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Suonano al citofono, sono Gabbiadini, Albiol e Milik

Non guardo la partita con loro, una serata a mangiare pizza (pagata da me) e a parlare di poesia. Poi se ne vanno.

Suonano al citofono, sono Gabbiadini, Albiol e Milik
Una pizza con Milik, Albiol e Gabbiadini

Si è presentato Gabbiadini, di nuovo. Gli ho implorato di andarsene, che c’è gente che lavora, che avevo da fare. E lui che insisteva, che non guardare la partita non era mica un lavoro e cose del genere. Poi ha cambiato tono: “Per favore, non so dove andare. Non ce la faccio a rimanere a Castelvolturno mentre i ragazzi giocano”. Come non capirlo? A Castelvolturno non ci poteva stare nemmeno d’estate, quando eravamo ragazzi. Certo, ci divertivamo ma la bruttezza restava. Che volete? Non è che dobbiamo dire per forza che tutto ciò che riguarda il Napoli sia bello. Castelvolturno non è il massimo della bellezza. Oddio, Gabbiadini poteva pure rimanersene là e giocare alla playstation, come fanno questi giovanotti senza libri e senza gol. Comunque, ormai stava qua. L’ho fatto entrare. “Stavo per ordinare la pizza. La vuoi?”, mi guarda un po’ imbarazzato: “Ehm, in realtà, non ho mangiato, grazie mille, prendo una Margherita”. La morigeratezza bergamasca. La pizza semplice, non sa cosa lo attende, a Milano non è che siano dei maghi con la Margherita, soprattutto i pizzaioli intorno a casa mia. Sto per chiamare quando suonano il citofono. “E mo’ chi cazz’ è?”. “Gianni? Sono Albiol!”. Ma che vogliono questi da me? Non lo sanno che la casa è piccola. Entra pure lo spagnolo. Ovviamente, si scusa per il disturbo, ma che si stava annoiando, e tutto il giorno terapie, e che si è scocciato, che si voleva fare una canna, ma gli spacciatori di Castelvolturno stavano tutti a guardare la partita. Mi chiedo perché gli indisponibili del Napoli non vadano a vederla al San Paolo. Che siano diventati pure loro come i tifosi? Del resto, da casa si vede meglio, o no? Chiedo ad Albiol se vuole la pizza. Suonano di nuovo il citofono, o sono i Testimoni di Geova o è Milik. È Milik.

Ma dove li metto tutti questi? Comunque, calciatori o meno, pizza o non pizza, qua la partita non si guarda. Voglio essere chiaro. Milik la prende bene, Albiol nun se ne fotte proprio, Gabbiadini – per reazione – scalcia uno sgabello. Il campionato si svolge mentre si susseguono nel centro Italia scosse di terremoto violentissime; il campionato sembra irreale, così come è irreale il San Paolo con così poca gente. Sbircio Twitter: il Napoli c’è, non segna ancora, ma c’è senza troppo sforzo. Dico ai ragazzi di mangiare tranquillamente la pizza, a Fuorigrotta succede poco o niente. Milik l’ha voluta con tonno e peperoni. Portate pazienza, è arrivato da poco, poi il gusto si affina. Intanto a Pescara sospendono la partita per un paio di minuti, il terremoto c’è davvero. Chiedo notizie, non ci sono vittime, a quanto pare. I miei amici marchigiani e umbri stanno bene. Che serata strana. Quasi quasi prendo questi tre e gli faccio una lezione di poesia. Al solo accenno sono sbiancati. Milik ha detto che non capisce bene l’italiano e che non ce la farebbe. Ma Arek non sa che ho libri di poeti polacchi con testo a fronte. Statt’ accort’. Albiol scuote la testa, eppure un difensore centrale dovrebbe sapere ogni cosa della metrica. Saper leggere una poesia è come capire il movimento di un attaccante. Scoprire cosa c’è dietro un verso ti consente di eseguire perfettamente ogni cosa, compresa la tattica del fuorigioco. Ma perdo tempo: questi si sono sbafati la pizza, che tra parentesi ho pagato io, e ora non vedono l’ora di andarsene.

Caro Manolo, tu attaccante, tu centravanti inconsapevole, tu squalificato, tu disorientato, tu che ti abbiamo sostenuto. Lo sai che la conclusione verso la porta, il tiro e quindi il gol non sono altro che l’ultimo verso di una poesia? Quello che giustifica ciò che abbiamo scritto prima. Tu hai un compito importantissimo.

Prendiamo un’azione di gioco del Napoli. Primo verso: Da Reina a Koulibaly. Secondo verso: Koulibaly scambia con Chiriches, poi scambia con Jorginho, due o tre volte. Terzo verso: Giro palla. Quarto verso: la manovra si apre (diciamo sulla sinistra); scambi tra Zielinski (o Hamsik) e Insigne, tra Insigne e Ghoulam. Quinto verso: spazi che si aprono, siamo pronti al taglio. Sesto verso: Merten e Callejón si muovono. Settimo verso: Insigne rientra sul desto e pennella sul secondo palo. Settimo verso: Qui Calle, o Mertens, o Milik se stesse bene, o tu se non fossi squalificato, qualcuno – insomma – la butta dentro. La poesia è finita ed è perfetta. Come il gioco del calcio quando riesce bene. Al momento ne chiudiamo poche, dobbiamo migliorare nel primo e nell’ultimo verso. Dobbiamo ricordarci come cominciare e capire quando finire. MI abbracciano, mi ringraziano e se ne vanno. Nessuno caccia i soldi della pizza.

Il post – it del drone Giggino

Primo tempo: Senza sforzo, senza difficoltà, ma manchiamo al limite dell’area. L’ho scritto al Mister. Secondo tempo: Calle e Mertens ci sono. Bella l’apertura di Jorginho per Calle. Fine partita: Sarri mi porta delle nuove sigarette. “Mister, che marca sono?” – “Giggì, ma che te ne fotte? Fuma e statte zitt’”.

Notizie dall’Inghilterra

Serata di Coppa. Zuniga risponde a bastoni. Mazzarri lo manda a cagare. Britos ride, a briscola è fortissimo. Ieri mi sono fatto una foto in un football pub qui a Milano, sotto la maglia del NewCastle. Ti seguiamo Rafa, tu continua a leggerci.

Note a Margine:

  • Speciale Novantesimo minuto è il programma televisivo più triste della storia.
  • Io fossi in Sarri tratterei Higuain da professionista. Nun ‘o salutasse proprio. Ma chi te sape?
  • Finita la breve fase Milan siamo entrati nella nuova fase Roma. #Giornalaismo.
  • A me fa ridere la Gazzetta che cambia la rivale Juve ogni mezz’ora. La tenerezza.
  • Il giorno in cui imparerò a scrivere “Ghoulam” senza prima controllare su Google sarà sempre troppo tardi.
  • Jorginho ha effettuato un tiro straordinario. Jorginho ha effettuato un tiro.
  • #IoStoConSarri dalla prima più di prima.
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