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Sarri va a confessarsi dal cardinale Voiello: «Non riesco a dimenticare Higuain»

«Basta con questo giovanilismo». Sarri spera di trovare una sponda nel nemico di The Young Pope

Sarri va a confessarsi dal cardinale Voiello: «Non riesco a dimenticare Higuain»
Il cardinal Voiello

Io sono ateo. Profondamente e ciecamente ateo. Ma stavolta mi devo confessare perché questo segreto che ho dentro mi sta logorando. Lo voglio fare dallo “Young Pope”, mi sembra il luogo più adatto, un mondo surreale in cui convivono laici e laidi in nome della Chiesa. Che meravigliosa trovata. Ma non mi voglio confessare dal Papa Giovane, questo Lenny Belardo. Sì, è vero che fuma a pazzo come me, ma è troppo elegante, pulito, alliccato. Troppo bello. E poi è giovane. Stramaledetti giovani. Voglio confessarmi dal Cardinale Voiello, quello è tifoso del Napoli, da spogliato si chiamava Silvio Orlando e tiene tre cellulari: uno con la faccia di Insigne, uno con quella di Marek e una con…Lui. Lui sì, perché è di lui che devo parlare: il Pipita.

Arrivo nelle stanze del Vaticano di buon’ora. Ho messo anche la giacca stamattina, Voiello mi accoglie con gentilezza nel suo confessionale.

