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Pellé ha sbagliato, ma perché tutti odiano Pellé?

All’attaccante dello Shandong, danno anche la colpa di essersi affermato lontano dall’Italia, di aver sbagliato un rigore dopo un gesto guascone, di aver scelto i soldi.

Pellé ha sbagliato, ma perché tutti odiano Pellé?

Premessa: Graziano Pellé ha fatto una figuraccia, ieri sera. L’abbiamo scritto, l’abbiamo detto e ridetto anche oggi. Evitare il cinque dell’allenatore al momento di un cambio non digerito non si fa, soprattutto quando questo avviene in Nazionale e quindi stai per lasciare spazio a uno che, esattamente come te, si è meritato la convocazione in mezzo a tantissimi aspiranti (almeno secondo il tecnico). Il rispetto per chi entra, il rispetto per chi sta a casa. E il rispetto per chi ti allena e chi invece segue la Nazionale in tv.

Detto questo, però, c’è subito venuta in mente una domanda: perché tutti odiano Graziano Pellé? È un quesito che ci portiamo dietro da un po’, dal rigore fallito agli Europei e dal giorno del trasferimento in Cina, allo Shandong Luneng. Una roba che ha spiegato forse meglio di chiunque altro Francesco Lisanti sull’Ultimo Uomo, in un pezzo che vi invitiamo a leggere.

Noi, pur condannano il gesto di Pellé durante Italia-Spagna, registriamo lo stesso sentimento di inclemenza nei confronti del centravanti calabrese. Insieme a lui condanniamo un po’ anche Ventura, che nel postpartita minimizza l’accaduto («Cose che fanno parte del calcio») per poi cambiare idea e punire (giustamente, comunque: a noi non piace il voltafaccia) l’attaccante ex Cesena, Parma, Southampton con l’esclusione dalla trasferta in Macedonia.

A distanza di tempo dall’articolo dell’Ultimo Uomo, cerchiamo di dare una spiegazione più “sociologica” al sentimento di condanna perpetua che l’Italia sembra avere nei confronti di Pellé, uno che non si è mai riuscito ad imporre nel nostro campionato ed è dovuto emigrare per costruirsi un’identità calcistica. Che ha giocato da titolare in nazionale pur non essendo un centravanti di altissimo livello, che alla fine ha palesato i suoi limiti tecnici e soprattutto caratteriali, di guasconeria, in un momento decisivo come un calcio di rigore in un quarto di finale europeo. E nel gesto del cucchiaio a Neuer che, come ha scritto Lisanti, ha fatto gridare alla «sconfitta sbruffona, incosciente, tamarra».

A chiusura di tutto, un trasferimento in Cina con uno stipendio spropositato, anche se alla fine si aggira intorno ai 7 milioni di euro. Una cifra altissima, per un italiano che non ha mai saputo affermarsi a casa sua e che a un certo punto, al primo raggio di notorietà, lascia il calcio vero e vola lì dove batte l’euro (lo yuan, in questo caso). Probabilmente, il termine che più di ogni altro descrive al meglio quello che l’Italia prova per Pellé è “invidia”. Perché Pellé è uno che si è conquistato le cose più grandi, soprattutto i soldi, pur senza possedere il talento di altri suoi simili paperoni del pallone. Perché ha fatto la scelta di buttare via, sempre per soldi, una carriera diventata all’improvviso promettente ma comunque tarda (Pellè ha 31 anni compiuti). Una decisione che abbiamo criticato anche noi quando a prenderla fu Jackson Martinez, ma che comunque non dà adito ad aspettare l’errore col fucile puntato. O che non dovrebbe, esattamente come un rigore sbagliato o un gesto guascone ma innocente.

Il vero problema è che Pellé viene odiato oltremisura e oltre oggi, che forse è la prima volta che fa una cosa per cui dovrebbe davvero essere disprezzato. Un po’ la storia napoletana del pezzente sagliuto che fa invidia al suo vecchio paese. E su cui tutti sono pronti a sparare per il gusto di farlo, perché c’è la ‘mmiria. Pellé è uno di noi che ce l’ha fatta, che ha deciso di cavalcare l’onda e di fare lo sbruffone quando chiunque, al posto nostro, l’avrebbe fatto. Viene condannato lui, che c’è riuscito. E così, francamente, non è giusto. Magari è giusto oggi, ma ieri e l’altro ieri non lo era. È giusto che Pellé paghi questo, ma non tutto il resto. Questa volta, poi dimentichiamo tutto quello che è stato. Facciamo ripartire anche lui, riabilitiamolo ai nostri occhi. Dopo aver espiato le sue colpe. Quelle vere, però.

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