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Il primo incontro a Castel Volturno tra Pesaola e Sarri

Al via la rubrica “Ritorno al passato”: un improbabile incrocio tra il calcio attuale e quello che fu. Si comincia con Sarri e Pesaola.

Il primo incontro a Castel Volturno tra Pesaola e Sarri

Mi presento con un titolo che può condurre ad una immediata analisi delle mie precarie condizioni psicologiche. Tranquilli, amici napolisti e napoliste, queste considerazioni semmai facciamole fare ai bankster e faccendieri del mondo della finanza che da tre anni circa denuncio con libri e inchieste giornalistiche e che si difendono, mentre le procure iniziano a rinviarli a giudizio, dandomi del folle.

Vi assicuro che sono clinicamente sano ma solo fino a quando… non si parla di calcio e del Napoli.

Una psicosi cronica che ha prodotto, probabilmente perché affetti entrambi dalle stesse patologie, una immediata relazione empatica con il Napolista e di conseguenza una collaborazione di cui sono onorato ed orgoglioso.

Un viaggio che inizia con la rubrica “Ritorno al passato”, un immaginifico sguardo sul presente con gli occhi del passato, una fantasia settimanale (o quasi) in cui un personaggio, forse dimenticato, del calcio in bianco e nero diventa protagonista del football odierno. Un appuntamento solo per psicopatici cronici ma forse anche il tentativo di “interpretare” certe dinamiche esasperate della nostra amata passione con lo stato mentale di chi aveva meno pressioni mediatiche per presentarsi necessariamnete come “diverso”. Una occasione per tradurre gli integralismi degli ultimi 30 anni di calcio con la tranquillità intellettiva di un mondo molto più lento.

Partiamo subito con un tributo ad un uomo intelligentissimo, oltre che fine conoscitore di calcio, scomparso da poco e che è rimasto nel cuore di tutti i sostenitori del Napoli. Forse le nuove generazioni di tifosi lo ricorderanno solo per il folkloristico cappotto di cammello che il Petisso (il piccoletto) indossava, per scaramanzia, anche nelle calde domeniche di primavera ma è opportuno ricordare che, in questa prima puntata, stiamo affidando la guida della nostra attuale squadra a colui che ha vinto uno scudetto con la Fiorentina ma soprattutto a chi era unanimemente riconosciuto come l’allenatore più capace di “leggere” la partita in corso d’opera. Competenza e flessibilità intellettiva, preparazione tattica e capacità di ascolto (leggendarie le sue chiacchierate notturne con giornalisti e opinionisti), eccezionale motivatore di risorse (calciatori) con basso potenziale.

Doti manageriali universali che si sarebbero potute valorizzare in ogni epoca. E quindi utilizzo il presente indicativo.

Cosa ha detto il Petisso a Maurizio Sarri nella prima riunione tecnica nello spogliatoio di Castelvolturno? Siamo alla fine del girone di andata e il Napoli è campione d’inverno. Il presidente De Laurentis, Dio lo abbia in gloria, ha capito che l’unico acquisto da fare non è Cavani ma un coach da affiancare a mister Sarri, qualcuno che riesca a trasformare l’allenatore che ha costruito il Napoli più bello da vedere di tutti i tempi (anche rispetto alle squadre scudettate) nell’allenatore più vincente della storia del club.

Pesaola ha seguito da vicino il Napoli negli ultimi due anni, ascoltando con attenzione ogni dichiarazione e intervista di Maurizio Sarri. È rimasto particolarmente colpito dall’analisi fatta dal tecnico della Valdarno in merito alla incapacità della squadra di difendersi “bassi”, quella convinzione di mantenere sempre ritmi sostenuti e difendersi attaccando “alti” la squadra avversaria. Una concezione integralista che lascia supporre che non ci possano essere modi alternativi di salvaguardare il risultato quando le energie fisiche e mentali sono fisiologicamente calate.

Me lo immagino il Petisso che nel suo inconfondibile slang italo-castellano dice a Sarri: “Ascolta Maurisio (con la s, non la zeta!). Quando stiamo bincendo (con la b, non la v!) e mancano 15-20 minuti alla fine della partita, le energie fisiche sono scarse per noi (perche’ li hai fatti correre tanto prima giocando un calcio meraviglioso) ma anche per loro. Ciò che fa la differenza sono le energie mentali e quindi tu ti devi convincere (e soprattutto dobbiamo persuadere i ragazzi) che DOBBIAMO vincere anche talvolta praticando un calcio più sporco, semmai marcando “a uomo” i loro 3 giocatori piu’ freschi e mettendo Albiol (visto che siamo bassi) tre metri dietro la linea difensiva evitando imbucate. Poi ricordati che ormai gli allenatori conoscono l’abituale schieramento del Napoli con i, 4-3-3. Ora, pensa a come li sorprenderemmo se decidessimo di puntare, ad esempio, su un 4-3-1-2, spazzando via, d’un solo colpo, tutto il lavoro preparato sui nostri esterni dall’allenatore avversario. Oppure, su un 4-4-2, inserendo un centrocampista in più (dei quali, due davanti alla difesa) facendo saltare le marcature ad uomo sui tre, per la libertà inevitabilmente concessa ad uno dei quattro. L’allenatore avversario sarebbe costretto a trascorrere almeno tutto il primo tempo nei tentativi di trovare le contro-contromisure, risolvendole, ammesso che vi fosse riuscito, solo dopo due-tre gol del Napoli.! E poi ricordiamoci che non e’ scritto nella Bibbia che Maertens debba sempre sostituire Insigne (o viceversa), Zielinski si debba alternare SOLO con Allan e “euforia” Gabbiadini avvicendare esclusivamente Milik. Guarda Maurisio (sempre con la s!) che io qualche volta, soprattutto quando mi accorgerò che stiamo soffrendo sulle fasce, ti inviterò a sostituire sulla destra l’esausto Callejon con il più rude Maggio e sulla fascia opposta Mertens (o Insigne ) con il duro e brusco Tonelli.”

Riunione tecnica terminata, Maurizio abbraccia il Petisso che uscendo dallo spogliatoio gli regala una delle sue illuminanti battute: “Ops dimenticavo di dirti Maurisio che se continui a pensare che i tempi di inserimento dei nuovi acquisti nei nostri meccanismi siano di 3-4 mesi, allora diciamo a Giuntoli che la campagna acquisti la deve fare a marzo della stagione precedente!!

Alla prossima

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