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Mertens Falso Nueve: per essere una pezza, funziona eccome

L’esperimento di Sarri: Mertens è il calciatore con più conclusioni, ha duettato bene con i compagni. Per non esser un attaccante, è un buon inizio: Gabbiadini ha un’alternativa.

Mertens Falso Nueve: per essere una pezza, funziona eccome

L’avevamo anticipato nell’analisi tattica pubblicata oggi, ed eccoci qui. Un pezzo a parte, isolato, sull’esperimento Falso Nueve con Mertens al centro dell’attacco. Visto contro la Roma per 35 minuti, visto da inizio partita in Napoli-Besiktas. Il risultato delle due partite è negativo, il che farebbe pensare a un esito negativo del tentativo di Sarri. Invece, dissentiamo. O meglio, diciamo che il risultato negativo non è dovuto, né tantomeno influenzato, dal fatto che ci sia stato Mertens al posto di Gabbiadini e di come la squadra abbia reagito a questa variante tattica.

Dries Mertens ha tirato 8 volte verso la porta. Per 7 volte, dall’interno dell’area di rigore. È un numero importante, rappresenta la metà meno una di tutte le conclusioni tentate dal Napoli nei 90′. Ovviamente, il fatto che non sia un centravanti di ruolo è importante nel giudizio su queste conclusioni, deve incidere. Due, secondo chi scrive, sono state le occasioni in cui un attaccante, (forse, ovviamente) avrebbe fatto meglio: la conclusione dopo tre minuti, un perfetto schema da calcio d’angolo; e la grande palla di Insigne su perfetto movimento alle spalle della difesa. Questa qui.

Poi, c’è il gol. Che resta importante, che resta da centravanti e che va messo in conto. Dal punto di vista realizzativo, strettamente realizzativo, l’esperimento può considerarsi riuscito. Il fatto che un calciatore, schierato nel ruolo di attaccante, risulti quello col maggior numero di conclusioni verso la porta vuol dire che la scelta è stata giusta. Poi, ovviamente, tutto dipende da cosa si intende per Falso Nueve, se “attaccante di manovra” o “fantasista adattato al ruolo di centravanti”: in un nostro pezzo pubblicato qualche giorno fa, avevamo parlato di questa distinzione, di cosa significasse questa locuzione tattica, di che cosa poteva rappresentare per il Napoli.

Il “senso” dell’esperimento di Sarri, ieri sera, è stato quello di utilizzare un fantasista adattandolo al ruolo di centravanti. Ovvero, in parole spicciole, mettere Mertens a fare il lavoro che fu di Higuain e che quest’anno era passato a Milik. E Mertens ha cercato di fare proprio questo, pur a modo suo. Le cose di cui abbiamo già parlato, le conclusioni, la pericolosità al tiro. Ma anche tutto il resto, innanzitutto sponde e passaggi che sono duetti con i due laterali offensivi, primi interlocutori di chi, in questa squadra, veste anche il ruolo di regista offensivo (come Higuain, più che come il più elementare Milik). Da questo punto di vista, l’esito può dirsi sufficiente. Sotto, la rappresentazione grafica di tutti i passaggi della serata di Mertens.

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Notiamo come siano distribuiti lungo una zona predefinita di spazio offensivo, salvo rare eccezioni (centro-sinistra), notiamo come siano tendenzialmente corti e comunque orientati all’indietro. Il classico lavoro di sponda intelligente, spalle alla porta, che serve a questa squadra per allungare i centrali avversari e muovere la difesa risalendo armonicamente il campo. L’accurcy del 70%, per un calciatore offensivo, è un buon risultato; negativo, invece, il dato dei key passes (0).

Altri dati e qualche sensazione: 2 dribbling riusciti, una palla persa, e pure 3 cross effettuati dalla zona laterale. Tutti sintomi di un movimento costante, di una presenza, di un eclettismo che (soprattutto nel primo tempo) è servito a tenere in vita un Napoli incapace, se non a tratti, di esprimere una reale qualità offensiva. Ovviamente, c’è il lato negativo, l’altra faccia della medaglia: il solo gol su 8 tentativi, con una shoot accuracy (rapporto tra tiri tentati e tiri finiti nello specchio della porta) del 50%, è il risultato di un maggior numero di conclusioni ma anche della stanchezza inevitabile di chi unisce il suo lavoro di fantasista a quello di attaccante e all’adattamento mentale, posizionale e tecnico a questa nuova posizione.

Le sensazioni, invece, sono positive. Con la condizionale, ma positive. Andando al di là dei dati, si sono visti dei bei momenti di calcio, soprattutto nel duetto con Insigne (quello del primo tempo). Scambi di posizione, di palla, movimenti a incrociare. Certo, non parliamo di Milik e figuriamoci di Higuain. Però, come dire: quasi buona la prima. O almeno: Gabbiadini, da qui al rientro di Milik o all’arrivo di un altro attaccante, ha un’alternativa. Che, per essere d’emergenza, rattoppata e arrangiata, come si dice a Napoli, funziona discretamente. Del resto, scusateci: il Napoli ha fatto un solo gol su azione, ieri sera. L’ha segnato il suo centravanti titolare. Di solito, basta questo per essere felici di come gioca un attaccante.

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