  • Buongiorno Monsignore, io sono Maurizio…
  • Ti conosco, ti conosco Maurì, dimmi perché stai qua. Non mi sembri uno che va a braccetto con la Chiesa.
  • E’ vero Cardinale Voiello, ma voi siete tifoso del Napoli e io questo peso che ho dentro solo a voi posso riferirlo. Vedete è successo tutto sabato scorso. Ho ancora addosso il suo odore, le sue mani, il suo sudore. Sono straziato padre, sono straziato. La cupidigia è un anatema duro da sopportare…
  • Vai avanti, non temere…
  • Io appena l’ho visto l’ho abbracciato con inerzia voluttuosa, doveva essere un saluto frugale, e invece appena m’è apparso davanti ho sentito un fuoco irrefrenabile, l’avrei stretto tra le braccia per un’ora e mezza, il tempo di sentirlo per una volta ancora mio…
  • Di chi parli Maurizio?
  • Di Lui, Cardinale. Di Lui. Del Pipa. Voi mi potete capire, tenete la sua foto sul cellulare, tenete la suoneria con la canzoncina “un giorno all’improvviso”, lo chiamate San Pipita…
  • Sì, ma qui non si parla di me, si parla di te. Cosa ti strugge figliolo?
  • Mi strugge lui. Io quando l’ho visto in quel campo di Torino, grigio e in bianco e nero, beh io lo avrei portato via con me, gli avrei tolto la maglia da dosso, l’avrei spogliato tutto…
  • Maurizio si contenga, qui siamo in un luogo sacro…
  • No, ma che ha capito. Volevo dire: gli avrei tolto quella maglia di dosso e gli avrei rimesso quella azzurra, per averlo ancora con me per una notte. E invece è scappato via dissolvendo nel nulla le mie brame…
  • Maurizio, ma quando è iniziata questa inquietudine?
  • Monsignore, è iniziata questa estate. Mi dissero che sarebbe andato via, che non l’avrei più visto. Ho cominciato a non dormire, attraversato dai pensieri più nichilisti, avvilenti, irriferibili.
  • Ha smesso anche di fumare?
  • No, quello no, non esageriamo Padre. Però cascai nella mia più profonda crisi esistenziale. Finchè una notte mi apparve in sogno Lucifero, o almeno credo lo fosse, perché aveva la barba ed i capelli raccolti con la brillantina, come una iconografia neo classica. E mi disse: “Ah Maurì, tu te devi dimentica’ del Pipita. Ti devi convincere che senza di lui siamo più forti, perché il vero Eroe sei tu, non è lui. E se di questo ti persuaderai, io per te farò scendere sulla Terra un Arcangelo alto e luminoso. Viene dalla Terra di Giovanni Paolo. Il suo nome è Arcadio”.
  • E l’Arcangelo arrivò?
  • Certo che sì, me lo ritrovai a casa mia. Era sorridente, rassicurante, obbediente, prestante. Ma, Cardinale mio, non era Lui. E’ un buon figliolo che ogni suocera vorrebbe per la propria figliola. E poi è giovane, tremendamente giovane. Questi giovani sono insopportabili, dicono tutti che il futuro è loro, ma loro del futuro non sanno nulla. Il futuro è lavoro, sacrificio e sudore, questi invece hanno tutti la testa nel pallone, seguono con la fantasia il primo aquilone e non sanno capire i meccanismi di un drone.
  • Maurizio, i giovani sono una benedizione del Cielo…
  • Ah sì, lo dice proprio lei che sta cercando di defenestrare il Papa Giovane, così insopportabilmente bello e supponente…
  • Maurizio si contenga, è nella casa del Signore…
  • Ha ragione, ma mi capisca, tutto questo giovanilismo. I giovani non conoscono l’odore dei postriboli, la magia di un rutto, il fragore di una bestemmia…
  • Maurizio lei è venuto nella Santa Sede per fare apologia di blasfemia?
  • No, per carità, anzi chiedo umilmente perdono, ma sa, io pensavo di venir qua per trovare serenità ed invece il mio pensiero è sempre per il Pipa. Lo vedo in ogni dove. Pensi che prima di giungere al Vaticano ho attraversato Roma, sono passato per il Campidoglio, poi davanti all’Olimpico ed ho pensato a lui, a quando 3 anni fa ha alzato la Coppa Italia, con in panchina quel panzone…E io? E io dov’ero? Avrei dovuto stare lì con lui, prima, molto prima. Ed invece arrivo sempre in ritardo, come sempre nella mia vita…
  • Maurizio non si butti giù, i suoi obiettivi li ha raggiunti…
  • Sì ma senza di Lui mi sento perso. Devo confessarle padre mio che a volte mi assale il pensiero di bussare la porta della Signora. Sì lo so, sono capitalisti ed io ho speso un’esistenza da proletario. Ma cosa ho ottenuto? Adesso infilerei persino una cravatta, mi raderei la barba e andrei a presentarmi in Casa Savoia con un pacco di gianduiotti per riaverlo tra le mie mani e dire a tutti: “con me Pipa era felice, grazie a me ha è diventato un Re, grazie a me, grazie solo a me!” Pensa che mi crederebbero?
  • Maurizio abbia pazienza, lei è sconvolto. E poi c’è un comandamento divino che dice: non desiderare la squadra di altri.
  • Monsignore ma non era la donna d’altri? Al massimo la roba d’altri…
  • Maurì quello era Gesù Cristo. Io sto parlando del comandamento di D10S…Aspetta un momento squilla il telefonino…
  • Eccola! Quella canzone, pure sul suo telefonino. Quel coro mi perseguita anche nel sonno. “Un giorno all’improvviso, mi innamorai di te”. Rivedo davanti agli occhi Lui che salta e che canta sotto la Curva mezzo nudo ed io che lo accarezzo dolcemente con lo sguardo mentre esco da campo. E’ un pensiero eterno….
  • Maurizio, abbi forza, con la preghiera tutto può convertirsi in pace e gioia
  • Sì, ma per voi è facile. Qui dite tutti: morto un Papa se ne fa un altro. E a me invece? Morto un Pipa, un altro non se ne fa…
  • Ascolta Maurizio, abbandona i cattivi pensieri e anziché rimembrare un giorno all’improvviso, pensa alla vera canzone dell’amore, quella dei napoletani, quella lunga un Secolo: ‘o surdato ‘nnammurato. Lì c’è la pienezza del canto azzurro, l’amore che vince ogni tipo di frontiere e supera qualsiasi abbandono…
  • E’ vero, ha ragione Padre. Forse è ora di guardare avanti e pensare all’orizzonte azzurro. La ringrazio per la comprensione e spero possa darmi l’assoluzione.
  • Certo Maurizio, io ti assolvo con tutta la mia fede. E per celebrare il nostro incontro cominci a intonare sin da ora il ritornello della canzone. Come prova della sua espiazione…
  • Certo Monsignore, lo farò subito, mi sento già meglio: “Oje Pipa, Oje Pipa mio, oje core ‘e chistu core, si stato ‘o primmo ammore..”
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