monte. Napoli pallonara e non solo, si rallegra e sentitamente ringrazia.

Fatti, dunque, per mera curiosità, quattro passi in scioltezza sul lastricato di via dei Tribunali, all’intrasatta mi imbatto contro un lamento incessante, un’invocazione implorante al Dio Tonante affinché ci risparmi da questo strazio inutile.

Gli ottimisti li becco subito a San Biagio dei Librai: corsi e ricorsi storici sotto la finestrella del Divino Napoletano (purtroppo umiliata dagli “effluvi” del sottostante esercizio di zeppole e panzarotti). “Al rientro dalla sosta è in programma Udinese-Napoli”. Verum ipsum factum. Mi scappa una rapida e salutare grattatina.

Vado avanti e incontro chi, a Piazza San Domenico, tra una riccia croccante e una frolla fumante, si avventura in discorsi improbabili sopra gli eventuali cambi tattici. Urca! Trame infinite da far sfigurare addirittura le discussioni sull’Ordo e sul Methodus tra Filippo Melantone, Pierre de la Ramée e Jacopo Zabarella.

Per non tacere di coloro, perennemente in contraddizione con se medesimi, che dalle parti del Gesù Nuovo se la prendono con il capitalista De Laurentiis. Costoro pare che abbiano letto distrattamente Marcuse. Per timore li ascolto da lontano. Dicono che occorre una robusta campagna acquisti di riparazione: al bisogno di produrre e consumare lo spreco per il Napoli non c’è micragna che tenga.

Ed eziandio proseguo il mio cammino, quando scorgo tra la folla l’ala più temibile: sono quelli del partito Anti Monarca, frammischiati tra il Cavone e Port’Alba. Senza alcun fingimento, e per la buona salute del fegato di Lor Signori, mi verrebbe da suggerire – sommessamente – che giammai Aurelio si è degnato di leggere i Sei libri dello Stato di Jean Bodin.

Mentre costoro disputano “democraticamente”, per non apparire estremamente severo, mi sovviene un’idea per la prossima finalissima del Grande Fratello Vip: un tête-à-tête tra l’Antico Toscano e il Presidente. Già immagino la scena divertente, quando davanti al confessionale mediatico, il mister svelerà gli inganni segreti della Maga Circe Aureliana.

Mio ingenuo Antico, porta con te il Molu. Ricorda che per fare amicizia con la Dea dalle belle trecce, è necessario farci l’amore:”… ma ora deponi la spada nel fodero mentre noi poi saliremo sul mio letto per unirci in vincolo d’amore onde potremo fidarci l’uno dell’altra”. Ti assicuro, però, che nella sua casa si sta da Dio: ”Restammo là tutti i giorni fino al compimento d’un anno a goderci le carni abbondanti e il buon vino”. Poi per lasciarla fino alle case di Ade e della tremenda Persefone bisogna andare.

Termino, dunque, il mio Tour nel centro storico, trovando rifugio e speranza nel palazzo di Giovambattista della Porta in Via Toledo. Può darsi che una ricetta magica – per il Nostro amato Napoli – in qualche stanza dell’edificio la si possa ancora trovare.

Saluti ai pedatori

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