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Caffarelli spiega a Insigne il ruolo di un calciatore negli equilibri di una squadra

La telefonata immaginaria tra i due: «Lorenzo, Bianchi mi stimava ma l’anno dopo mi cedette all’Udinese per Miano».

Caffarelli spiega a Insigne il ruolo di un calciatore negli equilibri di una squadra
Il gol di Caffarelli al Verona annullato per inesistente fuorigioco

Salamanca, sabato 30 ottobre ore 20.15, mi ritrovo soffocato dalla energia intellettiva di un gruppo di studenti Erasmus (napoletani) che mi invitano a vedere la partita del Napoli con la Juve in un pub a pochi metri dalla incantevole Plaza Mayor. Sguardi intelligenti, pensiero trasversale sviluppato, flessibilità di ragionamento sono le caratteristiche che questi ragazzi manifestano dopo pochi minuti di contatto. Mi rendo conto di essere di fronte, se non li facciamo scappare, alla futura classe dirigente della nostra città e del nostro paese che potrebbe senza alcuna ombra di dubbio far capire a chi li ha definiti “bamboccioni” che loro non sono nati con cognomi importanti (Padoa Schioppa, Cancellieri o Fornero) e che, seppur vivendo una indimenticabile esperienza di studio e di vita all’estero, per loro domani “fare sacrifici” non sarà un problema.

Ecco il concetto: allenarsi ai sacrifici significa studiare anche dodici ore al giorno, gestire un budget di 250 euro al mese (riconosciuti dalla università), cucinarsi, fare il bucato, rispettare regole rigide e portare a casa… risultati brillanti perché altrimenti domani sono fuori dal gioco.

E quando a fine partita li ho visti tristi e sconsolati addirittura dire che sarebbero rientrati a casa “non se la sentivano di frequentare la movida” salamantina, allora ho pensato al gesto di Insigne che non aveva accettato la sostituzione di mister Sarri. E mi sono chiesto cosa avrebbero detto quei ragazzi a un uomo fortunato (solo perché sa utilizzare esclusivamente la parte inferiore del suo corpo) e privilegiato. Però non mi ero accorto che in mezzo a noi c’era anche una vecchia gloria (lui sì) del Napoli del bis scudetto-coppa Italia (21 presenze e 3 gol ); quel Gigi Caffarelli, umile ed efficiente esterno dello squadrone allenato da Bianchi che lo aveva più volte preferito addirittura ad Andrea Carnevale (27 presenze) per la sua duttilità, per la sua serietà e per la sua affidabilità. Lo sento parlare al telefono subito dopo la gara proprio con Insigne che ha allevato, da responsabile del settore giovanile, nelle varie squadre baby del Napoli

Caffarelli: «Che hai combinato Lorenzo! Hai mancato di rispetto al tuo allenatore e ai tuoi compagni in maniera plateale».

Insigne: «Hai visto male! Ai miei compagni non ho mancato di rispetto».

Caffarelli: «Forse ti sfugge che in un gioco di squadra, quando non si accetta una sostituzione, si sta indirettamente dicendo a chi ti sta subentrando che non è alla tua altezza e a chi rimane in campo che la loro prestazione era nettamente inferiore alla tua, ma ti capisco perché le persone che si comportano scorrettamente in un lavoro di squadra ricordano bene i comportamenti etici e meno vividamente quelli meno etici; si chiama “amnesia etica”».

Insigne: «Hai ragione, non ci avevo mai pensato! Però devi dire la verità: non meritavo di uscire!».

Caffarelli: «Forse, ma non è questo il motivo della mia telefonata, perché la decisione del mister è opinabile dal punto di vista tattico (anche se io dall’ingresso in campo di Giaccherini non ho più visto Cuadrado imperversare su quella fascia) ma non certo dal punto di vista della gestione del profilo psicologico della squadra».

Insigne: «Spiegati con parole più semplici, nun te capisco!»

Caffarelli: «Allora devi capire che talvolta l’inerzia della gara può mutare per effetto di una sostituzione che rappresenta una “sorpresa” per l’avversario, una cosa che non si aspettano e che stravolge gli equilibri ormai statici che si erano raggiunti, la storia del calcio è piena di sostituzioni teoricamente inaccettabili prima che venissero fatte e che invece si sono poi rivelate vincenti».

Ancora Caffarelli: «E poi, caro Lorenzo, ricordati sempre che da inizio campionato non hai fatto un gol e che negli ultimi 25 minuti della partita cali vistosamente di condizione. Hai le leve corte per cui puoi saltare l’uomo solo se sei fresco altrimenti gente come Bonucci, Barzagli e Chiellini che hanno gambe lunghe quanto te ti vengono a prendere, anche se dribblati, con due falcate».

Insigne: «Dammi qualche consiglio».

Caffarelli: «Te ne do due, uno di carattere psicologico. Un calciatore deve assumere la consapevolezza della sua dimensione collaborativa all’interno di un risultato di squadra e tu devi lavorare su questo aspetto. Ma forse hai bisogno di chi ti dica in maniera diretta che Benitez ti faceva giocare poco e Sarri (se è in condizione di scegliere) preferisce utilizzarti per 55-60 minuti perché tanto vali. E non è una diminutio, perché il compito di un allenatore, così come per un capo di un gruppo di lavoro, è capire quanto valore aggiunto puoi dare alla squadra per vincere o portare a casa l’obiettivo. Bianchi mi stimava tantissimo ma l’anno dopo lo scudetto mi ha ceduto all’Udinese per prendere Miano. Forse riteneva che nell’economia della squadra avevo esaurito il mio contributo. Nessun allenatore mette in campo una squadra per perdere!»

Insigne: «E il secondo?»

Caffarelli: «Un taglio di capelli in meno e un libro in più, magari consigliato dai ragazzi che hanno visto la partita con me».

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