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Il caso Jorginho-Diawara: far giocare l’italobrasiliano è la vera irriconoscenza

Anche secondo Sarri, il regista italobrasiliano non rende al meglio in questo Napoli. Allora dentro Diawara, in attesa che Jorginho torni a essere il calciatore che serve a questa squadra.

Il caso Jorginho-Diawara: far giocare l’italobrasiliano è la vera irriconoscenza

Domande e risposte

La questione Jorginho-Diawara. Partiamo da una domanda che porta a una necessaria precisazione: esiste, nel calcio, la riconoscenza? Deve esistere? E, soprattutto, come deve essere espressa? Da qui partono le critiche a chi, come noi, sembra aver dimenticato quanto di bello fatto da Jorginho nello scorso anno, solo perché invochiamo a gran voce l’utilizzo dal primo minuto, magari continuativo, di Amadou Diawara.

La risposta alle domande di cui sopra è sempre la stessa, sempre uguale. Sì, esiste, ma sempre e solo nei limiti della funzionalità. ovvero, fin quando non è dannosa per la squadra. Semplice, chiaro, pulito. E, soprattutto, giusto. Nel senso: se oggi la presenza di Jorginho in campo – quindi la contemporanea, necessaria assenza di Diawara – è deleteria per il Napoli perché il Napoli si esprime meglio col suo sostituto in campo, Jorginho non deve giocare. O, comunque, deve essere criticato ed esortato a fare meglio: c’è chi lo fa con la panchina dall’inizio, chi con una sostituzione. Ognuno ha il suo pungolo, ognuno sceglie di stuzzicare a modo suo chi deve essere stuzzicato.

I problemi di Jorginho

Quindi, il discorso è semplice: il Napoli, questo Napoli, può permettersi di fare a meno di Jorginho. Anzi, deve. Soprattutto ora che, come ha spiegato Sarri (abbiamo pubblicato proprio pochi minuti fa un pezzo in cui si parla del Sarri “accademico” del suo calcio), la squadra non aiuta Jorginho ad esprimersi al meglio. Per il tecnico partenopeo, la “colpa” del calo dell’italobrasiliano ha radici profonde, discende dalla cessione di Higuain e dall’infortunio di Milik. Per noi, è fondamentale anche l’assenza di Albiol, che Sarri non cita. E basta fare mente locale per rendersi conto che questa teoria, per quanto astrusa o comunque difficilmente comprensibile, corrisponde a verità: il miglior Jorginho è rimasto nello scorso campionato, quello di quest’anno è stato poco appariscente, ma non negativo, fino all’errore decisivo in Napoli-Benfica, il passaggio all’indietro suicida per il primo gol dei lusitani. La partita successiva, Atalanta-Napoli, è stata l’ultima prima dell’incidente capitato a Milik. Dopo quella, il buio. Fino all’errore ancor più suicida in Napoli-Besiktas e all’ingresso in campo di Diawara. Contro i turchi, all’andata; poi contro il Crotone, poi a Torino. Prestazioni di grande carattere, personalità assoluta, grande padronanza. A 19 anni.

La situazione la leggi nei dati: 8 presenze contro 3 in campionato, 90% contro 91% di pass accuracy, 3 eventi difensivi di media contro 5 e il 42% dei duelli vinti contro il 75%. Un abisso tecnico, che non è possibile verificare in Champions perché il guineano ha giocato appena due spezzoni di partita. Quindi, andremo a sensazione: il gol di Hamsik subito dopo l’ingresso di Amadou, ma non solo quello. C’è il recupero in area su Aboubakar, ci sono i dati del match che abbiamo già riportato nella nostra analisi tattica di questa mattina. Copincolliamo:

La partita dell’italobrasiliano sta tutta nei 70 palloni giocati fino al momento del cambio (80esimo minuto) e nel confronto con la stessa stats personale di chi l’ha sostituito, a Torino (94 palloni giocati) e pure ieri sera (24 in nemmeno un quarto d’ora di gioco).

(ir)Riconoscenza

Insomma: Sarri ci ha spiegato perché Jorginho, al netto di una condizione fisica e mentale su cui non possiamo presumere qui, da lontano, non è al suo meglio in questo Napoli. Ha anche detto che l’ex Verona è un calciatore fondamentale per la sua squadra, ma che il periodo vicendevole di forma squadra-Jorginho è negativo. Quindi, Jorginho no. Noi, da critici, possiamo dire Diawara sì. Anzi, dobbiamo dirlo. Per il bene del ragazzo, per dimostrare quanto il suo acquisto sia stato indovinato, per crearci un ulteriore patrimonio tecnico. Ma, soprattutto, lo diciamo per il bene del Napoli. Per il discorso della funzionalità fatto all’inizio, che trascende la riconoscenza. La riconoscenza arriva dopo, quando Sarri avrà la sensazione che Jorginho possa fare di nuovo bene alla squadra. Non accantonarlo del tutto, questa è la riconoscenza.

Anche perché, se lo stesso allenatore riconosce il periodo di difficoltà del suo calciatore, e nota (?) che il suo sostituto ha un impatto importante sulla partita (da centrocampista, ndr), non sarebbe irriconoscente continuare a far giocare il calciatore che vive il momento complesso? Cioè, insomma: far giocare Jorginho, oggi, è un circolo vizioso: fa male al Napoli, a Jorginho, a Diawara che scalpita ed è semplicemente più adatto in questo momento. Non è un male, non è mancanza di riconoscenza. È opportunità, è fare l’allenatore. In attesa che Jorginho ritorni ai suoi livelli, che sia per un recupero suo o perché la squadra può riconsegnarsi alla sua regia, è il miglior modo per farlo. Anche per Jorginho stesso.

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